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Come da programma e da previsioni Luna Rossa ha battuto Artemis nella quarta regata della finale Louis Vuitton Cup e si prepara a incontrare Emirates Team New Zealand dal 17 agosto al meglio di sette regate. E’ la terza volta in quattro sfide che Luna Rossa accede alla finale sfidanti, un bel risultato per un team in gran parte nuovo.
La quarta regata ha una storia leggermente più complessa delle altre tre, con due penalità somministrate agli svedesi, una in partenza e una per aver superato i confini del percorso, ma la sostanza è quella: Luna Rossa ha vinto con un vantaggio di due minuti e undici secondi.  La finale sfidanti era l’obiettivo di Patrizio Bertelli quando ha lanciato la sua quarta sfida e quindi si realizza. “Ho anche la soddisfazione di accedere alla finale con il budget più basso delle mie quattro sfide, nonostante queste barche complicate e il momento difficile della Coppa America”, in un momento in cui la critica di tutto il mondo a questa Coppa America è il budget eccessivo è anche una bella affermazione che fa apparire il budget più una scusa generica che una realtà: anche per altri sarebbe stato possibile partecipare, per esempio facciamo nomi Azzurra, se avesse avuto le idee più chiare e non si fosse fatta intimorire subito dai budget e dal catamarano.
Luna Rossa ha scelto di comprare il progetto neozelandese, scelta fatta a freddo sapendo che non sarebbe stato facile sviluppare la barca ulteriormente ma che sarebbe stato possibile partecipare con buone prestazioni arrivando vicini ai kiwi. Per Patrizio Bertelli d’altra parte, per la sua grande passione, era difficile restare fuori: voleva esserci, fare esperienza sui cat che forse non vuole più, ma non importa. “Credo che per avere successo di pubblico questa Coppa abbia presentato troppe novità: le barche, il percorso, e la mancanza di sfidanti – ha detto Bertelli – stanno giocando contro”.  Ma ci sono errori organizzativi di un certo rilievo, soprattutto nella gestione dello spettacolo, dei diritti televisivi. A San Franscisco hanno costruito tribune da cui non si vede quasi nulla ma si paga il biglietto e dopo l’incidente di Artemis hanno dovuto restituire i soldi. Il tentativo molto americano di vendere anche le mutande è servito poco.
Nei prossimi giorni nella base italiana si lavora a modifiche alla barca. Radio banchina dice che Luna Rossa cercherà di usare delle nuove derive che possono cambiare forma nel lato di bolina, che sarebbero in arrivo dopo esser state costruite in Italia presso il cantiere Persico, dove sono stati realizzati gli scafi. Cambiare come? Un progetto che ha l’aria dell’arma segreta che potrebbe sorprendere i neozelandesi che sono i favoriti.  Potrebbero favorire il foiling di bolina oppure al contrario ridurre il drag (la resistenza) in assenza di foiling raddrizzando il profilo della L.
Dice Bertelli: “Il nostro obiettivo era arrivare in finale e ci siamo riusciti. Credo che battere Emirates Team New Zealand sarà molto difficile, loro hanno una seconda barca e le chiavi dello sviluppo del progetto, che noi abbiamo comprato e che abbiamo faticato ad evolvere”. Ma chissà, adesso è il momento di sperare nel botto conclusivo, nel grande slam con un ritrovato tecnologico, del resto tutti dicono che le “piattaforme” contano meno dei “fin” ovvero del sistema di timoni e derive.
Gli svedesi chiudono con dignità dopo il dramma che li ha travolti. L’armatore di Artemis, Torbjon Tornqvjist,  ha affermato: “tornerò un’altra volta, aspettiamo che finisca questa edizione e che venga definito il formato della prossima edizione, ma il desiderio resta. Sono arrivato in un mondo nuovo che ancora non conosco per intero, però mi affascina”. La campagna di Artemis è costata circa il doppio di quella di Luna Rossa e hanno partecipato a quattro regate, significa circa venti milioni di euro a regata persa. Tanta roba… Qual è l’errore commesso? Il progetto è nato male, e l’inseguimento degli avversari hanno pesato più dell’incidente mortale che certamente è costato tempo. Come ricorda lo skipper italiano Max Sirena: “abbiamo battuto un team che è andato in acqua un anno e mezzo prima di noi e che ha potuto fare un lungo sviluppo tecnologico della barca. Ora faremo il massimo per farci trovare pronti contro Team New Zealand, in questa terza finale della Vuitton Cup per Luna Rossa.”

