Il massimo trofeo velico

Patrizio Bertelli con la consegna avvenuta a Newport durante le regate delle World Series del luglio 2012 è stato il primo italiano a entrare nel ristretto, anzi ristrettissimo club, della Hall of Fame della America’s Cup. Il riconoscimento gli è stato assegnato nel corso delle regate delle World Series di Newport, dove Luna Rossa Piranha ha vinto le regate di flotta. Si arriva alla Hall of Fame per votazione di un gruppo di saggi, e le caratteristiche richieste da chi lo concede sono un mix di buone intenzioni, di sportività, anche tecnica. Non ci sono solo gli “armatori” nella breve lista: oltre ai Vanderbilt e Bond ci sono marinai, tecnici, inventori. L’importante è aver dato qualcosa al grande trofeo, e averlo dato con lo spirito giusto. C’è in fondo un filo di moralismo americano, puritanesimo un po’ settario: ma dalla parte buona delle cose, dove lo spirito antico ha una faccia gradevole, serena e concreta. Insomma non un’etichetta dove la data è di fantasia e la grafica new old. Non è un caso che la vita della Hall sia condivisa con l’Herreshof Marine Museum ovviamente in Rhode Island, campo storico della Coppa America. La famiglia Herreshof ha segnato con i suoi progetti e le sue costruzioni le vittorie americane del ‘900. Nathaniel Herreshof è il sogno di chi comincia a disegnare barche. Patrizio Bertelli è uomo di grande passione, dietro le sue inimitabili prese di posizione c’è sempre a guidarlo un alto tasso di desiderio per la vittoria, sconosciuto a molti che si contentano di esserci, neanche partecipare. La passione per la Coppa gli è nata quando ha cominciato a navigare sui famosi sesta classe di Vasco Donnini, uomo pratico che con il taglia e cuci trasformava scavafango in fuoriserie. È uscito allo scoperto quando con Luna Rossa edizione 2000 ha vinto la Louis Vuitton Cup. Dopo quella volta, seguendo il consiglio di sir Peter Blake ci ha provato e riprovato. Caparbio e tenace. L’anno prossimo a San Francisco sarà la quarta volta con Luna Rossa, alleato di Emirates Team New Zealand e anche per questo rispettato e temuto. Nella storia solo altri due lo hanno fatto: il barone Marcel Bich con i suoi France, e l’australiano Aland Bond, unico a vincere nell’83. Più di loro il mitico Thomas Lipton, arrivato ottuagenario a cinque sfide con i suoi Shamrock.

