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Emirates Team New Zealand ha vinto senza nessun problema la prima regata del Round Robin 2 della Louis Vuitton Cup, regata di selezione della America’s Cup edizione 34, per la prima volta in una regata vera contro Luna Rossa. I kiwi si sono dimostrati, purtroppo, molto superiori in ogni situazione dimostrando non sono di avere una velocità impressionante ma anche di saper manovrare la barca come fosse un giocattolo. Forse i nostri eroi di grigio vestiti si aspettavano qualcosa di più, di essere più vicini agli avversari con cui condividono parte del progetto, degli allenamenti e delle speranze di strappar via da San Francisco la vecchia brocca per riportarla a una dimensione più umana. Ma dalla partenza, dove sono stati “parcheggiati” come si trattasse di una regata di monoscafi, all’arrivo i ragazzi di Luna Rossa hanno costantemente perso terreno fino a fermare il cronometro a un ritardo di 5 minuti e 23 secondi: è tanto, addirittura troppo per il regolamento che considera classificate la barche che arrivano entro i 5 minuti e considera DNF chi supera il traguardo oltre quel limite di tempo: do not finish è una brutta definizione per una prima regata vera. Insomma sono apparsi più movimentati i giorni di attesa del responso del ricorso alla Giuria Internazionale e le reazioni successive che la regata. Spettacolo? Si, anche se c’è tutta una popolazione di forti critici di questo modo di fare Coppa America, che vorrebbe tornare alle barche che si sfiorano e danzano in un duello ravvicinato. L’equipaggio neozelandese è di per se uno spettacolo vero da vedere: precisi alla perfezione in ogni manovra, assolutamente padroni della tecnica del foiling, che quel modo di volare sull’acqua sollevandosi sulle derive, capaci di cambiare direzione in poppa restando in volo trattando il pericoloso AC72 come una deriva da spiaggia. Per la prima volta in una regata vera una barca a tagliato la linea di partenza alla velocità di 40 nodi, che fino a pochi anni fa sarebbe stato di per se un record da raggiungere ma che è una velocità che sia Emirates Team New Zealand sia Luna Rossa hanno superato più volte. Dice Max Sirena lo skipper di Luna Rossa: “Ovviamente non sono contento del risultato, ma la nota positiva è che una grossa parte del distacco può essere attribuita a fattori facilmente migliorabili come le manovre e la tecnica di navigazione. Di sicuro dobbiamo migliorare anche le performance della barca, soprattutto di bolina, ma anche per questo abbiamo dei nuovi sviluppi tecnici che saranno pronti a breve. Come abbiamo sempre detto, i round robin fanno parte di un processo di apprendimento e di sviluppo tecnico per essere competitivi in semi finale”. La Louis Vuitton Cup, mentre il suo inventore Bruno Troublè è stato avvistato a Venezia in procinto di partire per la Croazia con la sua barca e gli amici (che la dice lunga di come vede e sente le regate), prevede in luglio altre tre regate “vere” tra Luna Rossa ed Emirates Team New Zealand: il 21, 23 e 28. Il terzo sfidante Artemis è sempre fermo in porto, alla prese con i collaudi e la il vuoto che si è aperto nel team dopo l’incidente e al momento stanno effettuando collaudi alla seconda barca che ha subito modifiche strutturali.