 

 

 

 

 

 

Sotto il Golden Gate Luna Rossa affila le sue armi: nella terza regata contro Artemis, semifinale della Louis Vuitton Cup, il suo timoniere Chris Draper interpreta una partenza aggressiva che inchioda l’avversario e lo mette in condizioni di perdere subito una manciata di secondi nei suoi confronti. Luna Rossa riesce così a condurre tranquillamente tutta la regata per vincere con un vantaggio di un minuto e diciotto secondi e a portare a casa il terzo punto di quattro che gli servono per chiudere la pratica con Artemis e passare alla fase finale della selezione sfidanti. L’equipaggio italiano, che nelle prime due regate contro gli svedesi era sembrato più prudente, si è invece esibito in una manovra spericolata. Anche se chi si sente forte della velocità della barca di solito rinuncia a essere aggressivo per non rischiare nulla queste iniziative servono comunque come iniezione di fiducia. D’altra parte gli svedesi crescono e ieri per la prima volta sono riusciti a compiere una strambata in full foiling, cioè navigando in sospensione sulle derive. Dice lo skipper italiano Max Sirena: “sono contento della regata, la migliore che abbiamo fatto finora, anche se gli svedesi sono cresciuti e hanno imparato molte cose”. L’equipaggio di Iain Percy e Nathan Outteridge corre con orgoglio e serietà, ben sapendo che le sue possibilità di successo sono molto molto ridotte. Nella quarta regata di oggi dovrebbero vincere e poi farlo ancora quattro volte: ben difficile che possa succedere, anche se ogni giorno imparano qualcosa. Ma la notizia vera è il ritiro dalle regate già disputate nel 2012 – 2013 con gli AC45 di tutta la “flotta”: il CEO Russell Coutts ha preferito così dopo che ha scoperto che sarebbe stato evidente che le sue barche non erano in regola per i controlli effettuati sulle barche che dovranno partecipare alla Red Bull Youth America’s Cup in settembre, senza questa esigenza nessuno avrebbe mai scoperto l’inganno. Una questione di tre chili di struttura trasformati in piombo che rendono le due barche di Oracle diverse da quelle degli avversari, probabilmente senza alterare molto le prestazioni. Ma di imbroglio si tratta, gli AC 45, le barche con cui si è corso negli anni scorsi, sono infatti monotipi e dovrebbero essere tutte esattamente identiche. Ad aggravare la situazione il fatto che il cantiere che li ha costruiti dipende direttamente da Oracle che in qualche modo doveva essere garante della loro uniformità. La dichiarazione ufficiale parla di modifiche effettuate nell’ultimo anno mai ripristinate. Ci ha rimesso, al momento, solo un operaio che avrebbe preso questa iniziativa. Il ritiro di Oracle significa anche che Luna Rossa è vincitrice del circuito 2012 – 2013. “Ma non mi importa molto – afferma Max Sirena – trovo che ci perda molto il nostro sport, questa cosa non doveva succedere mi spiace per molti amici che ho in Oracle ma significa perdere molto della nostra immagine di sport pulito”. La Giuria potrebbe prendere delle iniziative contro Oracle che danneggia l’immagine della Coppa America. La buona notizia è che il pubblico sulle rive della baia di San Francisco sta crescendo un poco: le tribune a pagamento sono semivuote mentre gli spazi di aggregazione spontanea si sono riempiti.

