Il Louis Vuitton Trophy La Maddalena è arrivato al suo quinto giorno, con la Sardegna che finalmente è diventata l’isola del vento, con un programma ricco di scontri tra grandi campioni che non si risparmiano negli scontri che ogni giorno animano l’aricipelago de La Maddalena. Mentre lo shore team (la squadra che si dedica alle operazioni di terra) lavora alle barche danneggiate ieri nell’incontro tra Azzurra e Aleph, penalizzato per un totale di quattro punti per quanto successo, in acqua il Comitato presieduto da Peter “Luigi” Reggio ha lavorato come al solito per rispettare il programma. Al mattino, prima regata, è sceso in acqua l’equipaggio di Mascalzone Latino Audi Team per incontrare il sindacato russo Synergy,idea di un gruppo di imprenditori con interessi internazionali affidato al sanguigno timoniere polacco Karol Jablonski. Synergy è partito meglio e ha condotto per gran parte della regata e i fatti decisivi sono nell’ultima poppa. Gavin Brady riesce a girare la boa di bolina proprio dietro i russi, con una manciata di secondi di ritardo e poi comincia il suo attacco. Li pressa da vicino, resta all’interno nella strambata e poi riesce a “rollarli” come si dice in gergo per definire il sorpasso. In quel momento Jablonski si innervosisce e quando gli italiani sono già oltre, liberi di scegliere la loro rotta cerca di portarli all’orza. Il risultato sono due penalità, una per l’infrazione e l’altra per aver reagito male nei confronti degli Umpire, gli arbitri in acqua, quando ha visto alzare la bandiera di penalità. Capita.  Racconta Alberto Barovier aiuto prodiere su Mascalzone Latino: “Oggi scirocco a 15 nodi, e con questo nuovo vento abbiamo provato anche nuove emozioni nella regata contro Synergy. Abbiamo tenuto il contatto con l’equipaggio russo per tutta la regata e nella seconda poppa siamo riusciti a coprirlo e rollarlo, scatenando la sua aggressività che lo ha portato a subire ben due penalità. Un altro punto molto importante per noi”. Per la barca italiana il programma non prevedeva altre regate mentre i russi sono rimasti restare in barca per affrontare Emirates Team New Zealand. Synergy al mattino era imbattuta, al pomeriggio deve incassare due sconfitte: Dean Barker e il suo equipaggio non perdonano, non lasciano spazio a Karol e compagnia non ostante un grande recupero nell’ultima poppa che li porta a tagliare la linea di arrivo con soli quattro secondi di ritardo. Terzo match del giorno quello tra BMW Oracle e All4One, dove gli americani sono finalmente protagonisti  e conquistano la loro prima vittoria dopo un avvio non facile. Incontro combattuto, vivace, con l’equipaggio franco tedesco sempre vicino e autore di una partenza migliore di quella espressa da James Spithill che però ha ritrovato la sua mano felice lungo la bolina dove ha superato gli avversari rimanendo poi al comando fino alla fine.

Il quarto match della giornata era molto importante per i colori italiani: Luna Rossa contro Artemis, il leader della classifica, imbattuto dall’inizio del Trophy. Per Ed Baird e Torben Grael un incontro importante. Purtroppo si gioca tutto nella partenza, quando Artemis riesce a rallentare Luna Rossa mentre le due barche sono in anticipo sulla linea, a partire più veloce e mettersi in una posizione di controllo. Per Luna Rossa è un lungo inseguimento che dura tutta la regata. Nella prima bolina incisivo, restano vicini, ma poi non riesce più a tenere aperta la regata e lascia il via libera alla quarta vittoria, su quattro regate, per gli svedesi.

