Il massimo trofeo velico

Conclusa la tappa italiana delle Extreme Sailing Series di Trapani. Dopo ventiquattro le regate  The Wave Muscat si assicura la vittoria finale. A bordo Paul Campbell James (skipper), Alister Richardson (tattico), Nick Hutton (trimmer) e Khamis Al Anbouri (prodiere). Al secondo posto l’equipaggio di Oman Sail Masirah con skipper il fuoriclasse Loick Peyron e al terzo quello di Ecover con l’inglese Mike Golding. La citta’ del Sale e della Vela si e’ risvegliata lentamente dopo la Notte Bianca organizzata dal Comune, che ha tenuto gran parte della popolazione in strada fino a quando le ore non sono tornate a essere grandi…
L’unica barca italiana in gara, Trapani the Sailing Seacily, chiude al settimo e ultimo posto della classifica generale. “Queste regate sono servite per fare esperienza” ha dichiarato lo skipper Gabriele Bruni, oggi spettatore a terra per un infortunio alla caviglia.
“Non e’ certo possibile competere allo stesso livello di campioni come Franck Cammas o Loick Peyron senza avere la necessaria preparazione – ha continuato Bruni – Noi abbiamo cominciato a confrontarci con loro qui a Trapani per la prima volta e siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto. Ora l’idea e’ quella di dare continuità al progetto, se possibile prendendo parte già alla prossima tappa del circuito stesso, ad Almeria dal 9 al 12 ottobre prossimi. Ne ho parlato con il Presidente della Provincia di Trapani, Dott. Turano che mi e’ sembrato favorevole all’iniziativa”.
L’onorevole ha confermato l’interesse a proseguire: “Come ho gia’ detto, la manifestazione e’ stata un successo al quale hanno contribuito tutti e che e’ stata resa possibile dall’intervento del Ministero dello Sviluppo Economico, dalla Regione Sicilia e della Provincia di Trapani nell’ambito del programma di accordo quadro per la vela nel trapanese. Lavoriamo con convinzione in questo senso perche’ siamo certi delle potenzialita’ che lo sport della vela offre non semplicemente in quanto tale, ma come mezzo strategico sia per attirare un sempre maggior numero di turisti nell’area, sia per comunicare in campo internazionale le eccellenze della nostra Provincia”.

La prossima Coppa America, la edizione numero 34 sarà corsa con delle nuove barche rivoluzionarie. Catamarani di quasi ventidue metri, con vela alare e undici uomini di equipaggio. La data della prossima edizione è il 2013, probabilmente settembre, mentre resta incerta la sede: potrebbe anche essere in Italia, perché c’è un interesse a rimanere legati al mercato europeo e soprattutto la maggior parte degli sfidanti potrebbe venire dall’Europa. La Coppa in Italia, almeno la possibilità di un evento importante. Quello che una volta era l’evento unico, cioè selezioni sfidanti e Coppa, potrebbe essere addirittura diviso e le selezioni sfidanti potrebbero essere in Italia con la Coppa a San Francisco dove Larry Ellison vorrebbe giustamente essere protagonista.