Doveva essere quella che a Napoli chiamano una passeggiata di salute, quattro passi sul lungomare tranquilli e sereni, invece la prima regata della Louis Vuitton Cup tra Luna Rossa e Artemis ha prese presto una brutta piega. Prima della partenza infatti l’ala rigida del catamarano italiano ha iniziato a mostrare segni di cedimento, la pellicola termo restringibile che viene sovrapposta alla struttura infatti ha iniziato a staccarsi in maniera piuttosto pericolosa. Il prodiere Nick Hutton ha fatto il possibile per riparare il danno con dell’adesivo ma la perdita di tempo ha provocato ritardo nell’ingresso nel box di partenza e nelle manovre successive. Il risultato è che Artemis, alla prima regata di questa Coppa, è riuscita a partire in testa e girare la prima boa al comando. Una soddisfazione non da poco, come ha sottolineato lo skipper Iain Percy (uno dei velisti inglesi più forti) “Una settimana fa non sapevamo neanche se saremmo riusciti a partecipare alla regata, passare in testa la boa e poi dimostrare che la nostra barca è anche veloce è una bella soddisfazione. Siamo molto entusiasti e super orgogliosi – ha commentato lo skipper Iain Percy – Pensare di essere sul campo di regata con venti nodi d’aria dopo appena una settimana di navigazione è qualcosa che faceva parte dei sogni”. Poco dopo aver doppiato la prima boa, gli svedesi hanno strambato navigando verso sinistra e la mancanza di esperienza si è fatta sentire. Nella manovra la barca ha smesso di “volare” sui foils e Luna Rossa, capace di restare sospesa nell’aria anche durante le manovre più estreme, ha ben presto messo le prue davanti. “Come immaginavamo la maggior differenza di velocità la si è registrata alle portanti e in fase di manovra – ha spiegato Percy – Purtroppo la nostra barca non era nata per fare foiling. La posizione e la dimensione dei timoni, così come quella degli elevatori, rendono le strambate difficili, ma miglioreremo. Quando riusciamo a volare siamo veloci”. Nel secondo lato Luna Rossa sfrutta il suo allenamento migliore nelle manovre e supera l’avversario. Chi riesce a strambare restando in full foiling, tecnica di cui sono maestri i kiwi ma che riesce anche ai nostri, può guadagnare fino a dieci lunghezze sull’avversario. Alla fine Chris Draper conduce Luna Rossa al traguardo con un minuto e cinquantasette secondi di vantaggio su Artemis. Sono pochi… soprattutto se si considerano i ritardi accumulati con New Zealand e in qualche modo dimostrano che Artemis è veloce e che gran parte del vantaggio viene conquistato nelle manovre. Artemis sembra stringere meglio il vento di bolina mentre si capisce che l’equipaggio non ha ancora ben compreso come regolare le derive navigando in foiling. Per tentare di capire meglio come funziona questa tecnica si può pensare al gioco della mano fuori dal finestrino dell’auto, che prima o poi hanno provato tutti nella vita: con certe inclinazioni la mano sale, con altre scende. Questa sera seconda regata… Luna Rossa per passare il turno deve conquistare altri tre punti. Dice Max Sirena, skipper italiano: “siamo soddisfatti del punto anche se le cose potevano andare meglio, miglioriamo ogni giorno”.

