Il massimo trofeo velico

Finalmente hanno perso… i padroni di casa hanno interpretato male la regata contro Aleph e hanno perso malamente nella prima prova del sesto volo del Louis Vuitton Trophy. Emirates Team New Zealand incasella un disastro dietro l’altro: dopo una partenza quasi vinta e una bolina persa rompe il genoa e perde ogni possibilità di rientrare in regata. Dopo il loro match il direttore delle operazioni in mare Peter Reggio decide che il vento è troppo e di rimandare al parcheggio le barche in attesa che la situaizone migliori. Non succede e quindi c’è anche il rinvio dell’incontro tra Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team. Le due squadre erano amichevolmente cariche e pronte. In una giornata del genere, vento a venti nodi, sembra che l’equipaggio vitaminizzato americano della barca di Onorato abbia qualche cavallo in più in pozzetto per regolare le vele. Richiamare il genoa non è roba da poco, anche se al momento stanno usando dei genoa meno potenti di quelli della configurazione originale, che hanno le stecche in alto.  Si riprende con il programma dell’ultimo volo e quindi l’incontro tra le italiane passa in coda alla manifestazione: penultima regata del primo Round Robin. Dopo inizierà una fase eliminatoria in cui in quattro regate si  decideranno le due escluse e le due che passano alla semifinale. In pratica dopo i quattro incontri diretti di questa fase (il primo incontra l’ultimo etc) delle quattro vincitrici le due che hanno l’eredità del punteggio migliore del round robin vanno in semifinale. Delle quattro sconfitte le due con il punteggio peggiore del primo round vanno a casa. Le quattro che restano corrono il quarto di finale. Un complesso sistema che potrebbe riservare qualche colpo di scena costruito per limitare le regate avendo a disposizione solo due barche.

Cominciamo dalla cavalcata vittoriosa di Mascalzone Latino Audi Team contro Artemis. Intanto una premessa: il timoniere Gavin Brady e il tattico Morgan Larson hanno navigato in Coppa America nel 2000 su America One chiamati dal maestro Paul Cayard. Anche il timoniere di Artemis Terry Hutchinson era su quella barca che ha fatto tanto soffrire Luna Rossa. Insomma, una regata che era anche una riunione di famiglia, se così si può dire. Una regata in cui Gavin ha sfoderato tutta la precisa aggressività di cui può disporre: enfant terrible, svelto nel prendere fuoco ha un carattere duro. Ma anche una mano felice alla ruota, ed era un giorno buono. Decisiva la partenza: dopo uno scambio di cortesie nel dial up (la manovra in cui le due barche sono ferme contro vento) Mascalzone insegue l’avversario per controllarlo. Artemis tenta una strambata per liberarsi, ma il tattico Morgan Larson alza la bandiera di protesta e gli umpire gli danno ragione: strambata troppo vicina all’avversario. Correre una regata così breve con una penalità è un pesante fardello, che influenza ogni decisione. Per vincere ci sono due possibilità: una è pareggiare i conti e somministrarne una all’avversario e poi stargli davanti. L’altra è conquistare un vantaggio di almeno centocinquanta metri. Mascalzone Latino non ha lasciato spazio agli avversari e ha chiuso la regata primo sulla linea di arrivo nonostante un pasticcio con il gennaker alla prima issata. Racconta il timoniere della barca di Vincenzo Onorato e Larà Ciribì descrivendo la penalità: “Le regole sono chiare, per avere le mure a dritta devi avere le vele a dritta… e loro non le avevano. Ci hanno dato la possibilità di conquistare una penalità e noi l’abbiamo sfruttata. Dopo abbiamo manovrato per non correre rischi e siamo rimasti sulla destra del box di partenza. Il gennaker non era armato bene ed è uscito… non avevamo ancora il tangone ed eravamo un poco in ritardo”.

