Siamo a La Maddalena per le regate del Louis Vuitton Trophy. Uno dei maggiori quotidiani nazionali ha iniziato la sua battaglia “contro” già da tempo, proponendo articoli e documenti molto contrari all’iniziativa, che hanno provocato anche qualche sconquasso: in particolare l’affermazione che una manifestazione sportiva dedicata ai vip non era non doveva essere di pertinenza della Protezione Civile e del Governo che hanno firmato i provvedimenti. Sulla carta non è sbagliato, le regate non sono una catastrofe, un terremoto, un allagamento. Però…. Per una comunità locale scippata del G8, che ha assistito allo scempio di una costruzione che ha visto protagonista il temibile Anemone con un esborso da parte dello Stato di oltre trecento milioni di euro destinata a restare lettera morta, mai finita, e mai destinata a essere finita come quei pezzi di autostrada che terminano nel nulla in mezzo alla campagna, serviti solo a qualche propaganda elettorale. Insomma, la cosa equivale a un terremoto. Forse non brutale come quando la terra trema davvero, ma lo è. Ha fatto scalpore che i denari, circa 2,3 milioni presi dal fondo destinato al Sulcis su 4,5 del valore complessivo dell’evento (il resto lo mettono altri sponsor e Wsta che di fatto organizza le regate) fossero stati presi “a prestito” da quelli destinati al Sulcis, terra da bonificare dove da molti anni cento minatori manifestano per un futuro migliore. Cento minatori là, cento e forse più operai e impiegati nel vecchio Arsenale: con l’intervento di Mita (Forte Village di Marcegaglia) che ha preso in carico le strutture ben disegnate da Stefano Boeri e mal costruite da una pletora di imprese del “solito” giro italiano potrebbe tornare alla vita. Valore dell’intervento 75 milioni di euro, compresi ampi rifacimenti di quello che è stato fatto per il G8, perchè fatto male, come tutte le linee (ma come avrebbero fatto i servizi di comunicazione e sicurezza se davvero gli otto forti del mondo si fossero incontrati qui?) dedicate alle reti Web. Dopo un anno le colonne bianche, ma di ferro, sudano ruggine. Siamo al mare… Ma sembrano avere appena una mano di vernice. Anche questo è un terremoto insomma, il solito terremoto sui nostri portafogli. Forse non si doveva neanche cominciare a pensare che un posto come La Maddalena poteva avere una destinazione turistica di lusso…. Ma questo è l’unico modo per un posto incantato come questo per creare ricchezza per la sua comunità locale. Gli anni di dominio militare hanno avuto un esito positivo: è paradossale ma hanno conservato l’ambiente, lasciato all’isola un sapore autentico e non artificiale come nella vicina Costa Smeralda. Dunque ci chiediamo se quei due milioni e trecento, nulle al confronto dei trecento già spesi dallo Stato, dei 75 che verranno spesi da un imprenditore privato, siano davvero così scandalosi visto che sono il pretesto per parlare, scrivere, ma soprattutto riportare vita in un posto che sarebbe destinato a restare una cattedrale nel deserto.
Nel solito stile italiano la parte che si oppone tace che qui ci saranno delle opportunità di lavoro, tace sul fatto che i posti barca sono un buon modo per recuparare strutture portuali come questa e attivare una operazione “Robin Hood”: togliere ai ricchi per far lavorare i poveri. Talvolta si toglie anche troppo: ristoranti con listini criminali, dove si spendono 10 euro per un panino, 50 euro per un piatto di pasta e un mezzo vino, oppure 200 euro per un menù completo. Ma questo non fa scandalo.,. fa solo essere furbi.