Ultima corsa di luglio domenica notte per Emirates Team New Zealand che dopo aver navigato contro Luna Rossa per conquistare il nono punto dei Round Robin della Louis Vuitton Cup ha comunicato che esercita il suo diritto di presentarsi sul campo la prossima volta per la prima regata della finale della selezione sfidanti che inizia il 17 agosto. La regata contro i nostri eroi è stata la solita formalità: una partenza appena più combattuta e poi una cavalcata solitaria verso l’arrivo con la consueta tecnica perfetta e il vantaggio che cresce a ogni boa per fermare il cronometro a 3 minuti 20 secondi. Poco dopo la fine della regata è salito a bordo Tom Cruise, mossa brillante del sindacato condotto con forza da Grant Dalton che a 56 anni suonati non rinuncia a salire sugli AC72 come grinder. Aver accolto a bordo di Aoteroa un ospite così “delicato” è per i neozelandesi una ulteriore dimostrazione di forza. L’affermazione di essere del tutto tranquilli per la sicurezza della loro barca. Qualcuno ha fatto anche notare che Cruise è il nome di un missile molto famoso, come sta diventando la barca degli All Black della vela. Per i kiwi la decisione di saltare la fase semifinale, che inizia il 6 settembre, era piuttosto ovvia: nessuno rischierebbe la barca (con i rischi che si corrono sotto il Golden Gate) in regata. Lo skipper Dean Barker ha detto che “abbiamo deciso di usare il tempo che abbiamo per migliorare la nostra tecnica di partenza e mettere a punto alcuni particolari della barca”. Emirates Team New Zealand, va ricordato, è l’unico sindacato che ha due barche “full foiling” ovvero realizzate fin dal primo momento per volare sull’acqua. Il defender Oracle ha modificato la prima barca ed esiste una concreta differenza tra prima e seconda, che si traduce in allenamenti peggiori contro se stessi. Nella vela tradizionale capita che la barca lepre per stimolare l’equipaggio titolare venga resa più veloce (si dice metterla fuori stazza, è come aumentare la cilindrata) ma nel caso di Oracle è palese che la barca modificata sia più lenta. La semifinale Louis Vuitton Cup sarà quindi una questione tra Luna Rossa e Artemis che a oggi non ha ancora disputato una regata e ha navigato pochi giorni sul campo cercando di uscire dalla pessima situazione in cui è precipitata dopo l’incidente di Andrew “Bart” Simpson. L’incontro somiglia a quello della finale Louis Vuitton del 2000 quando Luna Rossa era contro AmericaOne di Paul Cayard e i due disputarono una delle regate più combattute della storia finendo 5 a 4. Adesso Cayard è CEO, con qualche critica da smantellare, del sindacato svedese. Il pronostico è a favore di Luna Rossa, che è decisamente in difficoltà contro New Zealand ma che dovrebbe reggere il passo contro gli svedesi. Si è allenata a lungo, anche se come ricorda Max Sirena: “stiamo navigando con barche di una formula molto nuova, la curva di apprendimento è molto ripida e possono esserci sorprese. Artemis potrebbe aver indovinato la barca ed essere più rapida di noi anche con modesto allenamento”. Vero, anche se proprio gli incontri tra Luna Rossa e New Zealand ci hanno insegnato quanto sia determinante anche saper portare la barca al massimo livello.
La Coppa America prosegue lentamente e pesantemente criticata da più parti, forse è un po’ presto per tracciare un bilancio, anche se i conti in tasca ai sindacati si fanno per sentito dire e nessuno rinuncia a dire che costa troppo anche se è piuttosto evidente che cota meno del 2007.  Quel che sembra certa è la incapacità degli organizzatori di fare audience: doveva essere la Coppa del Web ma i contatti sul canale You Tube sono ridicoli (5500 durante l’ultima regata ETNZ contro Luna Rossa), forse un segno che i diritti Tv andavano regalati per tempo e che il Web non è ancora abbastanza per conquistare pubblico.

La Coppa America è ormai stritolata tra il brutto incidente di Artemis, l’obbligo di proseguire con un programma di regate “spettacolo” per soddisfare i contratti con gli sponsor, la mancanza di budget per mancanza di sponsor e disamore di Larry Ellison. Insomma, per quanto sia stato bravo al timone Russell Coutts da manager finora non ha saputo davvero assicurare alla Coppa lo spettacolo promesso. Capita spesso che gli atleti non siano in grado di mettere a frutto la fama e la stima e finiscano per ottenere risultati peggiori di avversari mediocri sul campo ma più strutturati nel mestiere di manager. Può darsi che sotto sotto Russel sia contento perchè salgono la possibilità di trattenere la Auld Mug a San Francisco ma in ogni caso sorprende mica poco, ad esempio, che dopo aver sbandierato i contenuti di spettacolo della nuova formula e tutte le camere on board per restituire l’azione fin nei dettagli non esista ancora un vero piano di produzione per la Louis Vuitton Cup che si avvia verso la sua ultima edizione dopo trent’anni di onorato servizio.

Il programma di Artemis prosegue con ritardo e con un team poco motivato. Il progettista Juan Kouyoumdjian è stato sollevato dall’incarico assieme ad Andrea Avaldi ingegnere strutturalista. Ci spiace per Andrea, che conosciamo come bravo professionista. Purtroppo in questi casi qualcuno deve pagare… Resta la perplessità di come sia possibile porre rimedio o modificare la struttura della seconda barca senza quelli che l’hanno disegnata. Il progettista armeno-argentino è sempre stato criticato per l’atmosfera che ha creato nel team di progettazione al punto che molti hanno lasciato il team prima del tempo e in tempi non sospetti. La barca, lo potete leggere piu sotto, sarà varata nei primi giorni di luglio e inizierà a navigare appena possibile, il panorama più realistico è che i round robin di luglio saranno solo un periodo di allenamento per Emirates Team New Zealand e Luna Rossa, che si giocheranno solo il diritto a essere capolista nelle semifinali cui Artemis accederà come terzo. La fase calda è dunque solo agosto, come ragionevole con sole tre barche in acqua. Tutta la fase precedente è un “obbligo” un po inutile ma necessario. E’ prevedibile una presa di posizione di ETNZ e Luna Rossa nelle prossime ore.