Azzurra invece non riesce nell’impresa di battere Emirates Team New Zealand e accomodarsi a pari punti in testa alla classifica. Ci era riuscita a Nizza, per due volte di seguito nella finale in una umida mattina di bonaccia e nebbia di fronte al lungomare, non riesce a Auckland. Anzi, la barca italiana è sempre stata molto lontana dagli avversari, che l’hanno dominata in partenza e lungo il percorso. La scelta fondamentale è stata quella iniziale: da che parte del campo cercare il vento migliore. Volevano tutti la sinistra, kiwi e azzurri. Ma l’ha ottenuta Dean Barker usando tutta la energie di cui può disporre. La regata, in pratica, si è chiusa lì, nei pochi minuti della partenza e non si è mai riaperta. La situazione in classifica per Azzurra cambia radicalmente, perché deve lasciare il secondo posto e si ritrova a tre punti assieme ad altri ormai pericolosi avversari. Dice Gabriele Bruni, fratello del timoniere Francesco che naviga con il ruolo di stratega, ovvero l’uomo che sale sull’albero in cerca del vento: “la chiamata era per il pin end (ovvero il lato sinistro della linea di partenza) ma l’hanno conquistato loro. Abbiamo iniziato a navigare a destra del campo in una situazione in cui era sempre più difficile tornare. Speravamo in una rotazione del vento che non è mai arrivata”. Replica Francesco: “Una giornata negativa, non sono riuscito a dare a Tommaso la sinistra che mi chiedeva in partenza, poi lungo la bolina abbiamo sperato che il vento tornasse un po’ ma non è mai successo. Adesso dobbiamo guardare avanti”.

Le altre regate del giorno vedono prevalere senza troppe difficoltà TeamOrigin nei confronti dei russi di Synergy e All4One ai danni di Aleph.

Mancano due soli giorni alla conclusione del primo round robin e comincia a diventare importante conquistare punti, anche se non determinante per il passaggio alla fase eliminatoria successiva. I neozelandesi sono imbattuti e dietro di loro ci sono quattro barche con tre punti. Nel programma del sesto volo l’incontro diretto tra Azzurra e Mascalzone Latino Audi Team, determinante per la classifica. Tra gli equipaggi dei due team c’è grande amicizia… ma i doveri di classifica faranno la loro parte in mare.

Nel quarto giorno del Louis Vuitton Trophy di Auckland le due barche italiane incassano non senza sofferenza due vittorie importanti. Per Azzurra significa il secondo posto in classifica dietro la intoccabile New Zealand mentre per Mascalzone Latino Audi Team significa tenere aperta la regata. Per lui infatti chiudere la giornata con un solo punto era molto pericoloso. Azzurra correva nel terzo match del giorno, dopo che Emirates Team New Zealand aveva battuto bene, e come potrebbe essere diversamente, la barca franco tedesca All4One per 26” e Team Origin consludeva davanti a Aleph con due minuti e 11 secondi complice una penalità conquistata in partenza. Per una collisione tra le due barche in partenza Aleph è stata anche penalizzata di un punto in classifica.

Azzurra scendeva in campo ancora una volta intimorita dal vento sostenuto, l’avversario era Artemis di Paul Cayard e Terry Hutchinsons, coppia temibile che infatti ha sostanzialmente vinto la partenza e controllato molto bene gli italiani nella prima bolina. Il vantaggio degli svedesi, 44”, poteva essere sufficiente a girare la boa con tranquillità e iniziare a navigare verso il cancello di poppa. Invece a bordo della barca svedese si scompongono: il tangone casca in acqua e viene trascinato verso poppa, si schianta sulle sartie e trascina il gennaker sotto la barca. Artemis a quel punto è ferma, non può navigare e Azzurra la sorpassa a tutta velocità. Gli svedesi non possono fare altri che ritirarsi mentre Azzurra porta a casa un punto prezioso. Il commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda Riccardo Bonadeo dice: “E’ un punto importante, ci serve e ce lo teniamo… ma a noi non piace davvero vincere così, per abbandono”. Resta la sensazione che a bordo della barca italiana ci sia qualcosa da mettere a punto, la bolina era stata tutta in “controfase”, anche nella terza regata contro All4One è stato un errore non aver usato il vantaggio delle mure a dritta.

Nella quarta regata Mascalzone Latino Audi team ha incontrato i russi di Synergy. In partenza Karol Jablonky, come altre volte, è riuscito a conquistare la posizione che voleva mentre Mascalzone cercava di spingerlo oltre la linea in anticipo. La manovra non gli è riuscita e agli italiani è toccato partire in ritardo, costretti a inseguire. A metà bolina Jablonsky concede un inspegabile regalo alla barca italiana, che può “scambiare” e portarsi a navigare a destra. La posizione le servirà un paio di incroci dopo per inchiodare i russi oltre la layline e portarli in boa con un ritardo di una ventina di secondi. I russi tentano di riaprire la regata lungo il lato di poppa ma non ci riescono neanche quando sulla barca italiana l’ammainata del gennaker non riesce e la grande vela resta avvolta sul genoa. Per Mascalzone Latino Audi Team con il guidone del Challenger of Record, il Club Nautico Roma, è la seconda vittoria, con soddisfazione nel team italiano. “Una vittoria importante – dice Flavio Favini – In partenza abbiamo tentato di spingerlo oltre la linea ma è stato bravo a rimanere dentro, e noi abbiamo pagato con il ritardo sulla linea . Poi abbiamo navigato meglio nella prima bolina e abbiamo sfruttato bene l’opportunità che ci hanno lasciato quando siamo andati sulla destra… oggi essere a destra era oro”.