I presidenti dei club coinvolti, perché la Coppa formalmente resta una sfida tra club, hanno firmato il Protocollo in una versione definitiva e leggermente modificata rispetto a quella che era circolata tempo fa: per il Golden Gate Yacht Club il commodoro Marcus Young e per il Club Nautico Roma Claudio Gorrelli. La scelta fatta sorprende molti velisti, che si sentono legati al monoscafo e che lo ritengono l’unica barca per correre le match race. “Ci abbiamo pensato – ha detto Russell Coutts ceo di BmwOracle – ma non è così. Studiando un nuovo percorso che da meno importanza alla partenza e più al percorso possiamo stimolare i sorpassi, rendere tutto più spettacolare. Vogliamo riconnettere la leggenda al pubblico e ai giovani”. L’anno prossimo ci saranno tre eventi con una nuova classe di barche, sempre catamarani con vela alare ma di 45 piedi e “monotipi” cioè tutti uguali che dopo questi eventi saranno usati per un evento dedicato ai giovani. “vogliamo vedere le nuove generazioni – ha aggiunto Coutts – di velisti e di spettatori”. Grande attenzione ai media, alla televisione, a come il modo di comunicare si evolve con telefoni e altro. Dice Vincenzo Onorato, che attraverso il Club Nautico Roma è il Challenger of Record (primo degli sfidanti) “è il Protocollo più leale che sia mai stato scritto abbiamo lavorato tanto e lo faremo ancora nei prossimi mesi”. In tutto il mondo si sta lavorando per allestire i team che possono partecipare. Il termine per le tasse di iscrizione sono stati spostati al prossimo aprile, che significa più tempo per lavorare e cercare i denari che servono. Il primo catamarano con vela alare che si è visto in Coppa America è lo Stars & Stripes di Dennis Conner che ha vinto l’edizione del 1988. Era stata una sorpresa ma già allora si era visto quanto quel la barca poteva essere più rapida e spettacolare del monoscafo. Ma allora era troppo presto per un passo del genere. Si dovevano abbandonare i 12 metri Stazza Internazionale, dove anche la plastica era considerata una novità intollerabile.

A  Trapani si corre per la tappa italiana della Extreme Sailing Series, regate che si corrono con i catamarani, passati in poche settimane da barche per pochi appassionati, di solito francesi, a osservati speciali. E’ bastata la decisione di Russell Coutts di farne il mezzo per la prossima coppa america per cambiare la situazione. E non a caso a Trapani sono arrivati molti osservatori: ci sono quelli alla caccia di talenti da imbarcare, timonieri che all’improvviso possono far salire lo stipendio a valori interessanti e anche uomini di BMW Oracle, che vengono a spiegare agli specialisti francesi come partecipare alla prossima Coppa. Loick Peyron, Frank Cammas, leggende della vela mondiale a più di uno scafo, sono pronti a entrare o far partire un loro sindacato. E potrebbe essere la prima volta nella storia che la vela francese fa una bella figura in Coppa America. Anthony Romano, ex Luna Rossa scelto da BMW Oracle come responsabile dei contatti con i potenziali challenger, li ha incontrati. Peyron è lo skipper di una barca finanziata dall’emirato di Oman, che ha forti interessi a partecipare alla Coppa. Inoltre è possibile che il barone De Rotshild, figlio del noto armatore dei Gitana di un tempo, adesso che si è passati ai multiscafi abbia degli interessi specifici. In acqua un giovanissimo e irriverente timoniere riesce a scombinare i piani dei campioni: si chiama Paul Campbell-James, ha 28 anni, inglese con un curriculum ancora da scrivere, ma e’ in testa alla classifica provvisoria con ben 16 punti di vantaggio su Loick Peyron (Oman Sail Masirah) e 22 sul terzo in classifica Yann Guichard (Groupe Edmond De Rothschild). La barca di casa Trapani Sailing Seacily, portata da Alberto Sonnino soffre di gioventù ma ha fatto divertire il presidente della provincia di Trapani on. Mimmo Turano. A bordo dell’imbarcazione di casa non c’era invece Gabriele Bruni, infortunatosi ieri a una caviglia durante la sesta regata. Al suo posto il campione australiano Mitch Booth, una leggenda del tornado olimpico e inventore di queste barche. Domani invece sarà Francesco Bruni uno dei migliori timonieri italiani, a prendere il posto del fratello.

Per il team di Bmw Oracle è stata una estate di test per mettere a punto il nuovo formato della Coppa America. Russel Coutts, il capo assoluto del sindacato di Larry Ellison, ha allestito gli “evaluation trials”: in sostanza ha riempito di telecamere due catamarani modello Extreme 40 e due monoscafi RC 44 e li ha fatti correre registrando tutte le immagini possibili. Il risultato è molto interessante. Tutto molto diverso da quando, per non svelare segreti, in gran parte segreti di Pulcinella (insomma cose che sanno tutti ma che non si devono dire) gli skipper si accanivano a dire che non si potevano avere telecamere a bordo. Spettacolo e televisione saranno un must irrinunciabile, a sentire gli americani. E c’è da credergli, vista la dipendenza al media, alle immagini vogliono dare una priorità assoluta anche nei confronti di altri media.