Il presidente della Giuria Internazionale della America’s Cup David Tillet ha impiegato 23 pagine per dare ragione a Luna Rossa e Emirates Team New Zealand: in sostanza dice che  il direttore di regata Iain Murray, cui più volte viene riconosciuta la professionalità, non aveva il diritto di cambiare la regola di stazza dei timoni all’interno delle raccomandazioni previste per alzare il livello di sicurezza delle regate di San Francisco. In più non c’è evidenza che quella incriminata fosse una regola richiesta dalla Coast Guard, che si è occupata di sicurezza del traffico marittimo, delle barche spettatori ma non è entrata e non poteva farlo nel merito tecnico delle regole di stazza. Murray doveva, per modificare quella regola nel rispetto del protocollo, avere l’unanimità dei consensi dei partecipanti. In molti si erano chiesto se era una Giuria davvero indipendente dopo averla vista nella divisa ufficiale della America’s Cup numero 34. Lo era… Luna Rossa era difesa da Marco Mercuriali e Luis Saenz de Mariscal che hanno fatto parte anche della campagna 2007 ma anche da un avvocato locale associato a uno degli studi più importanti di San Francisco. Si chiama Aaron J Foxwhorthy ed è nello studio Coblenz Patch Duffy & Bass. Risultato? Luna Rossa è scesa in  acqua sola per la sua prima regata contro il fantasma di Artemis, che a questo punto vede la sua situazione precipitare, secondo lo skipper Paul Cayard senza i timoni simmetrici, quelli voluti da Murray, non può navigare. In realtà non è giusto scrivere così: non può essere competitivo contro chi si è praparato meglio. Luna Rossa ha chiesto di regatare sui cinque lati del percorso. La situazione sblocca, in qualche modo, le regate, dopo che lo sponsor della selezione sfidanti Louis Vuitton si era dimostrato poco contento e anche la città di San Francisco cominciava a fare i conti con il flop della manifestazione. La notizia che Luna Rossa ha scelto di continuare le regate è arrivata con uno stringatissimo comunicato, precedente alla pubblicazione del dispositivo della Giuria Internazionale, nello stile asciutto di Bertelli e Sirena: ” San Francisco, 11 Luglio 2013. Il team Luna Rossa Challenge 2013 ha preso la decisione di proseguire la propria partecipazione alle regate della 34^ America’s Cup”. Cosa succederà adesso? Un luglio fatto di qualche incontro con i kiwi, che sarà molto interessante, e qualche regata solitaria per completare i Round Robin di una Coppa America che finora ha vissuto toni surreali. In agosto gli scontri veri per arrivare alla sfida di settembre contro Oracle.

 

questo il link per il documento della Giuria Internazionale

http://noticeboard.americascup.com/wp-content/uploads/2011/08/JN075.pdf

Luna Rossa ha protestato Iain Murray, direttore di regata, e preme per una udienza della Giuria Internazionale entro la prima regata. Emirtes Team New Zealand aveva già depositato una protesta simile e l’udienza è stata fissata dopo la prima regata in programma, ovvero il giorno 8. E’ abbastanza chiaro che non si può regatare nell’incertezza delle regole che imporrebbero delle modifiche ai timoni e alla loro posizione.
Le nuove regole firmate unilateralmente da Murray, è l’accusa, in nome della sicurezza modificano invece il regolamento di stazza delle barche, cambiando la maniera di realizzare i timoni che finora dovevano essere costruiti in maniera asimmetrica perché dovevano restare nella larghezza massima della barca. Questo ha comportato difficoltà nel design e nella struttura dell’asse, sottoposta a carichi particolari.
Rendere gli elevatori (le pinnette che stanno sotto la pala) simmetrici significa che possono sporgere di più e diventare pericolosi, perché chi eventualmente casca in mare può essere facilmente colpito.
Perché introdurre questa norma? Oracle secondo Max Sirena ha costruito la seconda barca pensando già a una modifica della regola sui timoni. Secondo i kiwi anche Artemis trae vantaggi da questa regola. Finora Oracle barca non ha dimostrato di poter navigare in foiling con un assetto stabile, questo mentre i kiwi hanno imparato a strambare senza perdere la condizione di “volo”, con un vantaggio notevole. Artemis invece dopo la rottura della prima barca vive nel caos più totale e Paul Cayard appare sempre più isolato all’interno del team. Al di la delle scelte progettuali fatte all’inizio che hanno portato verso uno scafo non foiling poi modificato, le critiche verso di lui sono anche riguardo l’organizzazione generale, con il ritardo che appare eccessivo e non coerente con quanto successo nel varo della seconda barca. Correndo all’indietro verso il 2000 quando Paul fu il grande nemico della prima Luna Rossa, bisogna ricordare che anche allora la sua seconda barca arrivò con un certo ritardo e scese in acqua senza una messa a punto adeguata. Da una parte la mancanza di fondi e dall’altra la voglia di allungare i tempi del design erano alla base della situazione. I difetti che aveva nell’attrezzatura di coperta (uno erano gli stopper dei bracci spi a pedale, che con vento forte lasciavano scorrere la cima che gli sono costati almeno una regata) sono stati determinanti nel risultato finale contro la più “rodata” Luna Rossa.

