Il massimo trofeo velico

Saranno ancora gli uomini di Dean Barker, Grant Dalton, Ray Davies, gli All Blacks della vela, i maestri di Emirates Team New Zealand ad andare in finale contro l’avversario che verrà deciso dalle regate di domani tra il team russo di Synergy e il franco tedesco di All4One. Oggi sono state regate intense, corse con un venticello leggero, che in qualche momento ha fatto rimpiangere l’urlo del maestrale. C’è voluto tutto il giorno per completare le tre regate necessarie e ancora una volta i concorrenti hanno concluso per ora di cena. Ovvio che in campo neozelandese ci sia grande soddisfazione per il risultato e dall’altra parte delusione. Comprensibile. I kiwi sono abituati a vincere, e poco meno della finale per loro è una grande delusione. Artemis è stato protagonista di una grande crescita e ha iniziato il round robin con una serie di belle vittorie che l’hanno vista in testa fino alla fine.    1

La prima regata tra Artemis e Emirates Team New Zealand parte dopo mezzogiorno. Paul Cayard ha scelto di regatare con la barca che quasi tutti considerano più lenta, ITA 90, e di conseguenza con la bandiera blu per poter usare ITA 99 nel secondo e nel terzo match, se necessario. Le due barche partono alla ricerca del lato sinistro del campo, che sfiora l’isola di Caprera dove il vento deflette e porta un vantaggio. Dean Barker porta Emirates a sfiorare la boa del pin, Artemis prende tutta la velocità possibile navigando verso l’avversario e poi vira verso destra. La partita si gioca poco prima della boa: i kiwi hanno preso il “buono” che aspettavano, ma troppo. Artemis che arriva da destra vira prima dell’avversario riesce a conquistare l’interno in boa. Poi il suo timoniere Terry Hutchinson tira dritto oltre la boa di bolina e porta i neozelandesi oltre per fargli perdere più acqua possibile. Quando è finalmente convinto Artemis issa e si lancia verso il cancello di poppa. Il suo vantaggio è sufficiente a controllare Emirates fino alla fine e conquistare il primo punto delle semifinali. Emirates taglia l’arrivo con un distacco di 48″.

Peter “Luigi” Reggio tenta di far partire una seconda regata, ma dopo due lati, con Artemis in testa il vento letteralmente muore ed è costretto a richiamare i concorrenti per una nuova partenza.
Si aspetta ancora… poi finalmente una nuova partenza: Emirates Team New Zealand e Artemis corrono la loro seconda regata con vento leggero che si è stabilito su una direzione nuova, è un ponentino. In partenza Emirates Team New Zealand conquista la sinistra e naviga rapida verso terra, guadagna quel che serve per sentirsi sicura di poter scambiare lato passando così sulla destra del campo. Gira la boa con un vantaggio consistente che conserva fino all’arrivo. I kiwi conquistano il pareggio con un vantaggio di 1′ 01″.

Dopo pochi minuti di attesa il Comitato di regata decide di far partire la regata dello spareggio. I timonieri ancora una volta combattono per la sinistra del campo: la conquista Artemis con una manovra decisa e ben fatta. Purtroppo questa volta non è il lato favorito del campo: i kiwi navigano a lungo verso la destra, costruendo una separazione che supera il miglio. Quando le barche convergono sono in vantaggio. Il vento è debole e in poppa si avvantaggiano ancora. Inutili i tentativi di Paul Cayard di ribaltare la situazione. I kiwi conquistano il passaggio alla finale con un vantaggio di 1′ 31″.

Una giornata campale per il Louis Vuitton Trophy La Maddalena: il Comitato di regata ha tenuto gli equipaggi sul campo fino a sera, per tentare di completare il programma. Le prime due regate sono servite a completare il round robin e definire la classifica: Emirates Team New Zealand ha battuto Mascalzone Latino e si è insediata al terzo posto lasciando il quarto agli italiani. All4One ha battuto Artemis superandolo in testa alla classifica.  Subito dopo si sono corse tre regate per i quarti di finale tra Mascalzone Latino Audi Team e Synergy, quarto e quinto in classifica. La barca italiana ha perso il quarto per due a uno.