Gli esperimenti non devono servire solo a mettere a punto il sistema di ripresa ma a scegliere che barca usare: monoscafo o multiscafo? Il giornalista neozelandese Peter Montgomery ha comunicato la notizia che gli americani avrebbero deciso di usare i catamarani e di fare la Coppa America a La Maddalena. Coutts ha poi detto che la notizia è parzialmente vera”: la parte vera sarebbe quella relativa la multiscafo che, si è capito, gli piace molto e visto che le regate de La Maddalena non hanno lasciato un buon ricordo e anzi messo in evidenza molte contraddizioni. Lui stesso non ci è rimasto più che un paio di giorni. E poi si è visto James Spithill partecipare alle regate organizzate dal New York Yacht Club con i piccoli catamarani della Classe C, con vela alare, e vincere regate con una barca presa a prestito dai canadesi Fred Eaton e Magnus Clarke. L’anticipazione, che tanti velisti danno per certa, è più o meno questa: catamarano smontabile da 73 piedi, ala rigida, otto persone di equipaggio .L’anno prossimo otto eventi con gli Extreme 40, leggermente modificati a prua e dotati di ala rigida “one design”. La rivoluzione, se nella conferenza stampa del 13 settembra a Valencia sarà confermato, è servita. A molti non piace, ma c’è del buono: la velocità. Una barca del genere è in grado di andare due volte la velocità del vento o più. I costi sono comparabili e forse inferiori a quelli del monoscafo, che comunque richiederebbe molto equipaggio in più.  La lezione di Stars & Stripes 88, più che quella di Bmw Oracle è servita. Tempi? Quella volta, cioè nell’88 con le risorse di allora, per costruire l’ala vincente (più complessa di quella di Bmw Oracle) bastarono quattro mesi. La barca sul piano strutturale è perfino più semplice del monoscafo, più leggera e con una immersione che può essere poco più di un metro: per correre nelle lagune e vicino a terra.

Dove si correrà? Sembra che le proposte fatte a Italia e Spagna siano solo provocazioni al Governo della California per alzare il prezzo, infatti la politica america ha detto che vorrebbe le regate a San Francisco per non perdere il forte indotto creato dall’evento, che è stato valutato nella bella somma di un miliardo e 400 mila dollari, e la città del Golden Gate è considerata l’unica sede possibile in America dopo che si era parlato a lungo di Newport, per molti anni la sede storica delle difese del New York Yacht Club. Gli ambientalisti vogliono però delle garanzie che la Coppa sia un evento non inquinante o meglio che ospitarla non serva ad abbassare la guardia sul problema ambientale visto il traffico commerciale di San Francisco fatto di grandi navi, potenzialmente inquinante.

Il prossimo evento cui partecipano i team sarà il Louis Vuitton Trophy Dubai in novembre, i protagonisti quelli, più o meno de La Maddalena. L’evento successivo, quello che doveva essere a Hong Kong, è stato cancellato: troppe difficoltà con le autorità locali, potenziali sponsor e anche la considerazione, motivo diventato ufficiale, che i team si stanno ormai concentrando sulla Coppa America e presto dedicheranno tutte le risorse a quell’obiettivo.

Al momento dei numerosi sindacati italiani che avevano manifestato le intenzioni di partecipare resta vivo solo il Challenger of Record Mascalzone Latino di Vincenzo Onorato. Patrizio Bertelli ha fermato le operazioni per la quarta Luna Rossa e purtroppo la sua scelta sembra definitiva. Per La Maddalena aveva allestito uno squadrone con molti vincitori che purtroppo non ha saputo esprimersi come poteva. Non buone le notizie che arrivano dal campo di Azzurra, che sembra in crisi di personalità dopo un avvio veloce e convincente. E’ un peccato che due nomi storici non siano sul palcoscenico della Nuova Coppa America, un evento studiato per attirare spettacolo e sponsor, ma un solo sindacato può servire a concentrare gli sforzi e le energie disponibili.