Il Comitato è riuscito a rendere possibile una ulteriore regata, per completare il pomeriggio del Louis Vuitton Trophy La Maddalena. L’equipaggio di Luna Rossa è rimasto su Ita 99, una delle due barche messe e disposizione da Mascalzone Latino Audi Team per affrontare All4One, la barca franco tedesca portata da Jochen Schumann e Sebastien Col. Nella partenza Ed Baird e Sebastien Col hanno scelto lati diversi del campo, ma quando è stato il momento di convergere Luna Rossa, che era a sinistra si è trovata anche dietro. L’equipaggio di Patrizio Bertelli ha inseguito per tutto il resto della regata ma non è riuscito a tornare vicino, in una posizione che consentisse di attaccare veramente.

Questa mattina all’alba il vento soffiava forte, l’aria si infilava anche sotto le finestre e qualcuno ha detto: finalmente è Sardegna. L’acqua sul magico campo di regata de La Maddalena era bianca: il colore che prende quando il vento muove la superficie. E’ stata, come promesso, una giornata epica. Anche troppo. Ci sono state grandi battaglie tra Synergy e Luna Rossa, sconfitta dai russi che hanno indovinato un’altra regata ben fatta. TeamOrigin ha conquistato la seconda vittoria battendo All4One. E poi Luna Rossa cha ha sconfitto, tre anni dopo le regate di Valencia della finale Louis Vuitton Cup che l’avevano vista soccombere nei loro confronti, Emirates Team New Zealand. La rivincita è anche il primo punto per la barca di Patrizio Bertelli finora rimasta all’asciutto. Ancora: Artemis ha battuto BMW Oracle, lo squadrone di Larry Ellison e Russell Coutts che resta fermo a zero punti dimostrando quanto siano vicini tra loro gli equipaggi e anche quanto vada forte la barca di Paul Cayard e Terry Hutchinson, solitaria in testa alla classifica con tre punti. Fin qui le regate vere: il fattaccio succede nella regata tra Azzurra e Aleph. E’ una brutta collisione proprio mentre le due barche si scambiano qualche favore in partenza. I francesi forzano un incrocio per cambiare lato sulla linea di partenza ma colpiscono in pieno la poppa della barca su cui naviga l’equipaggio italiano. Gli Umpire (i giudici in acqua) decidono subito per penalizzare con la bandiera rossa i francesi e poi decidono per la nera: squalifica immediata e vittoria assegnata ad Azzurra.  “E’ stato un errore di comunicazione tra il prodiere e il timoniere di Aleph – racconta Gabriele “Ganga” Bruni – abbiamo visto il prodiere che invitava il timoniere a proseguire nella sua rotta. Non c’era tempo per reagire e cambiare rotta”.  Il prodiere della barca francese è Gilles Andrè, una campagna a Valencia con China Team, il timoniere è l’esperto Bertrand Pacé, in questa occasione troppo desideroso di forzare la mano. Il danno alle due barche è consistente: la prua aperta di Usa 98 fa più impressione delle crepe che si sono prodotte a poppa di Usa 87. I due gioielli di BMW Oracle, le barche usate dal team per la Louis Vuitton Cup del 2007, sconfitto in semifinale da Luna Rossa, hanno bisogno di cure  e il programma verrà modificato. E’ probabile che si corra con una sola coppia di barche fino alla fine modificando il programma delle regate. Dopo il round robin sono le semifinali e le finali. Le regate di questa fase diventano “must win” per molti sindacati.
La regata del giorno, per i colori italiani, è quella del primo punto di Luna Rossa: finalmente lo squadrone di Patrizio Bertelli, del timoniere Ed Baird, del tattico Torben Grael ha trovato la sintonia per battere un avversario importante: Emirates Team New Zealand. Per gli italiani è stata una regata autorevole, con una bella partenza, una bella scelta di campo. Per due volte hanno navigato a destra del campo, hanno preso qualche rischio nella seconda decisiva bolina, quando i kiwi sembrava potessero entrare in corsia di sorpasso dopo esser rimasti a sinistra e aver costruito una certa separazione. Non ci sono riusciti.
Racconta Torben Grael: “Potevamo andare meglio con Synergy, abbiamo avuto una possibilità di passarli alla bolina ma non siamo riusciti a usarla. Contro Emirates Team New Zealand siamo partiti bene ma un salto consistente sembrava averli rimessi in regata. Abbiamo creduto nel nostro lato e siamo arrivati bene alla boa. Non è stato facile ma ci siamo riusciti. Adesso ogni giorno bisogna vincere…”.
La classifica è corta con Artemis al comando con tre vittorie e nessuna sconfitta e subito dietro quattro barche con due vittorie: Synergy, All4One,Azzurra e TeamOrigin.