Tutto questo succede mentre ormai un coro di commenti vorrebbe il ritorno della Coppa in Nuova Zelanda con regole più “fair”. E ovviamente la mente corre al paragone con la Coppa 2007, criticata per gli stessi motivi, ovvero la voglia del defender di imporre le sue regole quando e come voleva, ma che a questo punto appare “migliore” di questa, dove queste iniziative vengono prese con grossolana superficialità e non con un tentativo di essere credibili.

In fondo il risultato non cambia, purtroppo, e la America’s Cup sta perdendo il suo patrimonio di credibilità e leggenda. Le radici della situazione attuale affondano nell’edizione 2007 da cui si è usciti  con una cruda e inutile disputa legale, dunque senza una volontà comune che avesse come comune denominatore i valori sportivi.

Il comunicato di Luna Rossa:

San Francisco, 2 luglio 2013 – Oggi il team Luna Rossa Challenge 2013 presenterà una protesta alla Giuria Internazionale della 34^ America’s Cup chiedendo l’annullamento delle regole introdotte dal Direttore di Regata venerdì 29 Giugno (Regatta Notice 185 e 189). Luna Rossa considera che, pubblicando questi documenti, il Direttore di Regata abbia sfacciatamente violato i regolamenti che reggono la 34^ America’s Cup, eccedendo la sua giurisdizione e la sua autorità. Come è universalmente noto, uno dei pilastri fondamentali di qualunque America’s Cup è il Regolamento di Classe, regolamento che viene proposto dal Defender ed è accettato dai challenger al momento in cui lanciano la sfida. Queste regole possono essere cambiate unicamente con il consenso unanime dei team concorrenti (Art. 4 del Regolamento di Classe degli AC72), come è successo per oltre una dozzina di emendamenti introdotti durante questa Coppa. Questa è una garanzia fondamentale a tutela dei diritti dei challengers. Lo scopo di questa norma è di impedire al Defender – o a qualunque terzo – di cambiare le regole del gioco improvvisamente e/o unilateralmente, come il Direttore di Regata sta tentando di fare in questo caso: il suo è un chiaro tentativo di mettere fuori stazza la nostra barca, a soli pochi giorni dall’inizio delle regate, con la scusa della sicurezza. Luna Rossa è assolutamente favorevole all’introduzione di nuove e più severe norme di sicurezza (ha votato in favore di 35 delle 37 Raccomandazioni del Direttore di Regata), ma le regole relative ai timoni, agli elevatori dei timoni nonché al maggior dislocamento non hanno nulla a che vedere con la sicurezza; il loro unico effetto e la loro sola ragione di essere è quello di aumentare la velocità e le performance della barca. Luna Rossa ha anche chiesto alla Giuria di programmare l’udienza a una data precedente alla prima regata dei Round Robin (Luna Rossa contro Emirates Team New Zealand), in calendario il 7 Luglio. Come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di Alameda il 17 Maggio, Luna Rossa è desiderosa di regatare nella 34^ America’s Cup, nel rispetto dei regolamenti che la governano, ma non accetterà nessuna imposizione contraria alle regole vigenti nel momento in cui ha lanciato la sfida.

Ecco un buon articolo di VSail

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La Coppa America è ormai stritolata tra il brutto incidente di Artemis, l’obbligo di proseguire con un programma di regate “spettacolo” per soddisfare i contratti con gli sponsor, la mancanza di budget per mancanza di sponsor e disamore di Larry Ellison. Insomma, per quanto sia stato bravo al timone Russell Coutts da manager finora non ha saputo davvero assicurare alla Coppa lo spettacolo promesso. Capita spesso che gli atleti non siano in grado di mettere a frutto la fama e la stima e finiscano per ottenere risultati peggiori di avversari mediocri sul campo ma più strutturati nel mestiere di manager. Può darsi che sotto sotto Russel sia contento perchè salgono la possibilità di trattenere la Auld Mug a San Francisco ma in ogni caso sorprende mica poco, ad esempio, che dopo aver sbandierato i contenuti di spettacolo della nuova formula e tutte le camere on board per restituire l’azione fin nei dettagli non esista ancora un vero piano di produzione per la Louis Vuitton Cup che si avvia verso la sua ultima edizione dopo trent’anni di onorato servizio.