Il primo documento ufficiale per la prossima Coppa America è finalmente disponibile: si chiama “The Protocol Governing the 34th America’s Cup”. Il Golden Gate Yacht Club, il club cui fa riferimento il recente vincitore della Coppa America Larry Ellison, ne ha pubblicato una prima versione provvisoria sul suo sito internet con la promessa che il 31 agosto ci sarà quella definitiva. Ma tutti giurano che al massimo ne saranno cambiate dieci parole. Gli avvocati americani hanno prodotto 56 pagine di regole e regolette per assicurare una sfida “fair” ovvero equa e sportiva. Si può leggere su www.ggyc.com. Sembra scritto per chi è quasi pronto alla sfida, cioè pochi eletti: si incomincia a regatare nel 2011 con gli eventi organizzati da WSTA, la associazione dei sindacati che ha organizzato le regate de La Maddalena, si finisce nel 2013 prima della Coppa vera propria, la cui data non è svelata ma che potrebbe essere nel settembre californiano, visto che in quell’anno sono previsti solo due eventi. Tassa di iscrizione di un milione e mezzo di dollari, performance bond (un deposito che viene perduto se non si partecipa) di tre. Ma eventuali guadagni per la gestione delle regate, per sponsorizzazioni e diritti vari, divisi tra i team. Matteo De Nora, che ha un ruolo centrale in Team New Zealand lo considera “un buon documento di partenza”, che mantiene le promesse fatte, soprattutto l’indipendenza di chi fisicamente organizza le regate e del Comitato.
Ci sono dei provvedimenti per limitare, almeno nelle intenzioni, i costi. Sono infatti limitati gli allenamenti con due barche, i famosi speed test, e in generale i periodi di navigazione. La voce equipaggio è infatti una delle più costose in una campagna di Coppa: ma non è detto che per avere i più forti a bordo i sindacati non siano spinti a spendere molto e poi chi accetterà un contratto che non è a tempo pieno? Cosa fa l’equipaggio pagato quando non può navigare? Forse costruisce la barca…   Ma si intuisce che un budget di “partenza” sarà sui 50 milioni di dollari e uno per raggiungere i massimi livelli attorno ai cento. Più o meno come nel 2007. Sono molti soldi. In concreto se davvero Coutts avesse voluto ridurre i costi avrebbe potuto rinunciare agli eventi del 2011, dove a quanto pare bisogna essere presenti con una barca vecchia da comprare o noleggiare. A prima vista uno show inutile che toglie energie alla vera competizione, perchè per essere presenti sui campi bisognerà dedicare energie e risorse economiche. Una stagione tra 3/4 milioni tra acquisizione barca e gestione. Che serviranno appena per l’amalgama dell’equipaggio. E’ il tentativo di avvicinare la vela alla Formula Uno, ma ha senso dopo la costruzione delle nuove barche. O lo ha se si costruiscono quattro o cinque barche uguali che vengono messe a disposizione dei team con lo schema attuale del Louis Vuitton Trophy.
In settembre dovrebbe arrivare la decisione per le regole che definiscono la barca, quasi certamente un monoscafo di ventisette metri che naviga di bolina a velocità simili alle vecchie e in poppa molto più rapidamente. Poco dopo finalmente data e luogo della Coppa: a quanto pare con San Francisco restano in corsa Valencia e a sorpresa La Maddalena nonostante le polemiche politiche e sportive che sono seguite.

Quello che succede, purtroppo, è che dopo gli entusiasmi che davano per quasi sicure tre partecipazioni italiane Luna Rossa e Azzurra sembrano aver fermato la loro corsa: Patrizio Bertelli sembra avere dei ripensamenti mentre ad Azzurra non è bastato un avvio deciso per trovare i fondi che servono. In Italia resta il Challenger of Record Mascalzone Latino, si affaccia un team di modesta credibilità che per il momento ha solo registrato un marchio e si chiama Venezia Challenge, subito bollato da Valencia Sailing come un ballon d’essai senza denaro. Sembra prendere senza titoli l’eredità del Moro di Venezia, i cui eredi si guardano bene dallo sposare quella avventura o altre per rispetto di quella vera. Insomma, difficile che proprio quel leone torni a ruggire.