 La classifica
 1) Artemis, 3-0, 3 punti
 2)  All4One, 2-1, 2 punti
 2)  Azzurra, 2-2, 2 punti
 2)  Synergy Russian Sailing Team, 2-0, 2 punti
 2)  TeamOrigin, 2-3, 2 punti
 6)  ALEPH Sailing Team, 2-1, 1 punto*
 6)  Emirates Team New Zealand, 1-1, 1 punto
 6)  Luna Rossa, 1-3, 1 punto
 6)  Mascalzone Latino Audi Team, 2-1, 1 punto *
10)  BMW Oracle Racing Team, 0-3, 0 punti

  *  Punti detratti dalla Giuria/Umpire

Terzo giorno per il Louis Vuitton Trophy La Maddalena, il terzo della serie dopo Nizza e Auckland. La giornata comincia con una bella cartolina: il bacino del vecchio Arsenale che si fa sempre più vivo, decorato dalle vecchie barche con le vele latine tipiche dei mari della Sardegna, con l’isola sempre più in festa e vicina al grande evento. Al terzo giorno i dieci concorrenti cominciano a sentirsi davvero in regata e a riscoprire il mare della Sardegna. E oggi giornata di gran sole, con un rinvio delle regate fino al primo pomeriggio. Le regate, organizzate dalla Lega Navale sezione La Maddalena sono cominciate attorno alle tre, dopo una serie di salti di vento che hanno costretto il Comitato diretto da Peter Reggio a un gran lavoro prima di assicurare il via alla prima regata. Prima partenza tra Team Origin e BMW Oracle, la barca americana, la più attesa dopo la vittoria della Coppa America a Valencia in febbraio, nel corpo a corpo ha preso una penalità, poi è costretta a inseguire per tutta la regata senza grande efficacia incassando la seconda sconfitta con un distacco di un minuto e tre secondi. Per gli inglesi di Team Origin è la prima vittoria dopo un avvio incerto, vittoria che rida fiducia a un equipaggio carico di titoli e medaglie. La seconda coppia di barche in regata è quella tra Synergy e All4One. L’equipaggio russo, condotto dal timoniere polacco Karol Jablonky riesce a restare vicino agli avversari per tutta la regata e gioca la carta vincente al cancello della poppa, dove Synergy riesce a guadagnare la destra, che da un grande vantaggio, vincendo con trentaquattro secondi sull’avversario.

Ma l’incontro più atteso del giorno è quello tra Azzurra e Luna Rossa, anche il terzo incontro diretto tra le barche italiane. Si tenta una prima partenza con il vento che continua a cambiare direzione. Ed Baird porta Luna Rossa in una bella posizione, controlla Azzurra nel primo tratto di bolina, poi però il Comitato decide di rinunciare alla regata e richiama le barche per un salto eccessivo del vento. Quando si ricomincia ancora una volta Ed Baird sembra in grado di controllare Francesco Bruni. La prima bolina è vero match race, con uno scambio di favori e di virate ravvicinate che tiene con il fiato sospeso. Le due barche girano la boa vicinissime e Azzurra attacca subito Luna Rossa che non riesce a difendersi. Decisivo il passaggio al cancello di poppa: i due avversari sono praticamente pari, ma Luna Rossa inizia la bolina a destra, Azzurra a sinistra. Per Azzurra il vento è migliore, Bruni porta bene la barca e Azzurra passa solidamente in testa conquistando la prima vittoria del Louis Vuitton Trophy La Maddalena. Luna Rossa, dopo la sconfitta subita contro Mascalzone Latino Audi Team, resta a secco di punti.