Mascalzone Latino Audi Team finisce oggi la sua corsa verso la vittoria: era partito molto bene vincendo le regate iniziali con un record di vittorie interessante, appesantito da un punto perso contro All4One nelle fasi iniziali. Diversa la situazione per Azzurra e Luna Rossa, apparse subito più deboli nel round robin. Oggi la sua giornata più storta: ha corso quattro regate e ne ha perse tre. Peccato per l’equipaggio di Vincenzo Onorato che vede sfumare un obiettivo importante. Le sue regate di oggi hanno poca storia: al mattino Gavin Brady, forse teso per l’importanza della giornata, sbaglia la partenza e taglia la linea in anticipo. La diretta tv finalmente ci ha restituito le immagini delle regate e l’audio ci ha fatto sentire la sua voce, laconica “we are over” siamo fuori. Anticipo sulla linea e regata chiusa. Ma dopo l’incontro con i neozelandesi era ancora quarto, dentro la semifinale. Il programma prevedeva l’incontro tra il quarto e il quinto per i quarti di finale come abbiamo scritto Mascalzone e Synergy. Si doveva correre al meglio di tre regate, vuol dire che passa il turno chi vince due volte. I russi si sono mostrati determinati, forse più mascalzoni degli avversari. Karol Jablonski ha indovinato la prima partenza e messo dietro Gavin Brady fino alla fine. Brady si rifà nella seconda regata con una bella bolina sul lato destro. Ma la “bella” finisce in mano ai russi che scelgono con cura il lato sinistro e migliore del campo. Mascalzone taglia lento la linea e i russi sono subito davanti. E ci restano per tutta la regata che vincono facilmente.

A fine giornata Peter “Luigi” Reggio tenta di allestire una regata tra Azzurra ed Emirates Team New Zealand e tiene le barche in campo a lungo, fino a quando il cielo si fa scuro. Il suo desiderio non viene esaudito e la classifica congelata.

Il regolamento di regata non consente di proseguire oltre oggi per disputare i quarti di finali e pertanto la situazione viene “congelata”. Sono in semifinale i primi tre del round robin All4One, Artemis e Emirates Team New Zealand oltre a Synergy che ha battuto Mascalzone Latino Audi Team nell’unico quarto di finale disputato.  Si correrà al meglio di tre regate, ovvero passa in finale chi conquista per primo due vittorie.
La prima coppia di barche a correre sarà Artemis che correrà con ITA 90 e ingresso mure a dritta la prima regata contro Emirates Team New Zealand su ITA 99, la seconda coppia sarà All4One su ITA 99 contro Synergy con bandiera blu nella prima regata.