La tappa finale delle World Series della stagione 2011 2012 è a Newport – Rhode Island, come piace dire agli americani. Per la Auld Mug (il vero nome della vecchia brocca cesellata da Garrard nel 1848) è un ritorno a casa, come per molti marinai un ritorno ai 22 anni di età. Nelle edizioni ruggenti dei primi anni ottanta molti di quelli che adesso sono nei posti chiave della organizzazione e nei sindacati erano solo ragazzi carichi di speranze e voglia. I nomi che adesso sono carichi di medaglie (per alcuni nel vero senso della parola) allora erano li a pulir carene, pur di esserci. Adesso hanno famiglia, allora (quasi) dormivano in camper. Le regate di Coppa America sono state corse a New York fino al 1930, poi nell’era dei maestosi J Class (era Lipton Vanderbilt, Sopwith) sono arrivate a Newport, luogo di vacanza dei ricchi americani sulla costa atlantica. Mare anche di bonacce e nebbie però. Dopo la seconda guerra mondiale è stato il campo di regata dei 12 metri stazza internazionale, fino a quando Australia II di Alan Bond ha strappato il trofeo agli americani portandolo a Perth e lasciando la cittadina, che viveva di presunzione ma soprattutto di Coppa America, nel vuoto. Fino a queste regate il campo storico delle grandi regate era stato animato solo nel 2004 dall’UBS Trophy, regata dimostrativa tra Alinghi vincitore del 2003 e Oracle. Allora Ernesto Bertarelli e Larry Ellison erano grandi amici e non pensavano ancora alla dura lotta legale iniziata nel 2007, che alla fine è costata notorietà, credibilità e sponsor alla Coppa, oltre a molti soldi (c’è chi dice 200 milioni di dollari) ai due ricconi. Si torna dunque nel tempio per un format di regate come quelle che abbiamo visto a Venezia, i team si sfidano in un pacchetto di regate di flotta, match race e prove di velocità a bordo dei catamarani AC 45, i monotipi in taglia ridotta scelti per questo circuito. I padroni di casa di Oracle Team si sono preparati a dovere e hanno fatto della finale match race una questione ristretta alle due loro due barche, a un giorno dalla fine sono anche in testa alla classifica delle regate di flotta. I nostri di Luna Rossa sono ripartiti un po’ in ritardo. Durante questi mesi hanno fatto allenamenti “segreti” sulla costa sarda dove provano, si dice, alcune versioni ristrette della ala che poi verrà issata sull’AC 72, ovvero la barca che si usa l’anno prossimo a San Francisco per la Louis Vuitton Cup e la eventuale Coppa America cui si è iscritto anche Team Korea, portando a quattro gli sfidanti per le regate di selezione. Il team italiano è ormai trasferito quasi per intero a Auckland, Nuova Zelanda, dove si sta completando la barca e presto inizieranno gli allenamenti. Fino alla partenza per San Francisco, attorno a marzo aprile dell’anno prossimo, resteranno lì. La sfida ora, è appunto tutta sulla realizzazione dell’ala migliore: 40 metri, dove la tecnologia, più che nella struttura, sta nei complessi calcoli per raggiungere le prestazioni migliori con il vento di San Francisco. Da dicembre, che non è poi così lontano, sarà infatti proibito continuare a collaborare nel settore progetto con Emirates Team New Zealand e bisognerà continuare a produrre velocità da soli. Non ha insomma una grande importanza, per il team italiano, come andranno a finire queste regate di Newport, che chiudono una stagione che Luna Rossa ha iniziato in ritardo e che comunque, sia a Napoli che a Venezia, a vissuto da protagonista.

Grande spettacolo a Venezia per il giornio conclusivi delle America’s Cup World Series. Il pubblico assiepato sulla riva degli Schiavoni, la riva dei Sette Martiri, le tantissime barche che da diporto e le tradizionali “tope” della cultura veneziana ancorate lungo il percorso sono stati uno spettacolo nello spettacolo che ha reso alla Coppa America un grande servizio. Forse ha ragione chi dice che doveva essere Event Authority a spendere piuttosto che la città. Il vincitore delle regate di flotta è il francese Team Energy: timoniere Loick Peyron, uno degli uomini più esperti nel portare una barca che non ha un solo scafo, ha condotto con sapienza la sua barca, rimanendo saldamente in testa alla classifica fin dai primi giorni e vincendo la regata finale e punteggio triplo.  Artemis Racing, il sindacato svedese con Ceo Paul Cayard e timoniere Terry Hutchinsons ha vinto la classifica match race, battendo Luna Rossa Piranha nell’ultima regata, una sola, che valeva come finale. Che dopo le prestazioni del primo week end e quella della settimana sperava di essere nelle parti alte della fleet race. Ma proprio nell’ultima prova, il vento debole e una penalità presa subito in partenza hanno segnato la prestazione. “volevamo essere i primi alla boa di lasco- ha detto lo skipper Max Sirena, siamo stati molto aggressivi, alla fine troppo e abbiamo pagato”. La classifica comunque comincia a raccontare che i francesi, sempre grandi specialisti di catamarani, continuano a esserlo, è piuttosto sorprendente che non siano stati assunti in forze dai team. L’ultima giornata di Luna Rossa insomma non è a livello della settimana e le costa forse troppo in classifica. L’evento dimostra anche che è del tutto possibile allestire un evento sportivo e interessare il pubblico con la vela. Certo, Venezia è una città di mare, e una risposta del genere è anche naturale, tuttavia la kermesse è piaciuta anche a un pubblico più generale, oltre che ad alcuni personaggi eccellenti come Tom Cruise e Spielberg, Lapo Elkan, Miuccia Prada. Al mattino le barche della regata si sono mischiate a quelle della festa della Sensa, lo sposalizio del mare dove il Doge, in realtà in tempi moderni il sindaco, getta in mare l’anello dello sposalizio del mare accompagnato da tutte le barche tradizionali per una grande parata da San Marco al Lido. Le World Series tornano a fine giugno con le regate di Newport Rhode Island, a fine agosto invece si regata a San Francisco.

