I critici incalzano: questa Coppa America non sarà interessante, costa troppo, non c’è match race, non è il nostro sport antico. Ma è davvero così? Se si prova a spostare il fuoco della prospettiva per andare caccia di contenuti in realtà se ne trovano di forti: tecnologia, tecnica, novità. E’ una regata che ha sempre scritto la sua storia con la grammatica dell’innovazione. La goletta America non era un catamarano ma andava il doppio delle barche inglesi. I sontuosi J Class che con le loro linee ci ricordano decadenza e nostalgia erano in realtà i “mostri” del loro tempo, gli anni ’30. Barche qualche volta costruite con materiali destinati a durare poco, alcuni armati e progettati con l’aiuto di industrie aeronautiche, proprio come succede adesso per i catamarani della classe AC 72 voluti per portare spettacolo e rivoluzione in un mondo dove forse per inseguire il pubblico, bastava mettere a punto le riprese televisive e soprattutto farle davvero. Una delle giustificazioni (conferenza stampa di Roma, c’era ancora Mascalzone Latino nella parte del Challenger of Record) che hanno portato alla scelta dei cat c’era la televisione, ma adesso in pratica non sarà prodotta nelle fasi iniziali. Fiducia nella macchina, fiducia nella velocità, fiducia nel rischio e non della capacità di comunicare degli atleti e degli uomini: sono alcuni di quelli che potrebbero essere errori di prospettiva, indossando gli occhiali dello sport olimpico, che hanno portato verso questa che si è dimostrata essere una dimensione rischiosa anche se affascinante. L’estetica non compresa di questa Coppa è la velocità, marinettiana e definitiva. Negli anni trenta l’aviatore sir Thomas Octave Murdoch Sopwith, da sfidante di Harold Vanderbilt, per gli Endeavour aveva voluto i suoi ingegneri: dalle sue fabbriche erano usciti i Sopwith Camel cari a Snoopy che sui cieli d’Europa incontravano il Fokker del Barone Rosso. Dunque poco si inventa, tanto si applica, anche perché tutto quello che si muove in acqua somiglia tanto a quello che vola in cielo. E gli AC 72 volano sull’acqua con le loro vele rigide e le derive da aliscafo. Ala che già il magico Dennis Conner aveva usato per umiliare i neozelandesi nell’88 con il suo Stars & Stripes. Al bar adesso si parla in aeronautico: drag, fin, foil, wing, wetted surface, CFD computational fluid dynamics. Se dopo Azzurra e il Moro erano tutti professori in tattica dopo questa Luna Rossa saranno tutti ingegneri. Per vincere bisognerà star lontani dall’ avversario ed essere più veloci. Del resto siamo nel terzo millennio e la Coppa America è come un ago della bussola: si orienta dove va il mondo. Purtroppo si è già capito che questi catamarani sono troppo potenti, voluti così grandi per non esser più piccoli di barche di altre regate importanti alla fine sono attrezzi isterici: formidabili prestazioni, formidabili rischi. Come in Formula Uno? Si, no, quasi: passato il tempo in cui salirci era sinonimo di vivere a tomba aperta le auto hanno raggiunto un grado di sicurezza notevole perché se ne conoscono le reazioni. Lo stesso carbonio con cui sono costruite le barche serve per realizzare una cellula di sicurezza dove il pilota è protetto. Questa strada di questa tecnica è sicuramente impervia, criticabile, soprattutto perchè sul piano emotivo una morte, oltre tutto così mal gestita, pesa e peserà ancora molto. Qualcosa però di questo nuovo mondo resterà. I kiwi hanno imparato la lezione: hanno costruito una barca che non gli piaceva, per vincere e cambiare le regole. Anche la poesia di un equipaggio condotto da un uomo di sport vero come Grant Dalton (che la sua velocità non sia casuale?), che ricordiamo agli smemorati ha vinto un giro del mondo in catamarano con un prosciutto nascosto nell’albero da Stefano Rizzi. Dalton, manager a terra e grinder in volo, è un simbolo di come si possono ottenere i risultati, di come si costruisce una squadra vincente soldi o non soldi. La vittoria, come la mediocrità, sono un metodo di vita, un driver che cala in ogni squadra, un carattere. Per i kiwi, comunque vada a finire, vincere è una professione che si pratica con una grammatica di eventi e desideri che sono molto lontani dalla vela come la conosciamo in occidente, tutta aperitivi e mondanità. Certo esistono anche quelle cose li, ma non sono la sostanza. Comunque vada ci ricorderemo di questa Coppa, cercheremo di capire quanto Oracle abbia aiutato Artemis dentro e fuori dalla sala Giuria, così come Luna Rossa non sia veloce quanto New Zealand. Ma un ricordo forte sui libri ci sarà. E questa è Coppa America.
