L'interno di Galatea

 Lo sfidante di questa edizione è la sontuosa Galatea della famiglia Henn, che si era impegnata a sfidare subito gli americani in caso di sconfitta di Genesta. Non esistevano le selezioni sfidanti ed era stato sostanzialmente un caso di doppia sfida, gli Henn avevano ceduto il passo con l’impegno di parte americana di poterci riprovare subito. Le due barche si somigliano, salvo il fatto che questa è completamente arredata e sono comprese alcune pellicce pregiate, oggetti di lusso e arredi ridondanti a testimonianza del fatto che l’armatore ex ufficiale di marina vive a bordo con la moglie, c’è anche la scimmietta Peggy. Galatea è disegnata da Beavor Webb che si alterna al timone con David Bradford, il club sfidante è il Royal Northern Yacht Club. Gli americani schierano Mayflower, nome che come molti altri sceglieranno tra quelli della tradizione e orgoglio nazionale (è quello nella nave che portò i Padri Pellegrini fino a Cape Cod) ed è il secondo disegno vincente di Edward Burgess: più larga della barca inglese che era della famiglia delle “plank on edge”, ovvero barche molto pesanti, strette, immerse. La differenza di velocità è notevole e gli americani vincono le due regate necessarie al successo della difesa senza difficoltà. I signori Henn ripartono da New York senza rancori per la loro vita di navigazione e vacanza contentandosi di aver conquistato New York con il loro stile.

Nel tentativo di rendere più simili le barche sulle due sponde dell’Atlantico Dixon Kemp propone una regola che tiene conto della lunghezza al galleggiamento e della superficie velica. Gli inglesi allora, dopo due edizioni di riflessione decidono di riprovarci ed è  Richard Sutton a lanciare la sfida e armare Genesta disegnato da Beavor Webb, timonata da John Carter sotto il guidone dello storico Royal Yacht Squadron di Cowes. Gli americani si preparano affidando il progetto di uno sloop particolare al giovane Edward Burgess, che diventerà presto famoso. Charles Paine guida un sindacato di dieci armatori con base a Boston, il timoniere è Aubrey Crocker. La barca è lunga poco meno di 29 metri e ha forme che non somigliano ne a quelle degli schooner americani, piatti e larghi, ne ai cutter inglesi stretti e profondi: è un primo compromesso verso una carena più completa e moderna. Vince le selezioni contro altri tre potenziali defender: Priscilla costruito per il New York Yacth Club, Bedouin e Gracie. Nella prima regata del match Sutton compie un gesto di estrema sportività: si ritira poco dopo che l’avversario era stato messo fuori gioco a seguito di una manovra con collisione che lo aveva danneggiato. Le regate successive però danno ragione all’americano Puritan, che vince seppur con vantaggi molto più contenuti di quanto sia avvenuto in passato. Le prestazioni di defender e challenger sono più vicine e per gli inglesi è una motivazione per rilanciare la sfida e riprovarci al più presto.

 In questa edizione  le golette vanno in pensione e arrivano i cutter. A sfidare gli americani scegliento una barca con un solo albero è il Bay of Quinte Yacht Club con Albert Cuthbert come armatore, progettista e costruttore dello sfidante Atalanta. La barca viene costruita in legno con qualche ritardo e si presenta a New York senza messa a punto e allenamento. I potenziali defender sono quattro e Mischief vince le selezioni battendo Pocahontas (commissionata dal NYYC per la difesa della Coppa a David Kirby), Gracie e Hildegard. L’armatore è un socio inglese del New York Yacht Club, Joseph Busk,  la barca è d’acciaio, costruita nel Delaware da Harlan & Hollingsworth e timonata da Nathanael Clock., è un progetto dell’architetto Archibald Cary Smith lungo solo 20, 59 metri. Le due regate di Coppa iniziate ai primi di novembre sono vinte da Mischief, la prima, su percorso di 32,6 miglia, con il tempo corretto di 10’59” mentre nella seconda, su percorso da 40 miglia, il distacco, sempre in tempo corretto, si attesta a 24’14”. Alla fine qualcuno si lamenta delle condizioni in cui si è presentato il challenger canadese, con vele “pietose” e un equipaggio che “sarebbe stato battuto anche dagli addetti all’ormeggio di una barca ancorata nella nebbia” come scrivono i giornali. La Coppa America sta entrando nel suo mood, dove non si risparmiano offese agli sconfitti e gloria ai vincitori.Mishief avrà uno strano destino, usata per traffici illegali e trasporto d’olio nel porto di Boston fino a essere bombardata da una nave da guerra nel 1929 perché non voleva affondare spontaneamente. Dopo questa edizione gli americani decidono di modificare il Deed of Gift per evitare che si presentino sindacati così poco competitivi, per cercare di tenere alto il livello della competizione.