Nell’altra regata Artemis batte Aleph per un minuto e 12 secondi, una regata a senso unico, con la barca di Paul Cayard sempre al comando.

Si è regatato fino a tardi e il pubblico italiano ha atteso l’incontro tra Mascalzone Latino Audi Team e All4One. Dopo una partenza a favore della barca italiana l’evento chiave del match è al termine della prima bolina, quando dopo un match race serrato Gavin Brady si avvicina troppo all’avversario che stava arrivando con diritto di rotta e subisce l’intervento dei giudici in acqua che lo penalizzano con “bandiera rossa” ovvero con l’obbligo di effettuare la penalità immediatamente per ristabilire le posizioni precedenti alla protesta. Per Mascalzone Latino è sostanzialmente la fine della regata, costretto ad inseguire senza possibilità di recupero.

Nell’altra prova della sera Emirates Team New Zealand ha battuto i francesi di Aleph, protagonisti imbattuti fino a questo momento. I neozelandesi hanno sempre controllato l’avversario usando la loro tattica abituale, concreto controllo senza lasciar spazio a fantasie.

L’incontro della giornata per il pubblico italiano è toccato a Mascalzone Latino Audi Team e Luna Rossa,  al debutto con la nuova configurazione con al timone Ed Baird e in equipaggio un mix di velisti che hanno partecipato alle campagne precedenti e nuovi inserimenti. Mascalzone naviga sotto i fari: è il team ospitante e ha già vinto una regata contro Azzurra, per Luna Rossa la regata era una prima assoluta.
Fin dalla partenza si è avuta la sensazione che su Luna Rossa ci fosse un equipaggio ben rodato e in grado di competere al massimo livello. E infatti Baird e compagni hanno messo la prua della loro barca oltre la linea di partenza dalla parte giusta, navigando in vantaggio con l’avversario. La barca di Patrizio Bertelli è rimasta al comando per tre lati, amministrando bene il suo vantaggio iniziale e controllando i Mascalzoni.

In cerca della mossa giusta per ribaltare la regata a loro favore. Scelgono il mitico gybe set, ovvero la manovra con cui si stramba sulla boa issando il gennaker sulla nuove mura. Complessa e costosa in termini di velocità. Ma anche una scelta obbligata per chi è dietro e cerca nel cappello un coniglio bianco. Le barche si allontanano tra loro: i tattici annusano l’aria con la speranza di trovare la raffica giusta. Mascalzone non si infila nel buco d’aria che aveva rallentato Luna Rossa e consentito di avvicinarsi all’avversario e invece naviga pulito verso l’arrivo. Sul traguardo il vantaggio di Mascalzone è di soli cinque secondi, che servono a conquistare il suo secondo punto del Trophy. Per Luna Rossa il debutto cambia colore, anche se l’equipaggio ha dimostrato di esserci e di non aver perso smalto nel portare la barca. Quello di Luna Rossa non è un errore ma una scelta obbligata nelle condizioni di vento debole e Mascalzone Latino Audi Team ha fatto l’unica scelta che, come è successo, gli ha consentito il sorpasso, deciso dal vento.

Non bene Azzurra, che per il secondo giorno incassa una sconfitta poco piacevole: finora oltre tutto l’equipaggio di Francesco Bruni era stato tra i migliori a interpretare le giornate di vento debole, come quando ha vinto a Nizza. Oggi nella prova contro All4One, la squadra franco tedesca condotta da Jochen Schumann e Sebastien Col dopo una buona partenza è finita dietro e non è mai stata in grado di arrivare a toccare la coda dell’avversario, che ha vinto con un vantaggio di 20 secondi.

Il risultato sensazionale è quello ottenuto da Aleph contro BMW Oracle Racing, il defender della Coppa America, portato da James Spithill non è stato in grado di controllare fino alla fine i francesi, che hanno vinto una bella regata con un vantaggio di 28 secondi.   Per i francesi che già ieri si erano dimostrati molto più in forma che negli eventi precedenti è una bella prova mentre per lo squadrone americano, che a dire il vero per molti mesi non si è mai allenato sul monoscafo, mentre era impegnato a costruire la sfida per la Coppa America c’è da mettere a punto qualcosa.