Ultima corsa di luglio domenica notte per Emirates Team New Zealand che dopo aver navigato contro Luna Rossa per conquistare il nono punto dei Round Robin della Louis Vuitton Cup ha comunicato che esercita il suo diritto di presentarsi sul campo la prossima volta per la prima regata della finale della selezione sfidanti che inizia il 17 agosto. La regata contro i nostri eroi è stata la solita formalità: una partenza appena più combattuta e poi una cavalcata solitaria verso l’arrivo con la consueta tecnica perfetta e il vantaggio che cresce a ogni boa per fermare il cronometro a 3 minuti 20 secondi. Poco dopo la fine della regata è salito a bordo Tom Cruise, mossa brillante del sindacato condotto con forza da Grant Dalton che a 56 anni suonati non rinuncia a salire sugli AC72 come grinder. Aver accolto a bordo di Aoteroa un ospite così “delicato” è per i neozelandesi una ulteriore dimostrazione di forza. L’affermazione di essere del tutto tranquilli per la sicurezza della loro barca. Qualcuno ha fatto anche notare che Cruise è il nome di un missile molto famoso, come sta diventando la barca degli All Black della vela. Per i kiwi la decisione di saltare la fase semifinale, che inizia il 6 settembre, era piuttosto ovvia: nessuno rischierebbe la barca (con i rischi che si corrono sotto il Golden Gate) in regata. Lo skipper Dean Barker ha detto che “abbiamo deciso di usare il tempo che abbiamo per migliorare la nostra tecnica di partenza e mettere a punto alcuni particolari della barca”. Emirates Team New Zealand, va ricordato, è l’unico sindacato che ha due barche “full foiling” ovvero realizzate fin dal primo momento per volare sull’acqua. Il defender Oracle ha modificato la prima barca ed esiste una concreta differenza tra prima e seconda, che si traduce in allenamenti peggiori contro se stessi. Nella vela tradizionale capita che la barca lepre per stimolare l’equipaggio titolare venga resa più veloce (si dice metterla fuori stazza, è come aumentare la cilindrata) ma nel caso di Oracle è palese che la barca modificata sia più lenta. La semifinale Louis Vuitton Cup sarà quindi una questione tra Luna Rossa e Artemis che a oggi non ha ancora disputato una regata e ha navigato pochi giorni sul campo cercando di uscire dalla pessima situazione in cui è precipitata dopo l’incidente di Andrew “Bart” Simpson. L’incontro somiglia a quello della finale Louis Vuitton del 2000 quando Luna Rossa era contro AmericaOne di Paul Cayard e i due disputarono una delle regate più combattute della storia finendo 5 a 4. Adesso Cayard è CEO, con qualche critica da smantellare, del sindacato svedese. Il pronostico è a favore di Luna Rossa, che è decisamente in difficoltà contro New Zealand ma che dovrebbe reggere il passo contro gli svedesi. Si è allenata a lungo, anche se come ricorda Max Sirena: “stiamo navigando con barche di una formula molto nuova, la curva di apprendimento è molto ripida e possono esserci sorprese. Artemis potrebbe aver indovinato la barca ed essere più rapida di noi anche con modesto allenamento”. Vero, anche se proprio gli incontri tra Luna Rossa e New Zealand ci hanno insegnato quanto sia determinante anche saper portare la barca al massimo livello.