Giorgio Orsoni ha seguito le regate nella sua duplice veste di presidente della Compagnia della Vela, l’antico club di Venezia e di sindaco della città. Gli abbiamo chiesto di fare un primo bilancio di questa avventura, tanto lontana dalla abituale immagine legata ai monumenti, all’arte antica e moderna.
I catamarani che sfrecciano il laguna sono il simbolo di una intenzione di cambiamento di immagine?
“Si, è così. E’ questo il punto: io dico sempre che Venezia è una città moderna. Essere all’avanguardia è sempre stato nella sua natura, l’innovazione ne ha costruito la storia. L’Arsenale era una magnifica industria da cui sono uscite belle navi. Adesso costruiamo il Mose,una delle più grandi opere di ingegneria d’Europa, che anche gli esperti olandesi stanno studiando”.
Quanto costano alla città questa Americas Cup World Series?
“La città nel complesso ha messo a disposizione circa 5 milioni di euro, parlo di sponsorizzazioni di imprese private legate al territorio. In realtà questa è una cifra teorica, che verificheremo a fine evento, quando tireremo le somme. Abbiamo versato alla Event Authority un milione per acquisire il diritto a organizzare le regate quest’anno e mezzo milione per le regate dell’anno prossimo. Ci tengo a dire che l’amministrazione non spende se non il suo tempo e il suo impegno, i servizi che vanno previsti in queste occasioni”.
Può già tracciare un bilancio dell’impatto delle regate sulla città?
“Mi hanno informato che sono arrivate in città in questa prima parte di maggio circa seicentomila persone, con un deciso incremento sull’anno scorso dovuto a questo evento. Ma il risultato migliore è che questo turismo si è spalmato sul territorio arrivando alla zona di Castello dove è l’Arsenale, ed è un turismo di qualità migliore rispetto al solito. Fino a venerdì gli ingressi all’Arsenale per visitare le basi sono di circa 55 mila persone. E’ sempre stata una zona chiusa, che molti hanno avuto la fortuna di vedere per la prima volta: sono 100 mila metri quadri di cui 7 mila interessati al villaggio delle regate. Abbiamo registrato 2800 barche che vogliono accedere alle zone dedicate agli spettatori. Circa 600 persone lavorano per l’evento. Gli alberghi hanno un tasso di occupazione molto vicino al tutto esaurito”.
Le piacerebbe oltre a queste regate portare a Venezia le regate della vera Coppa America?
“Qui siamo sempre attenti a non fare il passo più lungo della gamba, siamo contenti di questo evento. Comunque certo che mi piacerebbe, spero che ci sia uno sponsor per armare una barca che alza il nostro guidone e poi vincere”.