Senza storia la quarta regata della giornata tra Artemis e TeamOrigin, Paul Cayard e Terry Hutchinson hanno condotto una prova molto lucida e al contrario Ben Ainslie e Iain Percy non hanno trovato la marcia giusta. Il distacco alla fine è di 46 secondi.

Il Louis Vuitton Trophy La Maddalena è iniziato con due sole regate. Il vento purtroppo si è fatto attendere e dopo le giornate di allenamento in cui il Mistral ha soffiato rabbioso è arrivata la bonaccia. La prima regata in programma era quella tra la francese Alpeh, portata da Bertrand Pacé, e TeamOrigin, equipaggio inglese con timoniere Ben Ainslie e tattico Iain Percy. Gli inglesi hanno condotto tutta la prima bolina, girando la prima boa con un piccolo ma utile vantaggio. Poi lungo la poppa hanno fatto un pasticcio con il gennaker e i francesi sono passati in corsia di sorpasso e vinto la regata con un vantaggio di 1’ 04”.
Il secondo match era molto più interessante per il pubblico italiano: Azzurra contro Mascalzone Latino Audi Team. Praticamente un derby.  La storia di questo primo incontro è però, purtroppo, presto detta: Azzurra in partenza fa un pasticcio con il cronometro ed entra nel box in anticipo. Quando l’equipaggio se ne rende conto e cerca di fermare la corsa dello scafo è troppo tardi e la prua taglia la linea con qualche secondo di anticipo. Dopo, nei cinque minuti cruciali, non riesce comunque a restituire la penalità a Gavin Brady che porta Mascalzone Latino Audi Team in posizioni rischiose per le possibilità di contatto ma che poi si rivelano vantaggiose al momento della partenza. Mascalzone conduce tutta la regata con un solo momento di incertezza, quello al passaggio del cancello di poppa, quando sceglie la boa a destra ma nel girare rallenta molto mentre Azzurra precipita sull’altra boa molto veloce. In bolina le due barche si separano di quasi un miglio ma quando convergono nuovamente ha ragione il Challenger of Record, saldamente al comando. La regata finisce con i padroni di casa, Mascalzone è host team, che tagliano con un vantaggio di 2’ 27” su Azzurra.  

Racconta Gavin Brady, timoniere di Mascalzone Latino Audi Team: “Azzurra è un equipaggio pericoloso con cui regatare con vento debole, lo hanno provato a Nizza lo scorso anno. Oggi siamo stati in grado di reagire bene alla difficoltà delle condizioni, quando andavano prese decisioni importanti. Il vento era molto leggero con salti di 20 gradi e variazioni di velocità di tra nodi. L’equipaggio è rimasto molto calmo e concentrato. Questo è un segno del fatto che la squadra comincia a crescere insieme. Una prima vittoria importante, che ci fa partire bene”.

Francesco Bruni, skipper e timoniere di Azzurra, spiega così la regata d’esordio non proprio felice: “Non è stato certo il modo migliore per iniziare questa serie, ma il match è stato aperto dall’inizio alla fine, questa è la cosa più importante. Il bilancio della giornata è comunque più positivo che negativo e ne trarremo un insegnamento importante. Peccato per il punto perso, ma non è la fine del mondo. In pre-partenza abbiamo creduto un po’ troppo negli strumenti che ci davano in ritardo sull’entrata. Hanno bisogno ovviamente di calibrazione, di solito vengono controllati con l’occhio, in quel momento non l’abbiamo fatto: un po’ errore umano un po’ errore della macchina. La penalità di per sé non è tanto importante quanto il fatto che psicologicamente ti fa partire un po’ in affanno. Poi Brady si è preso un grosso rischio facendosi agganciare da noi da dietro, gli umpire hanno alzato due la bandiera verde e questo fa parte del gioco: se avessero preso una decisione diversa, l’esito della partenza sarebbe stato molto differente. Bravo l’equipaggio di Mascalzone Latino che ha fatto un ottimo lavoro”.