La Coppa America prosegue lentamente e pesantemente criticata da più parti, forse è un po’ presto per tracciare un bilancio, anche se i conti in tasca ai sindacati si fanno per sentito dire e nessuno rinuncia a dire che costa troppo anche se è piuttosto evidente che cota meno del 2007. Quel che sembra certa è la incapacità degli organizzatori di fare audience: doveva essere la Coppa del Web ma i contatti sul canale You Tube sono ridicoli (5500 durante l’ultima regata ETNZ contro Luna Rossa), forse un segno che i diritti Tv andavano regalati per tempo e che il Web non è ancora abbastanza per conquistare pubblico.
E’ andata meglio la seconda regata di Luna Rossa contro i “mostri” di Emirates Team New Zealand, meglio nel senso che il distacco finale di 2 minuti e 20 secondi segna un progresso rispetto alla prima regata, chiusa con oltre cinque minuti di ritardo. Meglio la partenza, con Luna Rossa avanti di mezza lunghezza sugli avversari, e meglio la velocità complessiva. Tuttavia…. I neozelandesi hanno corso con la loro Aotearoa, questo il nome della barca, come se niente fosse quasi tutta la regata con la sola ala, dopo aver rotto il fiocco nella prima bolina ed averlo abbandonato in mare dopo aver capito che non era possibile rimetterlo a posto a bordo. Che su queste barche il piccolo fiocco, con vento deciso, serva solo a fare le manovre (soprattutto per spostare la prua) e che non contribuisca granché alla propulsione era noto però loro hanno corso come se niente fosse, applicando tutte le loro solite bravure e tecniche di regata, compresa la strambata restando in sospensione sulle derive. Ancora una volta i neozelandesi guidati a terra da Grant Dalton e in mare da Dean Barker, hanno dato una bella lezione di vela a tutti, trasformando quello che poteva essere un disastro in una giornata normale. Freddi a bordo, composti, hanno aspettato che Adam Beashel tentasse di ammainare la vela, poi strappata dal vento, controllando Luna Rossa che non ha potuto profittare dell’occasione. Con il punto fatto nella seconda regata vera, con un avversario sul campo, hanno anche praticamente conquistato la qualifica alla fase finale della Louis Vuitton Cup, significa (ma probabilmente non lo faranno, anche se esiste il concreto rischio di rompere qualcosa) che potrebbero presentarsi sul campo di regata dopo la metà di agosto per incontrare il vincitore tra Luna Rossa e Artemis, che in questi giorni dovrebbe finalmente mettere in acqua la seconda barca. Mentre Artemis insiste nel voler usare i timoni adesso proibiti che gli assicurano d navigare meglio e Sirena glielo nega dicendo “non è un pezzo di ricambio che manca, loro i timoni giusti li hanno e non li vogliono usare” si discute una protesta un po’ ridicola contro Luna Rossa: ha disertato (era il tempo i cui si aspettava la discussione di una più sostanziale faccenda riguardo il regolamento, che poi ha dato ragione a Luna Rossa) la festa inaugurale di Louis Vuitton, mandando solo una piccola rappresentanza e non tutto l’equipaggio. Luna Rossa contro protesta lamentandosi per un manifesto dove compare riconoscibile ma senza scritte Prada, cancellate in Photoshop. Max Sirena, sintetizza così la giornata: “Il fatto che oggi Emirates Team New Zealand non abbia perso molta velocità nonostante navigasse senza fiocco non ci ha stupito. Avevamo già sperimentato in precedenza quanto sia l’ala a determinare la velocità effettiva degli AC72. Di bolina il fiocco aiuta nelle virate e, in alcune condizioni, a stringere qualche grado di più, ma costituisce anche un attrito. Questa settimana siamo riusciti a ridurre il distacco con i neozelandesi lavorando non solo su alcuni aspetti tecnici ma anche sulla gestione dell’imbarcazione e delle manovre. Abbiamo iniziato questa campagna di Coppa America con più di anno di ritardo rispetto agli altri team e stiamo utilizzando i Round Robin per mettere a punto l’assetto a bordo e gli aspetti progettuali in vista delle semi-finali della Louis Vuitton Cup. Siamo sulla buona strada ma dobbiamo ancora progredire sia nella tecnica che nelle manovre.”