Il programma di Artemis prosegue con ritardo e con un team poco motivato. Il progettista Juan Kouyoumdjian è stato sollevato dall’incarico assieme ad Andrea Avaldi ingegnere strutturalista. Ci spiace per Andrea, che conosciamo come bravo professionista. Purtroppo in questi casi qualcuno deve pagare… Resta la perplessità di come sia possibile porre rimedio o modificare la struttura della seconda barca senza quelli che l’hanno disegnata. Il progettista armeno-argentino è sempre stato criticato per l’atmosfera che ha creato nel team di progettazione al punto che molti hanno lasciato il team prima del tempo e in tempi non sospetti. La barca, lo potete leggere piu sotto, sarà varata nei primi giorni di luglio e inizierà a navigare appena possibile, il panorama più realistico è che i round robin di luglio saranno solo un periodo di allenamento per Emirates Team New Zealand e Luna Rossa, che si giocheranno solo il diritto a essere capolista nelle semifinali cui Artemis accederà come terzo. La fase calda è dunque solo agosto, come ragionevole con sole tre barche in acqua. Tutta la fase precedente è un “obbligo” un po inutile ma necessario. E’ prevedibile una presa di posizione di ETNZ e Luna Rossa nelle prossime ore.

Ecco il comunicato ufficiale:
Artemis Racing ha reso noto di aver ripreso la preparazione in vista dell’America’s Cup. La partecipazione del team era stata messa in dubbio dopo il tragico sinistro che, lo scorso mese, è costato la vita a un membro del team. Lo sfidante svedese ha confermato di aver iniziato a preparare il secondo AC72, che verrà sottoposto a un’approfondita serie di test. Quando il team sarà soddisfatto dei risultati e la barca sarà pronta, Artemis Racing prenderà parte alla Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series. “La decisione di Artemis Racing di proseguire la sua avventura sarà d’esempio per gli appassionati – ha detto Stephen Barclay, CEO dell’America’s Cup Event Authority – Sono sicuro che saranno supportati in modo massiccio dai fan”. “Stiamo lavorando contro il tempo per preparare la barca e il team a regatare – ha commentato Paul Cayard, CEO di Artemis Racing – Dobbiamo sca

lare una montagna, ma il nostro obiettivo è varare la barca a inizio luglio e cercare di regatare per la fine del mese“. “Sapere che Artemis Racing si sta preparando per essere sulla linea di partenza è una grande notizia – ha aggiunto Barclay – Non credo che saranno pronti per le prime regate, ma senza alcun dubbio la comunità dell’America’s Cup li supporterà in ogni modo possibile”. In seguito alla conferma giunta da Artemis Racing, il Regatta Director Iain Murray ha aggiornato il programma dell’evento, in modo da soddisfare una delle Raccomandazioni sulla Sicurezza introdotte dopo l’incidente, quella relativa alla riduzione da sette a cinque dei turni preliminari. Una disposizione voluta dai team, che chiedevano più tempo tra una regatta e l’altra per effettuare le manutenzioni. La Summer of Racing inizierà con la cerimonia di apertura del 4 luglio, seguita, il 5 luglio, da una regatta di flotta con il Defender e gli sfidanti. La Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series, si aprirà il 7 luglio.

Per vincere cinque medaglie alle Olimpiadi, un argento di assaggio e poi quattro ori consecutivi, ci vuole una freddezza di nervi, una solidità di fisico, che pochi asoluti campioni possono avere. Ben Ainslie, ora baronetto, è stato quello che ha portato a casa più risultati di una nidiata di velisti inglesi che hanno messo in fila il mondo, sono amici nemici, contenti dei risultati uno dell’altro. Il solitario, algido, sicuro Ben ha scritto una toccante lettera dopo la morte dell’amico Andrew “Bart” Simson, che incontrava come avversario, ma lo leggerete, in gioventù.