Nelle regate del quinto giorno Azzurra incontrerà i padroni di casa di Emirates Team New Zealand, mentre a Mascalzone Latino Audi Team tocca Artemis.

C’era vento forte nel Waitemata Harbour nel terzo giorno delle regate del Louis Vuitton Trophy: poche nuvole veloci, sole intenso. Condizioni che piacciono ai velisti del posto, infatti sono usciti in tanti con le loro barche per godere lo spettacolo di grande vela. Le due barche italiane avevano impegni importanti. Per Azzurra, in regata nella seconda prova del giorno c’era da dimostrare che l’equipaggio considerato fortissimo con le brezze leggere del Mediterraneo era in grado di interpretare anche una giornata difficile. Purtroppo il team franco tedesco All4One è riuscito a interrompere la serie positiva di Francesco Bruni e del suo equipaggio somministrandogli la prima sconfitta con un distacco di 46″. Dopo una partenza in cui il timoniere Sebastien Col ha mostrato i denti il momento chiave è verso la fine dell’ultima bolina, mentre Azzurra è a destra e ha quasi una lunghezza di vantaggio All4One riceve una aiuto da un salto di vento, si porta in una situazione favorevole e costringe gli italiani a navigare oltre la layline. In quel momento non tutto è perduto anche se All4One gira la boa con un piccolo vantaggio. Nella rapida corsa verso il cancello di poppa Azzurra mette la prua avanti, ma ancora una volta gli avversari la costringono a navigare fuori dal campo e a risalire verso il cancello di bolina. Qui un problema issando il genoa. Su All4One cominciano a pensare di aver chiuso la pratica navigando di bolina in “lose cover” con gli italiani. Il vento salta e avvicina Azzurra, ma non basta. Azzurra tenta un gybe set che non riesce. Insomma è una giornata buona per prendere appunti degli errori da non fare. Capita. Dice Francesco Bruni “ovviamente sono meno felice rispetto a ieri, ma è stata una regata molto combattuta, c’era un bel vento. Abbiamo vinto la partenza e abbiamo fatto un bel lavoro nella prima bolina, poi abbiamo commesso un errore di pianificazione e lì All4One ci ha superato. Sono stati più bravi di noi, ci hanno tenuti controllati bene e non hanno commesso errori. Hanno disputato un ottimo match e si sono meritati la vittoria”.Nella terza regata del giorno è andata meglio a Mascalzone Latino Audi Team che segna sul tabellone la sua prima vittoria ai danni di Aleph, il team francese condotto da Bertrand Pace, un uomo di rara esperienza nel grande gioco della Coppa America. Gavin Brady ha mostrato subito di essere in una delle sue giornate buone, maltrattando l’avversario fin dal box di partenza con scelte precise. Brady e il tattico Larson hanno navigato a sinistra conquistando tutti i vantaggi di piccoli salti e spingendo l’avversario oltre la lay line in prossimità della boa di bolina. La regata si chiude lì, senza che i francesi riescano a reagire e tornare vicini all’avversario. Per Mascalzone, dopo le prime due regate dominate dall’incertezza, è un punto importante.
Nella prima regata della giornata Emirates Team New Zealand ha battuto Team Origin. Dopo una rincorsa serrata gli inglesi al momento di ammainare il gennaker fanno una gran confusione. Ben Ainslie dirà dopo l’arrivo “abbiamo cercato di cambiare programma, ma la prua non era pronta. Lo abbiamo pagato”. Con il tangone rotto e altri danni a bordo gli inglesi sono fuori gioco e i kiwi restano a pieni punti.

Nella quarta regata di Artemis controlla fin dall’inizio molto bene Synergy che prende anche una penalità. Le due barche partono appaiate vicino alla boa ma Artemis si avvantaggia subito sulla sinistra. Per gli avversari ci sono poche speranze di ribaltare il risultato.