Ecco il comunicato ufficiale:
Artemis Racing ha reso noto di aver ripreso la preparazione in vista dell’America’s Cup. La partecipazione del team era stata messa in dubbio dopo il tragico sinistro che, lo scorso mese, è costato la vita a un membro del team. Lo sfidante svedese ha confermato di aver iniziato a preparare il secondo AC72, che verrà sottoposto a un’approfondita serie di test. Quando il team sarà soddisfatto dei risultati e la barca sarà pronta, Artemis Racing prenderà parte alla Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series. “La decisione di Artemis Racing di proseguire la sua avventura sarà d’esempio per gli appassionati – ha detto Stephen Barclay, CEO dell’America’s Cup Event Authority – Sono sicuro che saranno supportati in modo massiccio dai fan”. “Stiamo lavorando contro il tempo per preparare la barca e il team a regatare – ha commentato Paul Cayard, CEO di Artemis Racing – Dobbiamo sca

lare una montagna, ma il nostro obiettivo è varare la barca a inizio luglio e cercare di regatare per la fine del mese“. “Sapere che Artemis Racing si sta preparando per essere sulla linea di partenza è una grande notizia – ha aggiunto Barclay – Non credo che saranno pronti per le prime regate, ma senza alcun dubbio la comunità dell’America’s Cup li supporterà in ogni modo possibile”. In seguito alla conferma giunta da Artemis Racing, il Regatta Director Iain Murray ha aggiornato il programma dell’evento, in modo da soddisfare una delle Raccomandazioni sulla Sicurezza introdotte dopo l’incidente, quella relativa alla riduzione da sette a cinque dei turni preliminari. Una disposizione voluta dai team, che chiedevano più tempo tra una regatta e l’altra per effettuare le manutenzioni. La Summer of Racing inizierà con la cerimonia di apertura del 4 luglio, seguita, il 5 luglio, da una regatta di flotta con il Defender e gli sfidanti. La Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series, si aprirà il 7 luglio.

Per vincere cinque medaglie alle Olimpiadi, un argento di assaggio e poi quattro ori consecutivi, ci vuole una freddezza di nervi, una solidità di fisico, che pochi asoluti campioni possono avere. Ben Ainslie, ora baronetto, è stato quello che ha portato a casa più risultati di una nidiata di velisti inglesi che hanno messo in fila il mondo, sono amici nemici, contenti dei risultati uno dell’altro. Il solitario, algido, sicuro Ben ha scritto una toccante lettera dopo la morte dell’amico Andrew “Bart” Simson, che incontrava come avversario, ma lo leggerete, in gioventù.