Dopo la disavventura degli inglesi durante la prima impari match race del 1871, che aveva visto opposto un solo sfidante a un solo defender ma scelto tra molti e quindi secondo le contizioni di vento il Royal Canadian Yacht Club ha il coraggio di lanciare la sfida: gli americani avranno una sola barca defender per tutta la serie di regate e per partire si lancia la barca in velocità sulla linea e non, come in passato, alando le ancore al segnale del via.
Il club canadese costruisce la goletta Countess of Dufferin presso Alexander Cuthbert e la affida a Josephus Williams. La barca ha una bella carena e potrebbe essere veloce, ma il team soffre di mancanza di fondi e organizzazione così molte cose non funzionano come dovrebbero. Arriva sul campo di regata non carteggiata, con un piano velico pesante e vele non belle, prima testimone di come uno scafo decente ma senza una organizzazione solida alle spalle non possa far miracoli. L’equipaggio di dieci persone lavora duramente. Il defender è Madeleine di John Dickerson, con timoniere John Ellesworth. Le due barche sono di concezione simile: golette con le derive mobili, figlie di quelle barche che navigano per lavoro sui banchi di Terranova ed escono dai porti del nord america che hanno bassi fondali. Le regate sono senza storia, la barca americana è decisamente più veloce dello sfidante canadese. Nella terza regata America viene autorizzata a partire con i duellanti, sebbene qualche minuto dopo per non dar fastidio. Riesce a superare Countess of Dufferin e ad arrivare al traguardo prima di lei.

Dopo la sconfitta del 1870 James Ashbury vuole riprovarci subito e commissiona a Ratsey una goletta di immensa superficie velica: Livonia. Lancia la sfida attraverso il Royal Harwich Yacht Club. Gli americani dopo grandi discussioni rinunciano a far correre lo sfidante contro tutte le loro barche contemporaneamente, ma si tengono la possibilità di scegliere giorno per giorno tra quattro barche quella da mandare in campo, secondo le condizioni meteo. Nella disputa interviene personalmente Schuyler che ammette che per rispettare lo spirito del Deed of Gift l’incontro deve avvenire uno contro uno, così si corre la prima match race. Gli americani nel primo giorno nel primo giorno schierano Columbia, ancora dell’armatore Franklin Ogswood, una goletta con deriva mobile che batte facilmente Livonia. Columbia vince anche la seconda regata ma perde la terza per una avaria al timone. Per completare la serie gli americani scelgono Sappho di William Douglas, barca a chiglia fissa dalla mostruosa superficie velica che aveva navigato anche in Inghilterra, che vince altre due prove. La Coppa resta in America ma Ashbury e gli inglesi non sono affatto contenti del trattamento che è stato loro riservato e perdono la voglia di partecipare. Al suo ritorno in Inghilterra lo sfidante si lamenta e scrive di aver moralmente vinto le regate.