L’italico panorama passa insomma dal troppo al niente: resta aperta l’opzione de Angelis, si sa che l’ex skipper di Luna Rossa sta lavorando per un team o forse per essere “race director” delle prossime regate di Coppa e gli eventi precedenti, un posto di responsabilità che potrebbe essere interessante anche se è prevedibile una ressa di velisti “anglosassoni” i fila per quel posto.

Il timoniere su cui puntano, puntavano tutti è Francesco Bruni: età giusta, determinazione. Lo vogliono i kiwi per allenare Dean Barker, lo voleva Luna Rossa prima di fermare le macchine (ma poi saranno davvero ferme?) è indicato come uno dei pochi della generazione giusta e con l’esperienza giusta.  Le sue azioni sono alte… ma a quanto pare manca il team che lo possa sostenere: speriamo non sia costretto a migrare all’estero per correre. Ma se facciamo due più due finisce con Onorato. Non male per lo sfidante.

Sono ancora loro i più forti del mondo: i kiwi, i velisti che arrivano dalla Nuova Zelanda, quel posto dall’altra parte del globo che si può raggiungere facendo un buco sotto i piedi, passando per il centro della terra per poi  sbucare sotto una felce del golfo di Auckland. Sulla loro strada hanno incontrato un team nuovo, forte, di bandiera russa e timoniere polacco. La finale del Louis Vuitton Trophy La Maddalena è finita così: per tre punti a due Emirates Team New Zealand batte Synergy, finalista a sorpresa. Il cammino di Emirates verso la finale è fatto di un round robin finito al terzo posto e di una semifinale vinta per due a uno contro Artemis, il sindacato svedese gestito da Paul Cayard. Quello di Synergy è più complesso: round robin finito al quinto posto, quarti di finale vinti contro Mascalzone Latino Audi Team per due a uno, semifinale contro All4One vinta per due a zero.

Fino alla prima poppa della terza regata della finale Karol Jablonski e il suo equipaggio hanno visto da vicino il successo nella grande impresa: stavano vincendo per tre a zero contro l’equipaggio considerato il più forte del mondo. La realizzazione di un sogno, la porta aperta verso un futuro importante, la Russia finalmente nel circo massimo della vela. Karol ha sostanzialmente vinto tre partenze e sta conquistando tre punti in regate di vento debole contro Emirates. Però sotto quella boa del cancello di poppa affondano tutte le belle speranze di conquistare per un tre a zero secco la vittoria finale. La drizza del gennaker si impiglia, la vela resta su, non vuole scendere. Con la coda dell’occhio vede sfilare all’altra boa gli avversari e Dean Barker sempre più sicuro di se che si arrampica deciso verso la boa di bolina. Ci saranno altri momenti importanti, possibilità di vincere. Ma in realtà la partita è chiusa perché è iniziata la rimonta di Emirates Team New Zealand. Che vince quella regata e le due successive in una giornata che sembrava di bonaccia ma che si è trasformata in una giornata di grande vela. I kiwi chiudono il programma e lo spettacolo delle regate in Sardegna chiudendo tutte le porte, conquistano il pareggio somministrando una penalità all’avversario. Poi lo battono nella bella finale lasciandolo in mezzo alla ultima poppa alle prese con un inglorioso gennaker rotto. I kiwi festeggiano con il consueto champagne Moet a pochi mesi dalla vittoria del Louis Vuitton Trophy Auckland con Yves Carcelle Ceo di Louis Vuitton e Bruno Troublé, inventore della manifestazione, che salgono a bordo subito dopo il taglio della linea di arrivo.  