I dieci team che sono schierati a La Maddalena sono i potenziali protagonisti della Coppa America numero 34. Sono un defender e dieci sfidanti: su All4One infatti navigano due equipggi che dividono le poche risorse e i molti talenti. Il defender BMW Oracle è partito male e finito peggio: doveva essere il protagonista ma è già escluso. Forse pesano i troppi festeggiamenti, i mesi passati a bordo del trimarano. D’altra parte si dimostra che hanno un vantaggio i team che hanno partecipato agli eventi di Nizza e Auckland. Squadre che sono cresciute molto. La prima fra tutte è Artemis, la barca svedese voluta da Paul Cayard, che da Nizza ha subito una totale trasformazione. A La Maddalena si dimostra quella più sicura, padrona del campo. Più lucida di Emirates Team New Zealand, Mascalzone Latino, All4One. Mascalzone e il suo team sono in grado di navigare bene, le altre due italiane meno. Azzurra nelle acque di casa, anche se la Costa Smeralda si può nominare appena, ha mostrato qualche smagliatura, ma attenzione ai facili giudizi, sono gli altri in crescita più che lei in calo. Luna Rossa paga la novità: lo squadrone è forte, ma da sintonizzare, da mettere insieme. Non bastano i quattro velisti italiani che hanno vinto la Coppa America a bordo (Plazzi, De Mari, Rapetti e Mazza) le nove medaglie che si sommano tra Grael e Scheidt e  il timoniere di Alinghi. Ricette? Programmi e denaro. Per alcuni team c’è di sottofondo una (ma loro lo sanno bene) mancanza di obiettivi organici, o la speranza di far le nozze con i fichi secchi, confidando in entusiasmi e giovani. D’altra parte senza Protocollo e regole è tutto un poco più complesso. Mascalzone e Luna Rossa sanno che faranno la Coppa, la campagna acquisti in pieno svolgimento. Per Azzurra la situazione è più incerta, non si percepisce una autentica propulsione verso la Coppa. Cosa definisce un team che vuole partecipare alla Coppa da uno che si limita a partecipare agli eventi del Louis Vuitton Trophy nella speranza che uno sponsor cada nella rete e finanzi l’avventura? Facile: chi ha scelto un progettista o almeno un responsabile tecnico serio vuole fare la Coppa America. Per il momento questi nomi sono pochissimi. Chi si è mosso bene è TeamOrigin che ha chiamato Grant Simmer, il responsabile del coordinamento del progetto di Alinghi. La squadra inglese con un professionista del genere è forte. Questo è anche il sintomo che Ernesto Bertarelli ha “mollato il colpo”: Ed Baird con Luna Rossa,  Simmer con TeamORigin, Vroljik conteso tra Luna Rossa e, forse, Azzurra. E Brad Butterworth? Si attende il ritorno della magica coppia Coutts Butterworth, oppure potrebbe arrivare anche lui dalle parti di Luna Rossa: il legame esiste. Grande amico di Matteo Plazzi (con cui ha fatto un giro del mondo su Winston) potrebbe dare un apporto concreto al team. Sono settimane importanti per la Coppa e manca un ingrediente fondamentale, che poi era la premessa delle buone intenzioni di Coutts e Onorato. Qui a La Maddalena manca una vera azione di “mediazione”. Le gerarchie e le relazioni tra Defender, Challenger, WSTA e Louis Vuitton sono confuse. L’associazione degli armatori (WSTA) è stata creata proprio per gestire la Coppa in caso di vittoria di BMW Oracle, ma non sembra che tutto debba andare in quella precisa direzione. BMW Oracle non ha voluto riparare di gran carriera le sue barche rotte da Bertrand Pace, sintomo forse di una presa di distanza dall’evento. Ma la domanda è: presa di distanza dall’associazione o dalla maison francese? Provate a rispondere, tenendo però conto che la Coppa America arriverà sabato per essere visibile al pubblico.

Il Mistral ha imbiancato il mare per due giorni e poi, finalmente, questa mattina sul campo di regata del Louis Vuitton Trophy La Maddalena c’era il vento giusto per il solito grande spettacolo di vela e sport. Un programma molto ricco, con le barche italiane protagoniste assolute.

Per aprire le danze era in programma l’incontro tra Mascalzone Latino Audi Team e BMW Oracle Racing, in lotta per ritrovare un posto consono al suo rango in una classifica che la vede in coda. Il team si ritrova per la prima volta a bordo di un monoscafo dopo la vittoria dell’edizione 33 della Coppa America: James Spithill, il più giovane timoniere ad averla vinta, è anche a caccia del suo talento, forse diluito dai festeggiamenti delle scorse settimane. E oggi qualcosa ha fatto vedere: ritrova il killing instinct del match racer proprio nell’incontro con Mascalzone Latino Audi Team, che aggredisce subito, fin dall’ingresso nel box di partenza. Gavin Brady, il timoniere di Mascalzone finisce per subire l’australiano e anche per subire due penalità che compromettono fin dall’inizio la regata della barca italiana. Mascalzone ne deve eseguire una subito dopo il via, manovra che gli costa un centinaio di metri. Per questo è costretto a navigare lontano dall’avversario per tutta la regata. Gli americani vincono con un vantaggio di 26 secondi e il loro è un punto importante.