Le ultime settimane sono state le più sconvolgenti, le più dolorose e le più sconcertanti della mia vita. Lo sport della vela ha perso altre persone di talento nel corso degli anni, persone a cui sono stato vicino, ma mai così vicino come ero a Andrew ‘Bart’ Simpson. La nostra amicizia risaliva a molto tempo indietro, a quando eravamo ragazzi che risalivano le classifiche. Abbiamo iniziato uno contro l’altro in Optimist: io, Iain Percy, Bart e un sacco di altri marinai ancora forti oggi, gente come Nick Rogers e Chris Draper. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo condiviso l’adolescenza rumorosa di tutti i ragazzi della nostra età. Abbiamo fatto un bel po’ di viaggi per strada insieme, in giro l’Europa e l’Australia, a corto di benzina, facendo casino, generalmente irresponsabili. Quelli sono davvero ricordi felici. E ora non c’è più. Tutti noi che abbiamo amato Bart abbiamo bisogno di un lungo periodo di tempo per venire a patti con il fatto che egli non è più con noi, e con le circostanze della sua morte. Penso in particolare alla sua famiglia, alla sua incredibile moglie Leah e ai loro due ragazzi Freddie e Hamish. Ero anch’io in mare a vela a San Francisco con Oracle AC72, nei momenti in cui è accaduto. Stavamo per risalire il vento e avvicinarsi ad Artemis quando li abbiamo visti capovolgersi. E ‘successo tutto così in fretta. Appena le nostre barche di supporto sono andate a fornire aiuto, abbiamo riportato a terra il nostro AC72, ma ben presto è apparso evidente che qualcuno era rimasto in acqua, intrappolato. Sapevamo già che era improbabile che potesse trattarsi di una buona notizia. Quando è stato chiaro che si trattava di Bart, tutto il mondo mi è crollato dentro. Sapevo che Leah e i ragazzi erano a San Francisco. Il fine settimana prima con Iain eravamo stati a casa loro per un barbecue. Solo il giorno prima eravamo stati al telefono a farci le solite burle che si fanno tra stretti compagni. Si passa attraverso tutte le diverse emozioni. Si inizia con la confusione e l’incredulità e poi, lentamente, col tempo si scivola in un senso di realtà. Mi sono gettato nel fare tutto ciò che potevo per aiutare Iain e Leah e la famiglia. Mi sembrava fosse l’unica cosa utile. Il fatto che così tante persone abbiano fatto di tutto per cercare di dare una mano è stata subito una misura dell’affetto che Bart aveva intorno. Un sacco di omaggi sono stati indirizzati a Bart nelle ultime settimane, tutti meritati perché non dovrebbe mai essere dimenticato proprio per l’uomo speciale che era. Non era il più forte, né il più celebre nella nostra squadra GBR, ma era il più gentile, e il più saggio. E che marinaio di talento. Lui e Iain erano una grande squadra. Hanno vinto l’oro a Pechino e, probabilmente, avrebbero dovuto vincerne un altro a Londra la scorsa estate, quando sono stati colti oltre la linea nella Medal. Nessuno ha lavorato di più o meritato il successo più di quanto hanno fatto loro. Tardivamente, attraverso il dolore, ci sono stati momenti edificanti. Il funerale di venerdì in memoria di Bart era una bella occasione. Sherborne Abbey era piena fino al soffitto, gli inni, il coro, la musica, tutto era ben fatto. L’elogio di Iain era così… così commovente. Ed è stato fantastico parlare con i genitori di Bart, che sono stati spazzati via da tutto. Questa è stato probabilmente una delle cose più belle che mi porterò dentro di quel giorno. Erano entrambi più alti dopo, realizzando quale leggenda fosse stata il loro figlio. E poi questo fine settimana appena passato a Cowes, dove la comunità velica era riunita per la tradizionale Round Island Race. Ho passato molto tempo a pesare la decisione se fare la regata sul nostro AC45. Inizialmente ero contrario. Ma dopo un po ‘di tempo e dopo aver parlato con il resto dei ragazzi della squadra, abbiamo deciso che dovevamo andare avanti. Ho parlato con un paio di persone e tutti hanno detto la stessa cosa: Bart avrebbe voluto che noi andassimo avanti con lui. Oggi sono felice di averlo fatto. Abbiamo indossato la nostra attrezzatura e il nostro equipaggiamento normale, ma abbiamo aggiunto il lutto al braccio e un nastro con il nome di Bart sulla schiena. Il sole splendeva, il vento si è alzato e abbiamo stabilito il nuovo record del campo di regata, girando l’isola di Wight in meno di tre ore con un gruppo di marinai che si sentivano tutti stretti evicini a Bart. Ci sentivamo davvero speciali. Ci saranno momenti difficili più avanti, non da ultimo per l’America’s Cup stessa. E’ mia convinzione che Bart avrebbe voluto che continuasse, come è stato deciso. Come persona, avrebbe odiato il pensiero che tutto si potesse fermare a causa sua. Detto questo, ci sono chiaramente alcuni problemi da risolvere. Un sacco di persone hanno paragonato l’attuale classe AC72 alle auto di Formula Uno degli anni 1960 e 1970. Si tratta di macchine incredibilmente grandi e potenti e ci vuole tempo per trovarne i limiti. Ci vuole il massimo impegno per capire davvero ciò che è successo, e fare in modo che un incidente simile non accada di nuovo. Ma penso che la Coppa America può e vuole andare avanti. E qualora Oracle vincesse, penso che il formato proseguirà lungo le linee di questa edizione, con catamarani, vele rigide e foils, anche se forse con barche meno potenti. Questo abbasserà anche i costi, attirando più squadre e rendendo le cose più competitive. Il mio desiderio di vincere un giorno la Coppa America, non è rimasto offuscato. Sulle prime, la morte di Bart mi ha fatto venire il voltastomaco. Ho pensato di tutto, di rinunciare allo sport, provare qualcosa di diverso. Ora sono perfino più determinato a vincere. Talvolta abbiamo bisogno di qualcosa nella vita che ci faccia apprezzare le grandi opportunità che ci sono date, e ricordare di dare il massimo per esse.
Grazie, Bart, per la lezione finale. Ci mancherai terribilmente.