Emirates Team New Zealand ha vinto senza nessun problema la prima regata del Round Robin 2 della Louis Vuitton Cup, regata di selezione della America’s Cup edizione 34, per la prima volta in una regata vera contro Luna Rossa. I kiwi si sono dimostrati, purtroppo, molto superiori in ogni situazione dimostrando non sono di avere una velocità impressionante ma anche di saper manovrare la barca come fosse un giocattolo. Forse i nostri eroi di grigio vestiti si aspettavano qualcosa di più, di essere più vicini agli avversari con cui condividono parte del progetto, degli allenamenti e delle speranze di strappar via da San Francisco la vecchia brocca per riportarla a una dimensione più umana. Ma dalla partenza, dove sono stati “parcheggiati” come si trattasse di una regata di monoscafi, all’arrivo i ragazzi di Luna Rossa hanno costantemente perso terreno fino a fermare il cronometro a un ritardo di 5 minuti e 23 secondi: è tanto, addirittura troppo per il regolamento che considera classificate la barche che arrivano entro i 5 minuti e considera DNF chi supera il traguardo oltre quel limite di tempo: do not finish è una brutta definizione per una prima regata vera. Insomma sono apparsi più movimentati i giorni di attesa del responso del ricorso alla Giuria Internazionale e le reazioni successive che la regata. Spettacolo? Si, anche se c’è tutta una popolazione di forti critici di questo modo di fare Coppa America, che vorrebbe tornare alle barche che si sfiorano e danzano in un duello ravvicinato. L’equipaggio neozelandese è di per se uno spettacolo vero da vedere: precisi alla perfezione in ogni manovra, assolutamente padroni della tecnica del foiling, che quel modo di volare sull’acqua sollevandosi sulle derive, capaci di cambiare direzione in poppa restando in volo trattando il pericoloso AC72 come una deriva da spiaggia. Per la prima volta in una regata vera una barca a tagliato la linea di partenza alla velocità di 40 nodi, che fino a pochi anni fa sarebbe stato di per se un record da raggiungere ma che è una velocità che sia Emirates Team New Zealand sia Luna Rossa hanno superato più volte. Dice Max Sirena lo skipper di Luna Rossa: “Ovviamente non sono contento del risultato, ma la nota positiva è che una grossa parte del distacco può essere attribuita a fattori facilmente migliorabili come le manovre e la tecnica di navigazione. Di sicuro dobbiamo migliorare anche le performance della barca, soprattutto di bolina, ma anche per questo abbiamo dei nuovi sviluppi tecnici che saranno pronti a breve. Come abbiamo sempre detto, i round robin fanno parte di un processo di apprendimento e di sviluppo tecnico per essere competitivi in semi finale”. La Louis Vuitton Cup, mentre il suo inventore Bruno Troublè è stato avvistato a Venezia in procinto di partire per la Croazia con la sua barca e gli amici (che la dice lunga di come vede e sente le regate), prevede in luglio altre tre regate “vere” tra Luna Rossa ed Emirates Team New Zealand: il 21, 23 e 28. Il terzo sfidante Artemis è sempre fermo in porto, alla prese con i collaudi e la il vuoto che si è aperto nel team dopo l’incidente e al momento stanno effettuando collaudi alla seconda barca che ha subito modifiche strutturali.