Inutile affannarsi a cercar paragoni. “Fare” il diciottesimo uomo sul BMW Oracle che ha gareggiato in Coppa America, sistemato a poppa un metro oltre il carrello della randa giusto per non essere d’impaccio, con il colpo d’occhio sugli atleti di Azzurra che agiscono con il sincronismo degli orchestrali, induce a pensare alla sinfonia n°40 di Mozart: semplice, all’apparenza, quasi elementare, al punto che la si può fischiettare radendosi la barba. Macché, quelle venticinque tonnellate di poco carbonio e tanto piombo sono come la composizione di Amadeus, un esempio di sintesi e di complessità. Dallo spartito all’esecuzione, dal computer del progettista al varo ci corre il mondo. E’ quasi  un altro progetto, un secondo varo, un’altra storia, insomma: per suonare Mozart ci vogliono anni di preparazione e talento. Come per “portare” una barca di Coppa America con la facilità di chi timona il suo “otto metri” in un giorno di brezza primaverile. Andiamo per ordine: sensazione, suggestione, emozione. La prima: è una macchina da vento, se lo produce da sola. La seconda: più che la velocità, l’accelerazione che riapre la corsa dopo una virata e una strambata, vibrando nelle fibre di carbonio con un canto sordo, secco, profondo, che sale come se un capodoglio avesse “smusato” lo scafo. E’ successo e dunque lo dico: la prima volta mi sono spaventato. Ancora, la scodata della poppa che gira come una bussola sull’ago, ma senza strattoni, è forza centrifuga pura. Un occhio al timoniere, il siciliano Francesco Bruni, l’altro al tattico, il toscano Tommaso Chieffi. Senza togliere nulla ad alcun membro dell’equipaggio, viene da dire: eccoli, il direttore d’orchestra e il primo violino. Poche parole a bassa voce, mai sopra i toni. Nulla di nuovo sotto il sole, la calma è la virtù dei forti nell’ordinario e nell’emergenza. E questa massa filante, questo cetaceo nero moltiplica la sua forza tra cielo e mare, danza, sbuffa, sgroppa, corre. Poche parole, cenni più che altro, d’intesa e subito vele grandi come campi di calcio catturano l’aria, la imprigionano, ne sfruttano le turbolenze. L’equilibrio è sinfonico, è armonia tra le leggi dell’idrodinamica e dell’aerodinamica. Un aliante rovesciato che alterna il suo respiro alle manovre. Sussurra, canta, ruggisce, declinando un sentimento espresso da ruggiti e fremiti. I display della strumentazione dicono molto, forse tutto, anche il carico dello strallo espresso in tonnellate. Ma la verità sta prima e altrove. Atleti o poeti? L’uno non esclude l’altro, è questione di orecchio e di cuore, di stomaco e di braccia. La simulazione della competizione non è gioco, è battaglia, ingaggio con parametri che ogni volta si spostano più in la. Partenze, virate, strambate, a caccia della perfezione. Una domanda: è mai stato costruito un violoncello così grande? Risposta: si, questo e gli altri che hanno raccolto il suo guanto di sfida. Il diciottesimo uomo non sogna ad occhi aperti, si affanna a immagazzinare l’irripetibile, come farebbe un astronomo se si trovasse senza preavviso a salire sullo Shuttle per vedere per la prima e unica volta non le stelle dalla Terra ma la Terra dalle stelle. Quanto è durata, l’uscita? Il cronometro dice duecento minuti. Sbaglia, ne sono certo.

Donatello Bellomo

I fatti contano più delle opinioni. E i numeri, più dei fatti. Le cifre le mette sul tavolo Stefano Zaghis, amministratore delegato della Mita di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che sta trasformando la storica enclave militare dell’Arsenale della Maddalena, in un resort di lusso.