Le ultime settimane sono state le più sconvolgenti, le più dolorose e le più sconcertanti della mia vita. Lo sport della vela ha perso altre persone di talento nel corso degli anni, persone a cui sono stato vicino, ma mai così vicino come ero a Andrew ‘Bart’ Simpson. La nostra amicizia risaliva a molto tempo indietro, a quando eravamo ragazzi che risalivano le classifiche. Abbiamo iniziato uno contro l’altro in Optimist: io, Iain Percy, Bart e un sacco di altri marinai ancora forti oggi, gente come Nick Rogers e Chris Draper. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo condiviso l’adolescenza rumorosa di tutti i ragazzi della nostra età. Abbiamo fatto un bel po’ di viaggi per strada insieme, in giro l’Europa e l’Australia, a corto di benzina, facendo casino, generalmente irresponsabili. Quelli sono davvero ricordi felici. E ora non c’è più. Tutti noi che abbiamo amato Bart abbiamo bisogno di un lungo periodo di tempo per venire a patti con il fatto che egli non è più con noi, e con le circostanze della sua morte. Penso in particolare alla sua famiglia, alla sua incredibile moglie Leah e ai loro due ragazzi Freddie e Hamish. Ero anch’io in mare a vela a San Francisco con Oracle AC72, nei momenti in cui è accaduto. Stavamo per risalire il vento e avvicinarsi ad Artemis quando li abbiamo visti capovolgersi. E ‘successo tutto così in fretta. Appena le nostre barche di supporto sono andate a fornire aiuto, abbiamo riportato a terra il nostro AC72, ma ben presto è apparso evidente che qualcuno era rimasto in acqua, intrappolato. Sapevamo già che era improbabile che potesse trattarsi di una buona notizia. Quando è stato chiaro che si trattava di Bart, tutto il mondo mi è crollato dentro. Sapevo che Leah e i ragazzi erano a San Francisco. Il fine settimana prima con Iain eravamo stati a casa loro per un barbecue. Solo il giorno prima eravamo stati al telefono a farci le solite burle che si fanno tra stretti compagni. Si passa attraverso tutte le diverse emozioni. Si inizia con la confusione e l’incredulità e poi, lentamente, col tempo si scivola in un senso di realtà. Mi sono gettato nel fare tutto ciò che potevo per aiutare Iain e Leah e la famiglia. Mi sembrava fosse l’unica cosa utile. Il fatto che così tante persone abbiano fatto di tutto per cercare di dare una mano è stata subito una misura dell’affetto che Bart aveva intorno. Un sacco di omaggi sono stati indirizzati a Bart nelle ultime settimane, tutti meritati perché non dovrebbe mai essere dimenticato proprio per l’uomo speciale che era. Non era il più forte, né il più celebre nella nostra squadra GBR, ma era il più gentile, e il più saggio. E che marinaio di talento. Lui e Iain erano una grande squadra. Hanno vinto l’oro a Pechino e, probabilmente, avrebbero dovuto vincerne un altro a Londra la scorsa estate, quando sono stati colti oltre la linea nella Medal. Nessuno ha lavorato di più o meritato il successo più di quanto hanno fatto loro. Tardivamente, attraverso il dolore, ci sono stati momenti edificanti. Il funerale di venerdì in memoria di Bart era una bella occasione. Sherborne Abbey era piena fino al soffitto, gli inni, il coro, la musica, tutto era ben fatto. L’elogio di Iain era così… così commovente. Ed è stato fantastico parlare con i genitori di Bart, che sono stati spazzati via da tutto. Questa è stato probabilmente una delle cose più belle che mi porterò dentro di quel giorno. Erano entrambi più alti dopo, realizzando quale leggenda fosse stata il loro figlio. E poi questo fine settimana appena passato a Cowes, dove la comunità velica era riunita per la tradizionale Round Island Race. Ho passato molto tempo a pesare la decisione se fare la regata sul nostro AC45. Inizialmente ero contrario. Ma dopo un po ‘di tempo e dopo aver parlato con il resto dei ragazzi della squadra, abbiamo deciso che dovevamo andare avanti. Ho parlato con un paio di persone e tutti hanno detto la stessa cosa: Bart avrebbe voluto che noi andassimo avanti con lui. Oggi sono felice di averlo fatto. Abbiamo indossato la nostra attrezzatura e il nostro equipaggiamento normale, ma abbiamo aggiunto il lutto al braccio e un nastro con il nome di Bart sulla schiena. Il sole splendeva, il vento si è alzato e abbiamo stabilito il nuovo record del campo di regata, girando l’isola di Wight in meno di tre ore con un gruppo di marinai che si sentivano tutti stretti evicini a Bart. Ci sentivamo davvero speciali. Ci saranno momenti difficili più avanti, non da ultimo per l’America’s Cup stessa. E’ mia convinzione che Bart avrebbe voluto che continuasse, come è stato deciso. Come persona, avrebbe odiato il pensiero che tutto si potesse fermare a causa sua. Detto questo, ci sono chiaramente alcuni problemi da risolvere. Un sacco di persone hanno paragonato l’attuale classe AC72 alle auto di Formula Uno degli anni 1960 e 1970. Si tratta di macchine incredibilmente grandi e potenti e ci vuole tempo per trovarne i limiti. Ci vuole il massimo impegno per capire davvero ciò che è successo, e fare in modo che un incidente simile non accada di nuovo. Ma penso che la Coppa America può e vuole andare avanti. E qualora Oracle vincesse, penso che il formato proseguirà lungo le linee di questa edizione, con catamarani, vele rigide e foils, anche se forse con barche meno potenti. Questo abbasserà anche i costi, attirando più squadre e rendendo le cose più competitive. Il mio desiderio di vincere un giorno la Coppa America, non è rimasto offuscato. Sulle prime, la morte di Bart mi ha fatto venire il voltastomaco. Ho pensato di tutto, di rinunciare allo sport, provare qualcosa di diverso. Ora sono perfino più determinato a vincere. Talvolta abbiamo bisogno di qualcosa nella vita che ci faccia apprezzare le grandi opportunità che ci sono date, e ricordare di dare il massimo per esse.
Grazie, Bart, per la lezione finale. Ci mancherai terribilmente.