Nel secondo match l’equipaggio di Mascalzone Latino Audi Team resta a bordo e incontra Aleph. I francesi sono in regata, ma dopo la pesante penalizzazione subita dopo la collisione con Azzurra non hanno più ambizioni di classifica; vogliono comunque regatare bene. Bertrand Pacè, un uomo di grande esperienza nel gioco del match racing, controlla bene la partenza e la regata per i primi tre lati. Ma i Mascalzoni sono bravi a non lasciare troppo spazio agli avversari. Alla fine della seconda bolina il loro ritardo è di soli 7 secondi. Mascalzone attacca a fondo lungo la ultima poppa e riesce a vincere per 1 solo secondo dopo un arrivo al fotofinish. E’ la terza volta che gli riesce il sorpasso in queste condizioni. Era successo con Luna Rossa e Synergy.

La terza regata è tra Luna Rossa e Aleph, alla sua ultima prova nei round robin e nel Trophy. Le due barche navigano a lungo in profondità nel box di partenza e poi Luna Rossa taglia verso la boa con Aleph vicino al comitato. Luna Rossa mentre sale sulla sinistra verso la boa di bolina guadagna acqua. La regata si decide al passaggio della boa, quando Luna Rossa riesce a rimanere davanti ad Aleph che non può far valere il suo diritto di rotta. I francesi hanno un problema nell’ammainare il gennaker e navigano oltre il cancello di poppa mentre Luna Rossa prosegue solitaria fino all’arrivo verso il suo terzo punto.

Il quarto incontro è tra Azzurra e BMW Oracle Racing: regata importante per gli americani per avere qualche speranza di restare in regata ma anche per Azzurra, perchè il quarto punto la metterebbe al sicuro nella qualificazione. James Spithill vince la partenza mentre Azzurra pasticcia dalle parti del comitato, gli italiani sono in anticipo sulla linea e devono rallentare, così parte in ritardo. BMW Oracle conduce per tutta la regata senza problemi e vince per 15 secondi.

L’equipaggio di Azzurra resta a bordo e incontra TeamOrigin in una regata “must win” perchè perdere contro gli inglesi potrebbe significare l’esclusione dalla fase successiva. Le due barche partono vicine, Azzurra sopravento e TeamOrigin verso la sinistra e la costa della Sardegna dove il Comitato ha spostato il campo in cerca di un vento più maneggevole. Azzurra conquista la testa della regata e gira la boa di bolina con un piccolo vantaggio. Sufficiente però a chiudere la partita e vincere conquistando il suo quarto punto: un punto molto importante perché in pratica il suo risultato esclude dalla fase successiva il team americano vincitore dell’ultima Coppa America.

Conclude la giornata l’incontro tra Artemis e Emirates Team New Zealand, buono per la testa della classifica. Paul Cayard e Terry Hutchinson controllano bene i kiwi fin dalla partenza e li costringono dietro per tutta la regata che vincono con autorità.

Nel 1857 George Schuyler, uno dei soci fondatori e dei proprietari della famosa goletta America, dona la Coppa “delle Cento Ghineee” al New York Yacht Club, la accompagna un documento che si chiama Deed of Gift, atto di donazione, che stabilisce le regole per le sfide “amichevoli” tra Yacht Club e nazioni, che da li in poi saranno alla base delle regate. Purtroppo bisogna aspettare il ’70 perché finalmente si faccia avanti una barca inglese che traversa l’oceano nel tentativo di riportare la coppa nel Solent. Chi tenta la grande impresa è James Ashbury con Cambria, costruita da Ratsey, che ha già il primato di esser stata la prima barca inglese a traversare lo stretto di Suez, la grande impresa inglese che accorcia il passaggio tra Mediterraneo e Mar Rosso. Ad accogliere Cambria a New York ci sono quattordici defender tra cui la vecchia America. Magic vince la regata, il suo nome resterà nella storia e verrà usato ancora per un defender. E’ una goletta con deriva mobile di ventisette metri, adatta alle acque protette della baia, disegnata da Richard Loper e ha già qualche anno sotto la chiglia. Era nata con armo sloop e con il nome di Madgie nel 1857 ed è stato ampiamente rimaneggiata prima dell’acquisto da parte di Franklin Ogswood. America, che corre senza modifiche, è quarta, la sfidante Cambria solo decima: in quasi vent’anni gli inglesi hanno fatto pochi progressi. Si corre in tempo compensato secondo una regola adottata un anno prima nella baia di New York: in realtà Magic in tempo reale è ottavo. Il percorso si snoda nella baia per 38 miglia e traversa il traffico commerciale, per le barche in regata non è facile evitare le navi. La vita di Magic sarà molto lunga, infatti passa di mano tra diciannove armatori tra i quali anche la “Navy” americana, che la impiega come nave rifornimento nel corso della guerra del 1898 contro la Spagna. Finisce distrutta da un uragano e poi demolita con gli esplosivi davanti a Key West nel 1926.