“Il nostro impegno è robusto” sottolinea Zaghis. “Ai 65 milioni di investimento se ne aggiungono 5 per la comunicazione e altrettanti per realizzare i lavori non completati dal G8. Il summit avrebbe dovuto essere il traghettatore di tutto l’arcipelago verso un’economia che mettesse a risorsa e valorizzasse le bellezze naturali della Maddalena, che segnasse il passaggio definitivo da un’economia dalla forte presenza dello stato a quella privata. Il G8, a seguito del terremoto in Abruzzo, è stato organizzato all’Aquila. L’unica cosa rimasta, di un evento che non c’è stato, è la riqualificazione del complesso dell’Arsenale. In concreto, la gara cui ha partecipato Mita Resort”.

Detta così, sembrerebbe facile e consequenziale.

“ Tutt’altro. Il 2009  è stato il peggiore dal 1929; 80 anni dopo il crollo di Wall Street la situazione finanziaria mondiale si è fatta complessa e difficile. La gara cui abbiamo partecipato si è innestata in un contesto turistico-alberghiero delicato. Le transazioni di resort e alberghi in area EMEA (Europa, Middle East, America) sono scese da 23 mila del 2007 a circa 8 mila del 2008 a 2500 del 2009.  Per dirla tutta: le multinazionali alberghiere hanno tirato i remi in barca. Noi ci abbiamo creduto avendo già nel Sud della Sardegna il Forte Village. Aggiungo che, grazie a un accordo con il gruppo Sansedoni apriremo un resort a Teulada, a un’ora da Forte Village. La bontà di un investimento sta anche nella lungimiranza del progetto che lo determina e la dottoressa  Marcegaglia ha deciso di impegnare risorse importanti per lanciare il turismo in Sardegna”.

Scansiamo i luoghi comuni. Passato, presente e futuro.

“La considerazione del contesto storico- sottolinea Zaghis- è ineludibile. Noi entriamo in un momento complesso nella vita dell’arcipelago che dopo 240 anni cambia realtà e prospettiva. La vocazione militare risale al 1767, quando i Sardo-Piemontesi conquistarono l’arcipelago sottraendolo ai Genovesi. Nel 1931, con all’apertura della Scuola Allievi Sottufficiali, la Maddalena aveva 12 mila abitanti e, forse, era l’unico luogo della Sardegna con le strade illuminate. La Marina Militare era il volano della sua economia e il benessere era diffuso. E’ sopraggiunta una progressiva emorragia: quasi mille maddalenini se ne sono andati mentre Olbia passava da 3 mila a 70 mila abitanti. L’altro evento importante, nel 1968, l’arrivo della base militare americana, abbandonata nel 2008,che ha generato altro indotto”.

Mettiamo insieme numeri e date?

“Comincio dalle seconde: tra aprile giugno 2011 saremo all’80 %; il 2012 saremo completamente a regime. I numeri? Il Marina avrà oltre 600 posti barca (sino ai megayacht da 120 metri) in vendita e in affitto per periodi medio-lunghi, un cantiere navale, magazzini. La Maddalena Hotel & Yacht Club, 95 camere e 6 suite. I due Garden Loft, complessivamente, 88 appartamenti. Il Marina Residence, 57 suite, Poi, ristoranti, Medical Spa, boutique di alta gamma, banca, supermercato. E l’Overwater Conference Center, un auditorium, da 500 posti”.

Zaghis sorride quando gli chiediamo cosa “pagherebbe” pur di avere avuto tutto pronto per il Louis Vuitton Trophy.

“ Ci hanno consegnato il complesso con sei mesi di ritardo, cui se ne aggiungono due per i noti fatti di cronaca. Così non fosse stato, la nostra nave sarebbe pronta. Ma come dice la nostra pubblicità, questo è il luogo del futuro. Confidiamo che il Louis Vuitton Trophy torni qui. L’accoglieremo nel modo migliore”

Donatello Bellomo