Si, il nuovo pericolo si chiama “monotipo”, una cosa a cui stanno pensando in questi giorni. La barca per la prossima Coppa America potrebbe essere un monotipo. I vantaggi? Fare presto, essere pronti tra un paio di anni e tagliare radicalmente i costi di progettazione che ormai sono vicini al 50% del budget della Coppa. Quella dei monotipi o comunque di fornire delle parti standard ai team per ridurre almeno una parte delle spese è una vecchia idea messa in piedi da Russell Coutts e Paul Cayard al tempo in cui erano fuori dal grande gioco, uno “disoccupato” dopo la sua disavventura con Larry Ellison che lo aveva sbarcato da Oracle a favore di Dickson e senza ingaggio per la edizione 2007 e l’altro ugualmente a terra per aver litigato con Bertarelli. Adesso sono uno presidente di WSTA e l’altro skipper di Bmw Oracle e socio di WSTA, in questi giorni ci sono riunioni a Auckland per decidere qualcosa che entro un mese potrebbe essere ufficiale: quando come e perchè della prossima Coppa. Il monotipo affascina molto i velisti, che si illudono di poter giocare meglio le loro carte. Talvolta lo fanno, altre volte si ingegnano a far correre i loro monotipi più degli altri. Alcuni J24, caso clamoroso della storia della vela, pesavano almeno 200 kg meno del resto della flotta… Tuttavia la Coppa America è un’altra cosa. Se si toglie il gioco legato alla progettaizone, alla tecnologia si cancella una parte importante. In fondo il messaggio della Coppa numero 33 è stato lo spettacolo dei multiscafi. D’altra parte è vero che i progettisti hanno alzato un poco il gomito. Coppa, Volvo Race dovrebbero destinare gran parte del budget al progetto e alla ricerca. Spesso fatta su iterazioni di calcolo che hanno poco a che vedere con le intuizioni vere. Bruce Farr sembra abbia chiesto 40 milioni di dollari per lo sviluppo di una nuova classe di Coppa America… Forse sono un po’ troppi. L’Admiral’s Cup si è suicidata con l’inserimento delle classi one off nel suo programma, incapace di scegliere una formula magari più semplice delle tre barche per nazione con classifiche separate. Sono bastate poche edizioni con i monotipi per chiudere un evento con grande fascino, forse più fascino, perchè più raggiungibile della Coppa America. Insomma,  per la Coppa i monotipi possono essere un pericolo: una cosa è salire a bordo di una delle piccole barche che sono in grado id produrre regate fantastiche come il Melges 24 o 32, i Mumm 30 anche i Farr 40. Altro è costruire lo spettacolo della Coppa America, che si fonda sulle “diversità”.  Una nota polemica? Si: i velisti se vogliono vincere ad armi pari possono andare alle Olimpiadi, tempio dello sport.   Conquistare così il territorio della Coppa significa impadronirsi del gioco. Ma ci piace davvero la Formula Uno che usa in tutti i team lo stesso motore? A noi piace vedere il cavallino rampante… ai tedeschi i quattro cerchi o la stella.. Insomma, la Coppa America è tale perchè costa, confronta complessità e mette insieme tecnologia ed equipaggi. Proprio come la Formula Uno. Senza complessità è un altro gioco. Forse bello, ma un altro gioco. Ha ragione chi pensa a una soluzione intermedia. Eventi come il Louis Vuitton Trophy a bordo di barche uguali e Coppa America su barche che hanno prestazioni comparabili ma frutto di design dedicati.

Per i team italiani impegnati nel Louis Vuitton Trophy di Auckland è stata una grande seconda giornata. Azzurra infatti dopo aver battuto al debutto All4One ha vinto ancora battendo Synergy con un vantaggio di 41 secondi. Regata autorevole.  Mascalzone Latino invece è stato ancora sconfitto con Emirates Team New Zealand, ma è successo solo dopo aver provato di essere perfettamente in grado di restare in regata: lo ha fermato un incidente alla drizza del genoa, anzi a un piccolo particolare il “grillo” che la collega alla vela. E’ successo dopo una partenza entusiasmante che ha visto il timoniere Gavin Brady controllare bene l’avversario e quando i kiwi tentavano il sorpasso nella seconda bolina. E’ andata male, ma l’equipaggio di Mascalzone Latino ha dimostrato che può essere in regata e che sta rapidamente imparando a gestire la barca. “Si è rotto un grillo… capita – dice Flavio Favini strategist della barca italiana – siamo stati bravi in partenza ma abbiamo lasciato troppo spazio all’avversario che si è avvicinato troppo”. Azzurra ancora una volta ha dimostrato di avere un equipaggio che sa produrre risultati costanti, i russi a Nizza si erano dimostrati pericolosi dopo qualche giorno di affiatamento e anche a Auckland può succedere la stessa cosa. Tommaso Chieffi spiega così la regata: “ Volevamo partire a destra ma per farlo abbiamo sacrificato un poco la velocità. Nella prima bolina Synergy ha sfruttato un piccolo salto di vento conquistando una lunghezza ma dopo noi abbiamo usato la nostra posizione a destra per controllarli. Dopo il sorpasso siamo stati attenti a non sbagliare”. Insomma regata quasi facile per Azzurra che con due vittorie è pari a Emirates Team New Zealand e comincia a salire nella parte alta della classifica.