Ben Ainslie

I più conoscono Brad Butterworth come skipper di Alinghi 2007: con la sua aria scanzonata, la battuta sempre pronta sembra spesso “incredibile”, ma invece è uno dei grandissimi della vela. Una delle sue prime vittorie è stata con lo squadrone neozelandese al timone del one tonner Propaganda, poi è arrivata la Whitbread Round The World Race come capoturno di Steinlager, la barca imbattibile di Peter Blake. In Coppa America ha fatto coppia fissa con Russell Coutts fin dal 92, con le sfortunate ultime regate contro Il Moro di Venezia che sono costate ai kiwi la Louis Vuitton Cup. Dopo di allora vittoria nel 95, difesa con successo nel 2000, vittoria nel 2003 con Alinghi e ancora difesa con successo con Alinghi nel 2007. Insomma, pochi hanno un occhio così preciso su quanto succede nella vela mondiale e nella Coppa America, lo abbiamo incontrato dopo l’incidente di Bart Simpson.

Cosa pensi del grave incidente di Artemis e la morte di Andrew “Bart” Simpson, in mare la vita è sempre stata in pericolo qualche volta ce lo dimentichiamo.
“Ogni perdita di una vita è inaccettabile e andrebbe sempre trattata con questa visione. Tuttavia quando andiamo in mare aperto, come durante la Volvo Race e dove si naviga in zone del mondo davvero difficili come Capo di Buona Speranza o Capo Horn è chiaro che si deve convivere con questo rischio. Ma in acque chiuse, addirittura in un porto, che qualcuno perda la sua vita con tutti i sistemi di sicurezza disponibili e vicini è inaccettabile. Adesso bisogna mettere in pratica nuove procedure perché questo non accada di nuovo. Il nostro sport dovrebbe essere divertente, spettacolare, questi fatti sono solo tragedie”.
Brad, dopo le grandi imprese di Alinghi sei in una posizione di attesa, come inquadri il mondo della vela?
“Siamo in una situazione difficile per le sponsorizzazioni, qualsiasi team ha difficoltà. Con Alinghi volevamo fare la Volvo Race e abbiamo preparato un progetto, ma abbiamo fatto molta una grande fatica ad assicurarci il budget per tutta la regata fino a rinunciare. Guardo con attenzione a cosa succede nella Coppa America dove voglio tornare prima o poi, ma a mio avviso ha perso la sua strada. Se si guarda a cosa è successo nel passato sembra difficile tornare indietro, mi sembra di vedere quello che era negli anni sessanta, con pochi team, e questo è molto triste”.
Il foiling sarà una nuova arte della vela o è un episodio passeggero?
“Penso che dobbiamo tornare a incoraggiare la partecipazione di tante squadre alla Coppa America. Il foiling è sicuramente molto eccitante ed è spettacolare. Non credo sia però la strada da seguire, si parla con nostalgia di Coppa tradizionale e forse non dobbiamo tornare a quello. Ma il salto che è stato fatto in avanti è forse troppo in avanti e molti team sono rimasti esclusi. Certamente i team di Coppa America finora sono stati finanziati dai governi o da armatori ricchi con l’aiuto di qualche sponsor, e in passato anche tanti sponsor che ora non ci sono più, bisogna incoraggiare questa gente a tornare in barca”.
Hai un team favorito?
“Credo che per tornare a una Coppa più ‘friendly’ questa dovrebbe tornare in Nuova Zelanda o arrivare in Italia, a tutti piacerebbe sfidare, anzi lo sognano me compreso, Luna Rossa in Italia. Sono tutti sicuri che sia Emirates Team New Zealand sia Luna Rossa saprebbero cambiare in una maniera positiva. Credo però che Oracle abbia fatto un grande lavoro e che il package barca – ala sia fantastico e superiore alle altre barche e temo che sarà davvero difficile batterli. Se vince Oracle credo vedremo nella prossima edizione ancora cat foiling ma di 50 piedi”.