Il presidente della Giuria Internazionale della America’s Cup David Tillet ha impiegato 23 pagine per dare ragione a Luna Rossa e Emirates Team New Zealand: in sostanza dice che il direttore di regata Iain Murray, cui più volte viene riconosciuta la professionalità, non aveva il diritto di cambiare la regola di stazza dei timoni all’interno delle raccomandazioni previste per alzare il livello di sicurezza delle regate di San Francisco. In più non c’è evidenza che quella incriminata fosse una regola richiesta dalla Coast Guard, che si è occupata di sicurezza del traffico marittimo, delle barche spettatori ma non è entrata e non poteva farlo nel merito tecnico delle regole di stazza. Murray doveva, per modificare quella regola nel rispetto del protocollo, avere l’unanimità dei consensi dei partecipanti. In molti si erano chiesto se era una Giuria davvero indipendente dopo averla vista nella divisa ufficiale della America’s Cup numero 34. Lo era… Luna Rossa era difesa da Marco Mercuriali e Luis Saenz de Mariscal che hanno fatto parte anche della campagna 2007 ma anche da un avvocato locale associato a uno degli studi più importanti di San Francisco. Si chiama Aaron J Foxwhorthy ed è nello studio Coblenz Patch Duffy & Bass. Risultato? Luna Rossa è scesa in acqua sola per la sua prima regata contro il fantasma di Artemis, che a questo punto vede la sua situazione precipitare, secondo lo skipper Paul Cayard senza i timoni simmetrici, quelli voluti da Murray, non può navigare. In realtà non è giusto scrivere così: non può essere competitivo contro chi si è praparato meglio. Luna Rossa ha chiesto di regatare sui cinque lati del percorso. La situazione sblocca, in qualche modo, le regate, dopo che lo sponsor della selezione sfidanti Louis Vuitton si era dimostrato poco contento e anche la città di San Francisco cominciava a fare i conti con il flop della manifestazione. La notizia che Luna Rossa ha scelto di continuare le regate è arrivata con uno stringatissimo comunicato, precedente alla pubblicazione del dispositivo della Giuria Internazionale, nello stile asciutto di Bertelli e Sirena: ” San Francisco, 11 Luglio 2013. Il team Luna Rossa Challenge 2013 ha preso la decisione di proseguire la propria partecipazione alle regate della 34^ America’s Cup”. Cosa succederà adesso? Un luglio fatto di qualche incontro con i kiwi, che sarà molto interessante, e qualche regata solitaria per completare i Round Robin di una Coppa America che finora ha vissuto toni surreali. In agosto gli scontri veri per arrivare alla sfida di settembre contro Oracle.
questo il link per il documento della Giuria Internazionale
http://noticeboard.americascup.com/wp-content/uploads/2011/08/JN075.pdf
Luna Rossa ha protestato Iain Murray, direttore di regata, e preme per una udienza della Giuria Internazionale entro la prima regata. Emirtes Team New Zealand aveva già depositato una protesta simile e l’udienza è stata fissata dopo la prima regata in programma, ovvero il giorno 8. E’ abbastanza chiaro che non si può regatare nell’incertezza delle regole che imporrebbero delle modifiche ai timoni e alla loro posizione.
Le nuove regole firmate unilateralmente da Murray, è l’accusa, in nome della sicurezza modificano invece il regolamento di stazza delle barche, cambiando la maniera di realizzare i timoni che finora dovevano essere costruiti in maniera asimmetrica perché dovevano restare nella larghezza massima della barca. Questo ha comportato difficoltà nel design e nella struttura dell’asse, sottoposta a carichi particolari.
Rendere gli elevatori (le pinnette che stanno sotto la pala) simmetrici significa che possono sporgere di più e diventare pericolosi, perché chi eventualmente casca in mare può essere facilmente colpito.
Perché introdurre questa norma? Oracle secondo Max Sirena ha costruito la seconda barca pensando già a una modifica della regola sui timoni. Secondo i kiwi anche Artemis trae vantaggi da questa regola. Finora Oracle barca non ha dimostrato di poter navigare in foiling con un assetto stabile, questo mentre i kiwi hanno imparato a strambare senza perdere la condizione di “volo”, con un vantaggio notevole. Artemis invece dopo la rottura della prima barca vive nel caos più totale e Paul Cayard appare sempre più isolato all’interno del team. Al di la delle scelte progettuali fatte all’inizio che hanno portato verso uno scafo non foiling poi modificato, le critiche verso di lui sono anche riguardo l’organizzazione generale, con il ritardo che appare eccessivo e non coerente con quanto successo nel varo della seconda barca. Correndo all’indietro verso il 2000 quando Paul fu il grande nemico della prima Luna Rossa, bisogna ricordare che anche allora la sua seconda barca arrivò con un certo ritardo e scese in acqua senza una messa a punto adeguata. Da una parte la mancanza di fondi e dall’altra la voglia di allungare i tempi del design erano alla base della situazione. I difetti che aveva nell’attrezzatura di coperta (uno erano gli stopper dei bracci spi a pedale, che con vento forte lasciavano scorrere la cima che gli sono costati almeno una regata) sono stati determinanti nel risultato finale contro la più “rodata” Luna Rossa.