A Venezia sono iniziate le regate dell’ America’s Cup World Series, da giovedì a domenica grande spettacolo tra il Lido e il bacino di San Marco. Luna Rossa, con i suoi due equipaggi Piranha e Swordfish, parte con il ruolo di favorita e protagonista, almeno nella parte di programma delle regate di flotta. Piranha, la barca condotta dal giovane anglosassone Chris Draper ha vinto le regate di Napoli conquistando la vittoria nella regata finale a punteggio quintuplo, ha vinto sabato scorso la classifica del Trofeo Arzanà. Gli avversari sembrano aver trovato subito un osso duro, il team forte di sempre che in breve tempo ha colmato il divario con gli altri. Lo skipper Max Sirena, che naviga a bordo di Swordfish ha detto: “La vittoria conquistata a Napoli è già un piacevole ricordo. Questo è un altro appuntamento importante, pieno di incognite e distrazioni. Non vogliamo essere distratti dal nostro obiettivo finale, imparare a navigare bene su queste barche, evolvere il nostro progetto. Il nostro obiettivo è vincere la Coppa America”. Il massimo trofeo velico, la quarta sfida per Patrizio Bertelli, la quinta per lo skipper Max che nel frattempo l’ha vinta come responsabile dell’ala di Bmw Oracle. “Nonostante sia cambiata la barca – racconta lo skipper riminese – e siamo passati dai monoscafi ai catamarani sarà ancora una volta fondamentale avere una barca veloce e dei velisti bravi. La grossa novità rispetto al passato sono le velocità. A San Francisco con il nuovo AC 72 saranno barche paurose da navigare. Troveremo condizioni di 15, 20 nodi, sembrano normali ma con quelle barche diventeranno estreme. Sarà una barca molto potente e difficile da gestire in quelle condizioni”. Le previsioni parlano di velocità fino a 44 nodi, quasi 15 in più di quelle finora espresse dagli Ac 45, ovvero i catamarani con cui si regata in questi giorni. “Un altro degli aspetti complicati è la logistica e il lavoro dei tecnici che devono mantenere la barca efficiente – prosegue Sirena – L’ala è un oggetto che consente prestazioni molto elevate, ma con delle complicazioni nella sua gestione”. Per questo per esempio le barche vengono ormeggiate a una boa, libere di girare su se stesse e quindi di assumere una posizione in cui l’ala è nel letto del vento.

Gioventù ed esperienza sono stati i grandi protagonisti della giornata di apertura dell’AC World Series di Venezia. Nathan Outteridge, che con i suoi 26 anni è uno degli skipper più giovani della flotta, ha guidato Team Korea al successo nella prima regata di flotta mentre il cinquantaduenne Loick Peyron ha fatto sua la seconda prova e ha fatto rientro in Arsenale da leader della classifica provvisoria. “Incredibile. Condizioni meteo favolose, neve sulle montagne e Energy Team al comando della classifica – ha commentato  Peyron  – Queste barche sono uniche quando l’acqua è piatta. Abbiamo fatto davvero un grande lavoro: siamo molto contenti”. Imponente il numero di spettatori verso il campo di regata, circondato da barche di ogni genere e tipo. La giornata non è stata delle migliori per il leader della classifica generale James Spithill. Lo skipper di Oracle ha rimediato un ottavo e un quarto che lo hanno relegato al settimo posto della classifica generale. Emirates Team New Zealand, non ha approfittato del momento di difficoltà del diretto avversario e si è piazzato in quarta posizione, solo tre punti davanti a Spithill. I due AC45 di Luna Rossa, supportati dal pubblico e indicati tra i favoriti della vigilia, hanno regatato con alterne fortune. Piranha, vincitore a Napoli, ha chiuso la giornata in sesta posizione. Un piazzamento compensato dall’ottimo score di Swordfish, portato da Paul Campbell-James e dallo skipper Max Sirena al secondo posto grazie a due piazzamenti nei quattro. “Certo non possiamo negare di aver sentito la pressione di regatare davanti a centinaia di supportare che fanno il tifo per noi – ha spiegato Campbell-James – Di certo ci sentiamo più preparati rispetto a Napoli: c’è comunque ancora da fare per raggiungere il livello dei team di alta classifica”. Nathan Outteridge, il più giovane tra gli skipper in regata, ha disputato una prima regata perfetta e ha portato a casa la prima vittoria della sua carriera nelle AC World Series. Nella seconda regata, però, si è dovuto produrre in una rimonta per porre rimedio a una pessima partenza. Alla fine ha conquistato un sesto posto, utile a far sua la terza piazza provvisoria. La classifica determinata dalle due regate di flotta disputate oggi è servita a determinare gli accoppiamenti dell’evento di match race che si è aperto con il duello tra Oracle Team Usa Bundock e China Team, rispettivamente ottavo e nono della graduatoria. Superando i cinesi, il team statunitense ha raggiunto i quarti di finale, dove è stato battuto per due a zero da Energy Team. Stesso risultato con il quale si sono chiusi anche gli altri quarti, che, oltre ai citati francesi, hanno promosso alle semifinali Luna Rossa Piranha, Oracle Team Usa Spithill e Artemis Racing.
Nel corso di una cerimonia svolta al mattino davanti al Ponte della Paglia a poche decine di metri da Piazza San Marco, è stata presentata la RedBull Youth America’s Cup. La manifestazione, aperta a velisti di età compresa tra I 19 e I 23 anni, darà l’opportunità ai più giovani di muovere i primi passi all’ombra della Coppa America. Un’occasione unica, come ha avuto modo di sottolineare James Spithill. Le regate si svolgeranno nell’estate del 2013 a San Francisco.