Si chiama  America la goletta che traversa l’Atlantico per andare a sfidare le imbarcazioni inglesi: è armata da un gruppo di ricchi animati da John Cox Stevens. Sono i fondatori del New York Yacht Club: George Schuyler, Hamilton Wilkes, Beekam Finlay e James Hamilton. Il progetto è di George Steers e riprende canoni molto usati in America per la pesca e per le imbarcazioni dei piloti del porto di New York, profondamente diversi da quelli inglesi. Non si tratta di barche strette e pesanti, ma di scafi larghi e più leggeri. Una esigenza nata nei porti del Maine e New England, ricchi di bassifondi. Il 1851 è  l’anno della grande Esposizione Universale, voluta dalla regina Vittoria, che regna sull’Impero Britannico e la sfida fa parte degli eventi collaterali. Il 22 agosto si regata attorno all’Isola di Wight e gli americani (lo skipper è Dick Brown) devono incontrare quattordici avversari inglesi. Conquistano quella che allora è solo “la Coppa delle Cento Ghinee” forgiata dal gioelliere della regina Garrard e messa in palio dal Royal Yacht Squadron, lo storico club di Cowes. La prima barca inglese è Aurora di Michael Ratsey, proprietario di un importante cantiere locale, che arriva otto minuti dopo America. La leggenda vuole che un valletto della regina abbia pronunciato alla regina, per descrivere la situazione, la frase “Maestà non vi è secondo”. Parole che comunque raccontano bene il vuoto che seguiva la barca americana e l’umiliazione degli inglesi. Adesso si discute se la frase sia vera, se quel valletto sia mai esistito. Certamente è rimasta nella storia ed è sempre citata per descrivere il senso di sfida della Coppa. “There is no second” è il cuore del match racing, è l’essenza del killing instict che viene richiesto ai timonieri.

Il vento oggi ha fatto le bizze, il Comitato ha dovuto aspettare fino al primo pomeriggio per allestire il campo di regata e lanciare tra le boe i primi due equipaggi: l’americana BMW Oracle e la russa Synergy. Ebbene, ancora una volta l’equipaggio vincitore della Coppa America numero 33 si è fatto battere. Karol Jablonski, il timoniere polacco ha sempre tenuto aperto il gioco riuscendo a superare l’avversario al termine della seconda bolina vincendo con un vantaggio di 21 secondi.

Molto accesa la partenza della regata tra Emirates Team New Zealand e BMW Oracle Racing, che deve da qui in poi iniziare a vincere. Dean Barker, il timoniere neozelandese, riusciva a infliggere una penalità a James Spithill nelle fasi del prepartenza. Gli americani conducevano la regata con i kiwi che gli lasciavano un piccolo vantaggio sicuri del fatto che la penalità sarebbe stata sufficiente. Ma verso l’arrivo gli Umpire, gli arbitri in acqua, penalizzavano la barca neozelandese per non aver teso a suffcienza lo strallo di prua. I pochi metri di vantaggio conservati dagli americani erano sufficienti a vincere.

Dopo il settimo giorno ci sono tre barche a quattro punti: Artemis, Emirates Team New Zealand e Synergy.

Questa sera i velisti si concederanno una distrazione, con il “beach party”: la località è “top secret” ma di certo la grande festa organizzata da Louis Vuitton nell’ambito del Louis Vuitton Trophy in corso alla Maddalena avrà una location da sogno. Sono attesi vip e star internazionali per una sorta di “Croisette” in arcipelago su cui sfileranno numerose ambasciatrici delle bellezze della Sardegna e dell’arcipelago che ospita la competizione.