Luna Rossa ha eluso ogni indicazione del panel che sta svolgendo l’inchiesta sulla morte di Simpson e dopo aver montato la barca in una giornata perfetta per i primi collaudi è uscita in mare. Del resto si sa che la responsabilità, soprattutto nel mondo anglo sassone, è sempre dello skipper… dunque se lo skipper vuol navigare si naviga, soprattutto dopo che si cominciano a scoprire gli altarini. Solo noi in Europa ci facciamo avvolgere da una nuvole di norme a tutela della sicurezza che poi sono solo scuse per tutelare altri che non sono il cittadino, dalle assicurazioni ai responsabili dei collaudi.

Giornata soddisfacente per Luna Rossa, ma anche una bella occasione per dire “ma noi la barche le sappiamo fare”. Artemis, lo sanno un po’ tutti, si rompeva ogni giorno di navigazione. Siccome siamo abituati a convivere con delaminazioni e riparazioni, forse questo  era stato sottovalutato fino a diventare un fatto grave.

Ma il vero pericolo, che si leggeva bene tra le righe della dichiaraizone di Bertelli, è che con l’aiuto del panel si vogliano cambiare le regole, impedendo il foiling, e molto probabilmente era questa la vera dichiarazione di Patrizio che si può forse riscrivere cosi: “se ci impediranno di volare ci ritiriamo davvero”.

La tecnologia è sempre stata aggressiva in Coppa. Perfino la goletta America, la prima, era costruita e pensata forzando le abitudini.
Alcuni J class, che adesso ammiriamo come barche con la B erano costruiti sapendo che i metalli non avrebbero retto nel tempo, solo per correre. Dunque qui è errore di prospettiva pensare che la colpa dell incidente sia del regolamento e non di come era costruita la barca. Al di la di tutte le considerazioni sul potenziale spettacolo e la validità del match racing con questi catamarani. Come ha fatto notare Bertelli con Luna Rossa  hanno navigato 40 giorni senza incidenti. Dunque si può come si e potuto fare il giro del mondo con Cheyenne o Banque Populaire, Club Med che Dalton ben conosce. Il problema vero e che dato un regolamento ETNZ e Luna Rossa hanno fatto buone barche mentre Oracle e Artemis no. E adesso vogliono forse impedire il foiling per tornare in vantaggio.

Ma il titolo riporta un articolo interessante del New York Times, che sintetizza i fatti degli ultimi giorni, che si trova al link qui sotto:

 

http://www.nytimes.com/2013/05/20/sports/americas-cup-changes-are-sought-after-death-of-sailor.html?smid=pl-share

Qui invece il famoso blog SailAnarchy, aggressivo e pungente, si lascia un po andare…

http://sailinganarchy.com/2013/05/20/va-fanculo/