Negli altri match della giornata Team Origin di Ben Ainslie ha battuto bene All4One con Sebastien Col al timone, vincendo con un vantaggio di oltre un minuto, gli inglesi hanno controllato bene tutta la regata, al primo incrocio avevano già due lunghezze di vantaggio. Artemis, la barca di Paul Cayard, ha ridicolizzato i francesi di Aleph con una partenza da campioni. Terry Hutchinson, che nel 2007 era tattico per i neozleandesi, sta dimostrando di saperci fare anche al timone e di saper ascoltare il “vecchio” Cayard che ha scelto di fare il tattico dopo il debutto di Nizza dove aveva lasciato questo ruolo a Morgan Larson.

Gioia e dolore tra i sindacati italiani iscritti al Louis Vuitton Trophy in corso a Auckland. Azzurra, la barca dello Yacht Club Costa Smeralda ha vinto bene la sua prima regata che il sorteggio ha voluto contro Team Origin, squadrone inglese. Il timoniere Francesco Bruni e il tattico Tommaso Chieffi hanno condotto una regata di estrema pulizia senza mai esprimere una incertezza tattica confermando che la sintonia mostrata a Nizza non è casuale. Il loro rientro insomma è autorevole. “E’ stata una regata molto vicina all’inizio – dice il tattico Tommaso Chieffi – perchè siamo arrivati alla boa appaiati, la loro manovra di Gybe Set ci ha consentito di passare ma poi anche al cancello di poppa abbiamo pensato per un po’ di essere tornati dietro, fortunatamente abbiamo fatto la scelta giusta”.

Mascalzone Latino Audi Team deve invece piegarsi all’esperienza del team franco tedesco All4One che riesce a controllarlo per tutta la regata. Gli italiani sono apparsi aggressivi in partenza e talvolta in posizione vantaggiosa. Ma alla fine dopo essere stati superati non sono mai riusciti a rientrare in regata. Bravi gli avversari che hanno scelto il lato dove il vento soffiava con più energia.

Per Mascalzone Latino Audi Team portata da Gavin Brady è dunque un debutto amaro, la sconfitta somministrata da All4One è piuttosto netta. Alla partenza gli avversari si esprimono in un circling abbastanza aggressivo, il timoniere francese Sebastien Col protegge e conquista la destra, taglia con qualche metro di vantaggio ma Mascalzone grazie a una raffica mette la prua avanti di una decina di metri che gli restano per quasi mezzo lato. A centro campo una scaramuccia di tacking duel con All4One sempre saldamente a destra e si avvantaggia piano piano. Alla prima bolina il suo margine è di 19 secondi, al cancello di poppa di 34″, alla seconda bolina 32″ che salgono a 44″ sul traguardo.

Azzurra invece ha vinto bene la sua prima regata, perchè ha battuto il poderoso Team Origin, uno dei team che incute massimo rispetto per la qualità olimpica dei velisti coinvolti. Alla partenza gli inglesi controllano e conquistano il lato destro del campo, che si era rivelato favorito nella prima regata. Ma Azzurra riesce a sfruttare meglio la velocità della barcha NZL 92, considerata migliore dell’altra e a presentarsi alla prima boa di bolina davanti all’avversario anche se in una posizione sottovento in cui può essere controllata. Il passaggio della boa è spettacolare, con le barche che salgono molto oltre: Team Origin cerca di sfruttare il vantaggio del suo diritto di rotta, ma Azzurra riesce a issare prima il gennaker e a costringere l’avversario a una strambata, molto costosa perchè lenta. Azzurra ha trasformato una situazione di pericolo in un vantaggio. Poco dopo la barca italiana è in testa, gira il cancello di poppa con 40 secondi di vantaggio che non cambia dopo la seconda bolina. Conclude con un vantaggio di 53 secondi.

Il terzo match del giorno era tra Emirates Team New Zealand di Dean Barker e Artemis di Paul Cayard. La vittoria è andata ai padroni di casa dopo una regata combattuta e condizionata da una forte corrente in uscita dal Golfo.  Il ritardo della barca svedese è di 1 minuto e 40 secondi.