Un buon aggettivo per descrivere come Rolex collabora con il mondo della vela è “affettuoso”: è da anni una presenza costante, sicura, che ha consentito a tante delle regate più importanti del mondo di vivere e crescere. Sui traguardi più tosti è saldamente issato il marchio a coroncina degli orologi che tutti vogliono avere. E anzi ogni anno si aggiunge qualche linea di arrivo al punto che si può parlare di una sorta di monopolio, praticato però con stile e senza invadenza. Una scelta di campo che ha tenuto il marchio vicino alle grandi regate senza entrare nelle grandissime. Più volte in passato si è paralto di ingresso nel mondo della Coppa America, eppure è sempre stato rimandato. Non che l’investimento annuale sia poco, con il frazionamento di eventi proposti in tutto il mondo: il valore complessivo potrebbe anche far pensare che potrebbe con poco sforzo arrivaci davvero. Gli eventi Rolex sono una quindicina lungo l’anno, in tutti i mari del mondo: Mediterraneo ma anche Stati Uniti, Caraibi, Australia. In Italia si comincia a metà maggio con il Portofino Rolex Trophy per barche a stazza metrica cui segue la Capri Sailing Week che include la novità della Rolex Volcano Race: 400 miglia di altura. Segue il boccone importante della storica Rolex Giraglia Cup che si corre con l’organizzazione dello Yacht Club Italiano dal 18 al 25 giugno, dopo alcune regate costiere a St Tropez e la grande festa al castello, si parte per la “lunga” con arrivo a Genova. A metà agosto una di quelle regate che hanno scritto davvero la storia: la Fastnet Race, una volta prova conclusiva dell’Admiral’s Cup purtroppo caduta nell’oblio. Era un mondiale a squadre per nazioni che ha lanciato timonieri e progettisti, aspetta solo che qualcuno abbia il coraggio di riportarla in vita, Potrebbe, dovrebbe pensarci forse proprio Rolex.  A settembre si torna in Italia con le regate dedicate ai maxi yacht di Porto Cervo, più o meno nello stesso periodo si corrono a San Francisco le Big Boat Series. La stagione prosegue con la Invitational Cup di New York, Les Voiles de Saint Tropez. Si conclude alla grande con la Middle Sea Race che parte da Malta il 22 ottobre e con la sempre temibile Sydney to Hobart del 26 dicembre. Una ulteriore iniziativa: gli studenti dei business master delle facoltà di economia hanno di che sbizzarrirsi dal 22 al 25 settembre a Genova con la Rolex MBA’s Conference & Regatta, un evento cresciuto rapidamente, promosso da SDA Bocconi e ormai riferimento per equipaggi che arrivano da tutto il mondo.

Conferenza stampa dello Yacht Club Costa Smeralda: sede il Museo della Scienza e della Tecnica, argomento il ricco programma di regate. Barche normali, maxi e ultramaxi saranno li a girare attorno a Mortorio e Mortoriotto, come sempre, in un campo di regata sempre unico. Per il programma con le date e gli eventi meglio consultare il sito del club. La lista è lunga.  Lo Yacht club ha raccontato l’apertura di una nuova sede a Virgin Gorda, che sarà un riferimento caraibico per gli armatori che possono giocare con la doppia stagione.

La notizia interessante è anche che torna  Audi Azzurra Sailing Team, chiuse per il momento le ambizioni di Coppa Ameria, parteciperà al circuito Audi MedCup. L’iniziativa nasce dalla collaborazione con il socio dello YCCS, nonché noto armatore del TP52 Matador e del maxi Alexia, Alberto Roemmers. Lo scafo, progettato da Rolf Vrolijk, è attualmente in fase di ultimazione presso il cantiere King Marine di Valencia e sarà varato il 10 aprile. Il team è fatto dallo skipper Guillermo Parada, il tattico Francesco Bruni, già timoniere di Azzurra dal 2009, e dello stratega Vasco Vascotto, si allenerà nelle acque di Valencia in vista della partecipazione alla PalmaVela di aprile. Il battesimo ufficiale di Azzurra si terrà invece il 16 maggio a Cascais in Portogallo e da qui il giorno seguente avrà inizio il circuito Audi MedCup 2011.