Se dai kiwi ci si aspetta solo vittorie, e non fanno che confermare il pronostico, dai russi sono venute belle sorprese, la vela trova un protagonista in più. Racconta Grant Dalton, l’anima esperta del team neozelandese: “abbiamo bisogno di essere battuti per risorgere, di sentirci sotto per tornare forti. Ma se andiamo avanti così prima o poi troviamo qualcuno che ci batte davvero”.  Karol Jablonski fa i conti con la sconfitta:  “Abbiamo perso… ma siamo contenti di aver raggiunto la finale e dimostrato di essere cresciuti tanto in questo gioco.  Abbiamo tenuto il passo con i migliori ma oggi abbiamo fatto più errori di Emirates, e di solito vince proprio chi fa meno errori.  Spero che la prossima volta riusciamo a essere ancora più forti”.

La classifica:
1)  Emirates Team New Zealand
2) Synergy
3)  All4One
 4)  Artemis
 5)  Mascalzone Latino Audi Team
 6)  Azzurra
 7)  TEAMORIGIN
 8)  Luna Rossa
 9)  BMW Oracle Racing Team
10)  ALEPH Sailing Team

Quello che è successo oggi nelle acque della Sardegna per il Louis Vuitton Trophy La Maddalena testimonia che non era casuale la vittoria di Karol Jablonski e del suo equipaggio contro Mascalzone Latino Audi Team nei quarti di finale. Infatti l’equipaggio che sventola bandiera russa ha controllato molto bene All4One, che partiva con il credito di aver concluso il round robin in testa alla classifica nelle due regate della semifinale e poi ha conquistato il primo punto importante nella finale battendo i fuoriclasse di Emirates Team New Zealand in una grande regata, rimasta aperta dall’inizio alla fine. Sono state tre regate di poco vento, giocate su delle scelte tattiche molto delicate. Karol Jablonski ha vinto tutte le partenze conquistando anche, nella seconda, una preziosa penalità che ha chiuso la partita fin dall’inizio.

Spettacolare la prima regata, con Synergy che parte al pin e All4One costretto a cercare il comitato e virare rallentando molto. Parte in ritardo ma la bolina si chiude a suo favore, grazie a una corsia di vento incontrata sulla destra. Nella poppa Sebastien Col insegue e riesce a pareggiare i conti al cancello, che i russi girano al pin più lontano. Al termine della bolina per i franco tedeschi sembra cosa fatta: girano con un buon vantaggio e i russi in difficoltà. Mai dire mai… Karol Jablonski va a cercare il vento in quell’angolo che gli aveva portato bene nella prima bolina: lo trova e sorpassa gli avversari. Per Col e Jochen Schumann non c’è più nulla da fare e per i russi è la prima vittoria che conta.

Nella seconda regata ancora vento leggero. Si gioca tutto in partenza. Jablonski si dimostra ancora una volta un mastino, esperto di match race: riesce a spingere l’avversario fuori della linea della partenza e anche a conquistare una penalità a suo favore. All4One è costretta a una lunga manovra per rientrare dietro la linea e partire regolarmente e quando ci riesce è già in forte ritardo. Synergy naviga senza problemi fino all’arrivo e conquista la seconda vittoria e la qualifica per la finale.

Il Comitato di regata vuol far partire almeno una prova della finale, in programma al meglio di cinque regate, tra Emirates Team New Zealand e Synergy entro la sera e ci riesce. Il vento non è molto ma si riesce a regatare. Dopo il consueto scambio di cortesie in partenza i timonieri conducono le loro barche dai lati opposti del campo. A sinistra Karol Jablonski, per la terza volta nella giornata, a destra Dean Barker. Emirates vira e resta sopravento agli avversari fino alla layline. I kiwi girano in vantaggio e si lanciano in poppa. Al cancello gli all blacks della vela sono ancora in testa ancora una volta le due barche si allontanano sui lati opposti del campo. Arrivano agli estremi e quando convergono Synergy è in vantaggio. Poco, ma utile. I russi riescono nel sorpasso che gli vale il primo punto nella finale.