Tutto questo succede mentre ormai un coro di commenti vorrebbe il ritorno della Coppa in Nuova Zelanda con regole più “fair”. E ovviamente la mente corre al paragone con la Coppa 2007, criticata per gli stessi motivi, ovvero la voglia del defender di imporre le sue regole quando e come voleva, ma che a questo punto appare “migliore” di questa, dove queste iniziative vengono prese con grossolana superficialità e non con un tentativo di essere credibili.
In fondo il risultato non cambia, purtroppo, e la America’s Cup sta perdendo il suo patrimonio di credibilità e leggenda. Le radici della situazione attuale affondano nell’edizione 2007 da cui si è usciti con una cruda e inutile disputa legale, dunque senza una volontà comune che avesse come comune denominatore i valori sportivi.
Il comunicato di Luna Rossa:
San Francisco, 2 luglio 2013 – Oggi il team Luna Rossa Challenge 2013 presenterà una protesta alla Giuria Internazionale della 34^ America’s Cup chiedendo l’annullamento delle regole introdotte dal Direttore di Regata venerdì 29 Giugno (Regatta Notice 185 e 189). Luna Rossa considera che, pubblicando questi documenti, il Direttore di Regata abbia sfacciatamente violato i regolamenti che reggono la 34^ America’s Cup, eccedendo la sua giurisdizione e la sua autorità. Come è universalmente noto, uno dei pilastri fondamentali di qualunque America’s Cup è il Regolamento di Classe, regolamento che viene proposto dal Defender ed è accettato dai challenger al momento in cui lanciano la sfida. Queste regole possono essere cambiate unicamente con il consenso unanime dei team concorrenti (Art. 4 del Regolamento di Classe degli AC72), come è successo per oltre una dozzina di emendamenti introdotti durante questa Coppa. Questa è una garanzia fondamentale a tutela dei diritti dei challengers. Lo scopo di questa norma è di impedire al Defender – o a qualunque terzo – di cambiare le regole del gioco improvvisamente e/o unilateralmente, come il Direttore di Regata sta tentando di fare in questo caso: il suo è un chiaro tentativo di mettere fuori stazza la nostra barca, a soli pochi giorni dall’inizio delle regate, con la scusa della sicurezza. Luna Rossa è assolutamente favorevole all’introduzione di nuove e più severe norme di sicurezza (ha votato in favore di 35 delle 37 Raccomandazioni del Direttore di Regata), ma le regole relative ai timoni, agli elevatori dei timoni nonché al maggior dislocamento non hanno nulla a che vedere con la sicurezza; il loro unico effetto e la loro sola ragione di essere è quello di aumentare la velocità e le performance della barca. Luna Rossa ha anche chiesto alla Giuria di programmare l’udienza a una data precedente alla prima regata dei Round Robin (Luna Rossa contro Emirates Team New Zealand), in calendario il 7 Luglio. Come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di Alameda il 17 Maggio, Luna Rossa è desiderosa di regatare nella 34^ America’s Cup, nel rispetto dei regolamenti che la governano, ma non accetterà nessuna imposizione contraria alle regole vigenti nel momento in cui ha lanciato la sfida.