Fleet Racing Championship – Risultati provvisori (dopo due regate)

1.Energy Team, 18 punti
2.Luna Rossa Swordfish, 16 punti
3.Team Korea, 15 punti
4.Emirates Team New Zealand, 13 punti
5.Artemis Racing, 13 punti
6.Luna Rossa Piranha, 12 punti
7.ORACLE TEAM USA Spithill, 10 punti
8.ORACLE TEAM USA Bundock, 7 punti
9.China Team, 4 punti Match Racing Championship –

Qualificazioni e quarti di finale Match Race
Qualificazione 1: Oracle Team Usa Bundock batte China Team (1-0)
Match Race QF 1: Oracle Team Usa Spithill batte Luna Rossa Swordfish (2-0)
Match Race QF 2: Luna Rossa Piranha batte Team Korea (2-0)
Match Race QF 3: Artemis Racing batte Emirates Team New Zealand (2-0)

Troppa bora di fronte al Lido e cambio di programma per le regate del trofeo Arzanà, anticipo delle World Series di Venezia. Il programma di oggi si è limitato a una sola regata (dovevano essere tre) con partenza all’interno delle dighe della bocca di porto e arrivo di fronte a piazza San Marco. Portare i nove concorrenti in mare aperto poteva significare mettere a rischio la flotta, mentre non si voleva rinunciare alla foto dell’arrivo di fronte al palazzo Ducale, alla grande piazza. Foto che resterà nella storia della Coppa America: la prima volta a Venezia, la prima in Adriatico. Certo, c’era stato il grande varo del Moro di Venezia nel 92, con regia di Zeffirelli, ma non era una regata. Le barche ci hanno messo appena una decina di minuti per arrivare dal Lido alla linea del traguardo, giusto di fronte alla piazza. La bora spingeva forte, le barche sono arrivate tutte insieme. Alla fine ha vinto con qualche centimetro di vantaggio la svedese Artemis con timoniere l’americano Terry Hutchinson. Seconda Luna Rossa Piranha e terza Luna Rossa Swordfish. Fino a poche centinaia di metri dall’arrivo poteva vincere Oracle Racing di James Spithill, ma nelle concitate manovre finali ha allungato troppo un bordo lasciando la via aperta agli inseguitori. Artemis vince un premio in denaro di trenta mila euro, messo in palio solo sull’ultima regata. Luna Rossa Piranha vince dodicimila euro come prima della classifica a punti delle tre regate di ieri, altri cinque vanno a Luna Rossa Swordfish e tre a Energy Team. Una gran foto, dopo il lungomare Caracciolo di Napoli ancora una volta la vela nel cuore di una città di mare. Come dice Max Sirena, skipper di Luna Rossa: “Una immagine che servirà molto, ci sarà più di una fotografia sui giornali e sarà un messaggio enorme per il nostro sport e per la città, non solo per noi”. Molto sincero il timoniere di Artemis, Terry Hutchinson: Abbiamo fatto un piccolo errore in una delle prime strambate, ma siamo stati bravi a schiacciare il pulsante di reset e a riprendere in mano la situazione e poi devo ammettere che ci siamo trovati al posto giusto nel momento giusto: mi piacerebbe poter dire che la nostra vittoria è dovuta a una brillante scelta tattica, ma la realtà è che abbiamo trovato la migliore delle raffiche”. Dopo la pausa del riposo di lunedì, giornata dedicata alle regate con le barche tradizionali con vele al terzo, martedì e mercoledì sono giorni di allenamento prima dell’inizio delle prove di giovedì.