Le avanguardie artistiche, culturali hanno sempre avuto una funzione: cambiare il linguaggio. Per questo possiamo considerare le idee di Luca Bassani e della sua invenzione Wally fondamentali nello sviluppo della nautica contemporanea. In tanti hanno ripreso suggestioni estetiche o funzionali nate per le sue barche. Wally Ace è una navetta dislocante: finora si è sempre sposato contenuto di innovazione con un incremento di prestazioni. In fondo questo è vero anche nel caso di questa barca con una differenza rispetto al passato: le prestazioni da cercare non sono la velocità pura. Insomma Bassani ha lavorato ad altro, spinto da nuove esigenze del navigare, e allora consumi ridotti, comfort, luce, spazio. “Non era facile essere innovativi con un tema così legato alla tradizione come la navetta – ha affermato Bassani – ma ci siamo riusciti, vogliamo dare nuovo significato a questa parola”. Il debutto nel mondo delle barche a motore di Bassani, lo ricordiamo tutti, è stato con Wally Power, non c’era ombra di crisi e un motoscafo di trenta sei metri che navigava a sessanta nodi con 16800 cavalli e turbine d’aereo era una cosa forte tanto da essere un protagonista del film The Island. La navetta è al contrario figlia del detto “chi va piano va sano e va lontano”, gli amanti del genere trovano le loro prede nel mercato delle barche da lavoro trasformate, oppure nel serbatoio delle costruzioni inglesi degli anni sessanta. Begli oggetti con tutto il sapore del mare. Tuttavia il tempo passa e c’è adesso tutto lo spazio per inventare qualcosa di nuovo. Pur conservando qualche buona vecchia abitudine come quella di usare motori con taratura da lavoro, che possono marciare al massimo del regime previsto per ore e ore. Su Wally Ace sono installati due Caterpillar con dodici cilindri che a 1800 giri la spingono a 13 nodi e poco più. Il bello è quando si naviga a otto, nove nodi e i consumi precipitano: la sua autonomia diventa più che oceanica, fino a 10 mila miglia in alcune condizioni 3 litri per miglio. Dice Bassani “i consumi vanno misurati in litri per miglio, tutte le altre definizioni traggono in inganno, perché i litri ora non danno una indicazione della distanza percorsa”. Il merito di questi risultati è anche di una carena con forme che sono l’incrocio tra quelle di una barca a vela e una a motore dai fianchi larghi, proprio per avere spazio e stabilità all’interno. Il comfort è assicurato anche dall’uso degli stabilizzatori giroscopici, scelti come unico sistema. Wally Ace ha una linea particolare, molto nuova. Le zone abitabili sono divise in due ponti più fly bridge, con alcune novità importanti. Sono ponti molto liberi, senza gradini che ostacolano il cammino e la vista. Dal prendisole di poppa fino alla prua infatti si cammina su un piano di calpestio unico. Il posto di pilotaggio non ha la esuberanza di una sala di navigazione ma usa con intelligenza l’elettronica moderna che riduce tanto le esigenze di spazio. Forse a qualche nostalgico mancherà la sala di navigazione da incrociatore, diventata più un elemento rituale che una esigenza vera. Tutta la zona living è al ponte superiore, mentre sottocoperta sono previste due versioni per quanto riguarda il layout degli interni, articolati con tre o quattro cabine. La novità sta nel fatto che l’equipaggio è a prua, il garage del tender fino a sei metri è a centro barca, a ridosso della sala macchine. e la zona ospiti è verso poppa dove di solito si creano le zone servizio. Una piccola rivoluzione, che rende possibile usare la spiaggia di poppa come luogo privilegiato, in comunicazione con gli interni. Le due cabine a centro barca restano uguali nelle due versioni, mentre a poppa si può avere una grande armatoriale unica o due matrimoniali. Le cabine comunicano con la spiaggetta, frequentabile anche in navigazione. In questo modo le cabine non sono solo buone per la notte, ma diventano vivibili tutto il giorno e in rada. Un effetto che Wally ha sperimentato su molte delle sue barche a vela e che riprende lo schema delle vecchie navi a vela, dove la poppa era considerata la zona nobile. Le due cabine centrali ricevono molta luce dalle grandi finestre laterali. La lunghezza scafo di Wally Ace è sotto i 24 metri, questo significa che non cade nella classificazione delle navi da diporto con tutti i vantaggi che ne conseguono. Come per gli altri Wally c’è uno studio particolare dello “stile”, con una scelta di colori e materiali molto particolare. Una cosa va detta in conclusione, Wally Ace è una barca di prezzo raggiungibile, vicino a quello di altre unità della stessa classe e dimensione.
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Wally Power, una barca simbolo. Simbolo dell’innovazione, della velocità come forma simbolica, anche di un certo tipo di esagerazione cui si siamo abituati prima della crisi. Ma non è un caso sia stata usata nel film The Island come immagine latente e forse non è casuale anche il fatto che Luca Bassani abbia deciso di realizzare proprio un’isola spostabile con la complicità di Hermes. Adesso sta crescendo dentro un cantiere di Ancona, la carena è presa a prestito da una nave che fa rilevamenti nei mari del nord, quindi una cosa che al contrario di quanto pensano in molti può navigare.
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Commenti
- Toh, altra "stranezza". Il Regatta Director della 34esima...19 Dicembre 2014 - 13:54 da Mario
- Ma voi ce la fate ad aspettare fino al 2017? :)13 Novembre 2014 - 12:40 da Marika
- Ma guarda un pò che strano, i due Challenge of Record scelti...21 Luglio 2014 - 07:15 da Mario
- concordo con silvano le portofino sono barche vecchie disegnate...25 Maggio 2014 - 20:52 da marco
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