Ecco un buon articolo di VSail
the-luna-rossa-base-in-san-francisco-max-sirena-and-the-bullshit
La Coppa America è ormai stritolata tra il brutto incidente di Artemis, l’obbligo di proseguire con un programma di regate “spettacolo” per soddisfare i contratti con gli sponsor, la mancanza di budget per mancanza di sponsor e disamore di Larry Ellison. Insomma, per quanto sia stato bravo al timone Russell Coutts da manager finora non ha saputo davvero assicurare alla Coppa lo spettacolo promesso. Capita spesso che gli atleti non siano in grado di mettere a frutto la fama e la stima e finiscano per ottenere risultati peggiori di avversari mediocri sul campo ma più strutturati nel mestiere di manager. Può darsi che sotto sotto Russel sia contento perchè salgono la possibilità di trattenere la Auld Mug a San Francisco ma in ogni caso sorprende mica poco, ad esempio, che dopo aver sbandierato i contenuti di spettacolo della nuova formula e tutte le camere on board per restituire l’azione fin nei dettagli non esista ancora un vero piano di produzione per la Louis Vuitton Cup che si avvia verso la sua ultima edizione dopo trent’anni di onorato servizio.
Il programma di Artemis prosegue con ritardo e con un team poco motivato. Il progettista Juan Kouyoumdjian è stato sollevato dall’incarico assieme ad Andrea Avaldi ingegnere strutturalista. Ci spiace per Andrea, che conosciamo come bravo professionista. Purtroppo in questi casi qualcuno deve pagare… Resta la perplessità di come sia possibile porre rimedio o modificare la struttura della seconda barca senza quelli che l’hanno disegnata. Il progettista armeno-argentino è sempre stato criticato per l’atmosfera che ha creato nel team di progettazione al punto che molti hanno lasciato il team prima del tempo e in tempi non sospetti. La barca, lo potete leggere piu sotto, sarà varata nei primi giorni di luglio e inizierà a navigare appena possibile, il panorama più realistico è che i round robin di luglio saranno solo un periodo di allenamento per Emirates Team New Zealand e Luna Rossa, che si giocheranno solo il diritto a essere capolista nelle semifinali cui Artemis accederà come terzo. La fase calda è dunque solo agosto, come ragionevole con sole tre barche in acqua. Tutta la fase precedente è un “obbligo” un po inutile ma necessario. E’ prevedibile una presa di posizione di ETNZ e Luna Rossa nelle prossime ore.
Ecco il comunicato ufficiale:
Artemis Racing ha reso noto di aver ripreso la preparazione in vista dell’America’s Cup. La partecipazione del team era stata messa in dubbio dopo il tragico sinistro che, lo scorso mese, è costato la vita a un membro del team. Lo sfidante svedese ha confermato di aver iniziato a preparare il secondo AC72, che verrà sottoposto a un’approfondita serie di test. Quando il team sarà soddisfatto dei risultati e la barca sarà pronta, Artemis Racing prenderà parte alla Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series. “La decisione di Artemis Racing di proseguire la sua avventura sarà d’esempio per gli appassionati – ha detto Stephen Barclay, CEO dell’America’s Cup Event Authority – Sono sicuro che saranno supportati in modo massiccio dai fan”. “Stiamo lavorando contro il tempo per preparare la barca e il team a regatare – ha commentato Paul Cayard, CEO di Artemis Racing – Dobbiamo sca
lare una montagna, ma il nostro obiettivo è varare la barca a inizio luglio e cercare di regatare per la fine del mese“. “Sapere che Artemis Racing si sta preparando per essere sulla linea di partenza è una grande notizia – ha aggiunto Barclay – Non credo che saranno pronti per le prime regate, ma senza alcun dubbio la comunità dell’America’s Cup li supporterà in ogni modo possibile”. In seguito alla conferma giunta da Artemis Racing, il Regatta Director Iain Murray ha aggiornato il programma dell’evento, in modo da soddisfare una delle Raccomandazioni sulla Sicurezza introdotte dopo l’incidente, quella relativa alla riduzione da sette a cinque dei turni preliminari. Una disposizione voluta dai team, che chiedevano più tempo tra una regatta e l’altra per effettuare le manutenzioni. La Summer of Racing inizierà con la cerimonia di apertura del 4 luglio, seguita, il 5 luglio, da una regatta di flotta con il Defender e gli sfidanti. La Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series, si aprirà il 7 luglio.
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