Ben Ainslie

I più conoscono Brad Butterworth come skipper di Alinghi 2007: con la sua aria scanzonata, la battuta sempre pronta sembra spesso “incredibile”, ma invece è uno dei grandissimi della vela. Una delle sue prime vittorie è stata con lo squadrone neozelandese al timone del one tonner Propaganda, poi è arrivata la Whitbread Round The World Race come capoturno di Steinlager, la barca imbattibile di Peter Blake. In Coppa America ha fatto coppia fissa con Russell Coutts fin dal 92, con le sfortunate ultime regate contro Il Moro di Venezia che sono costate ai kiwi la Louis Vuitton Cup. Dopo di allora vittoria nel 95, difesa con successo nel 2000, vittoria nel 2003 con Alinghi e ancora difesa con successo con Alinghi nel 2007. Insomma, pochi hanno un occhio così preciso su quanto succede nella vela mondiale e nella Coppa America, lo abbiamo incontrato dopo l’incidente di Bart Simpson.

Cosa pensi del grave incidente di Artemis e la morte di Andrew “Bart” Simpson, in mare la vita è sempre stata in pericolo qualche volta ce lo dimentichiamo.
“Ogni perdita di una vita è inaccettabile e andrebbe sempre trattata con questa visione. Tuttavia quando andiamo in mare aperto, come durante la Volvo Race e dove si naviga in zone del mondo davvero difficili come Capo di Buona Speranza o Capo Horn è chiaro che si deve convivere con questo rischio. Ma in acque chiuse, addirittura in un porto, che qualcuno perda la sua vita con tutti i sistemi di sicurezza disponibili e vicini è inaccettabile. Adesso bisogna mettere in pratica nuove procedure perché questo non accada di nuovo. Il nostro sport dovrebbe essere divertente, spettacolare, questi fatti sono solo tragedie”.
Brad, dopo le grandi imprese di Alinghi sei in una posizione di attesa, come inquadri il mondo della vela?
“Siamo in una situazione difficile per le sponsorizzazioni, qualsiasi team ha difficoltà. Con Alinghi volevamo fare la Volvo Race e abbiamo preparato un progetto, ma abbiamo fatto molta una grande fatica ad assicurarci il budget per tutta la regata fino a rinunciare. Guardo con attenzione a cosa succede nella Coppa America dove voglio tornare prima o poi, ma a mio avviso ha perso la sua strada. Se si guarda a cosa è successo nel passato sembra difficile tornare indietro, mi sembra di vedere quello che era negli anni sessanta, con pochi team, e questo è molto triste”.
Il foiling sarà una nuova arte della vela o è un episodio passeggero?
“Penso che dobbiamo tornare a incoraggiare la partecipazione di tante squadre alla Coppa America. Il foiling è sicuramente molto eccitante ed è spettacolare. Non credo sia però la strada da seguire, si parla con nostalgia di Coppa tradizionale e forse non dobbiamo tornare a quello. Ma il salto che è stato fatto in avanti è forse troppo in avanti e molti team sono rimasti esclusi. Certamente i team di Coppa America finora sono stati finanziati dai governi o da armatori ricchi con l’aiuto di qualche sponsor, e in passato anche tanti sponsor che ora non ci sono più, bisogna incoraggiare questa gente a tornare in barca”.
Hai un team favorito?
“Credo che per tornare a una Coppa più ‘friendly’ questa dovrebbe tornare in Nuova Zelanda o arrivare in Italia, a tutti piacerebbe sfidare, anzi lo sognano me compreso, Luna Rossa in Italia. Sono tutti sicuri che sia Emirates Team New Zealand sia Luna Rossa saprebbero cambiare in una maniera positiva. Credo però che Oracle abbia fatto un grande lavoro e che il package barca – ala sia fantastico e superiore alle altre barche e temo che sarà davvero difficile batterli. Se vince Oracle credo vedremo nella prossima edizione ancora cat foiling ma di 50 piedi”.