Lo scriviamo tutti: l’ America’s Cup è una sfida. Una sfida non solo nei confronti di uno o più avversari, molto spesso lo è con e contro se stessi, perchè la battaglia non è solo battere l’avversario ma farlo con la propria ricetta. Le cartoline che raccontano la Coppa America sono tante: Sir Thomas Lipton in posa al timone del suo Shamrock, Harold Vanderbilt e consorte su Ranger, sir Thomas Murdoc Sopwith su Endeavour. Per arrivare a tempi più recenti, il chiassoso petroliere Bill Ingraham Koch (4 miliardi di dollari di patrimonio) o il riservato Larry Ellison (41 miliardi di patrimonio), amante della cultura giapponese e del Mediterraneo, attuale padre padrone della Coppa, l’uomo che l’ha portata a bordo dei catamarani battendo Alinghi di Ernesto Bertarelli, il più giovane, l’uomo che è arrivato al successo subito nel 2003 con una barca invincibile. Gli italiani sono Raul Gardini che accarezza il leone di Venezia dicendo “che bel gattone” , come lo avesse addomesticato. Patrizio Bertelli che sceglie l’eleganza di una sottile linea rossa per decorare le sue barche, una linea che nasconde anche un confine impalpabile tra affari e sport. Quasi tutti, visti a bordo hanno una sincera e infinita passione per la barca, uno straordinario occhio per gli affari, la voglia di vincere usando la propria ricetta di vita. E’ mitica la sceneggiata del barone Marcel Bich che nella nebbia di Newport ha tolto il timone ai professionisti per perdersi lontano dalle boe. Eppure proprio Bich è uno di quelli che ha avuto belle intuizioni: ha costretto gli americani del New York Yacht Club ad accettare regate di selezione tra gli sfidanti che poi con la collaborazione del suo timoniere Bruno Troublè è diventata la Louis Vuitton Cup. Trouble, non a caso nato a Versailles, è poi diventato il cardinale del gran gioco almeno fino alla prossima edizione della Louis Vuitton Cup, probabilmente l’ultima per il cambio di vertice che non ama la vela.
C’è una cartolina che, più di ogni altra, racconta cosa sia la Coppa America per l’Italia, ritrae John Kennedy e Jacqueline Lee Bouvier assieme a Gianni Agnelli, Marella Caracciolo e Beppe Croce, spettatori delle regate a Newport. Era il ‘62, la barca è Manitou di proprietà della US Coast Guard, detta anche la Casa Bianca galleggiante, e dove ne son successe un po’ di tutti i colori, non solo dal punto di vista diplomatico. Gianni Agnelli ama la vela, cui regalerà quel monumento alla modernità galleggiante che si chiama Stealth, ma vuole anche promuovere la Fiat negli Stati Uniti: la raccomandazione del Presidente è buona ma non basta. Gli americani fingono anche di mostrare i disegni della barca vincente al progettista Carcano, un geniaccio innovatore. Agnelli sarà in panchina per altri venti anni prima di poter lanciare Azzurra, ma uscirà con un successo personale: una breve vacanza a Ravello con Jacqueline. L’avvocato unisce ragione e passione, come ha fatto prima di lui Lipton e come faranno altri, arriva al mercato americano con i rapporti esclusivi che si stabiliscono in barca.
Patrizio Bertelli ha lanciato la sua quarta sfida. Il toscanaccio (nel senso buono) è un puro irascibile (memorabili le sue strapazzate al team) ama la barca e in casa ha una libreria che testimonia la sua ossessione per la Coppa. E’ l’unico italiano entrato nella Hall of Fame, non vuole confessare i benefici finanziari ottenuti con la Coppa. Ma esistono, come la “simpatica plusvalenza” per alcuni affarucci fatti con LVMH e una immagine internazionale che altri sport non avrebbero promosso allo stesso modo. Sono pochi quelli che hanno fatto come lui: Lipton, il droghiere del re come lo chiamavano i nobili invidiosi della sua amicizia è arrivato alla quinta sfida ottuagenario, il barone Bich con i suoi France e l’australiano Alan Bond, autore della più grande bancarotta della storia dell’Australia. Bond, di questi serial challenger è l’unico che ha conquistato la Coppa, nell’83 con Australia II, una macchina da guerra condotta da John Bertrand che inginocchia Dennis Conner. Bond nell’87 compra gli Iris di Van Gogh da Sotheby’s di New York per 53 milioni 900 mila dollari, allora circa 70 miliardi, con un prestito della stessa casa d’aste. Il crac in Borsa quasi simultaneo lo mette in ginocchio e finirà anche in prigione per la garibaldina gestione di un altro quadro famoso.
Nella Coppa ci sono anche gli ego senza portafoglio, i grandi condottieri, i timonieri. In testa a tutti lo scozzese Charlie Barr, è il comandante dei primi del novecento, vince e rivince la Coppa timonando le barche americane, si lancia in Atlantico per il record di traversata con lo schooner Atlantic che conquista perché nella tempesta non può ammainare le vele. Ted Turner, detto “captain outrageous” per la sua propensione a insultare gli avversari, dopo la vittoria inventa la CNN. Dennis Conner è l’uomo della modernità, cambia il metodo e la preparazione diventa professionale e scientifica, inventa con John Marshall la “two boat campaing”, che serve a mettere a punto le barche in maniera perfetta . La leggenda dice che nell’83 abbia voluto perdere apposta in quel bordo di poppa contro Australia II, per togliere il gioiello di Garrard dalla sua bacheca del New York Yacht Club, dove era conservato da 132 anni, e dimostrare che era in grado di riportarlo a casa sua a San Diego, come del resto ha fatto.
Peter Blake è il neozelandese che vince nel 95 ipotecando la casa per tenere vivo il sindacato dove Russell Coutts sta crescendo: finirà assassinato dai ratos de agua nel Rio delle Amazzoni.
Coutts è il suo pupillo, il ragazzo che ha cresciuto, che abbandona il maestro per vincere con Alinghi nell’2003 e poi con Ellison nel 2010. Russell è l’uomo dei record, più bravo di Barr. E’ un ingegnere opportunista, con un talento ineguagliabile per il timone e una pericolosa passione per le donne. Ma adesso ha portato la Coppa su un territorio che molti non comprendono: ci sarà lo spettacolo della velcotià, ma non ci sono gli sfidanti che fanno grande il palcoscenico.
Il massimo trofeo velico
Per Luna Rossa dopo il battesimo con la grande festa primi bordi di collaudo. Le prime foto arrivano dal Golfo di Hauraki con molta gente a bordo, oltre ai velisti si vedono bene gli ingegneri che misurano sforzi e resistenza della barca in diverse situazioni. C’era Frank Cammas, il francese esperto di catamarani che è appena arrivato dalla vittoria della Volvo Race. La rosa dei timonieri possibili finora non lo comprendeva in maniera evidente ed era di quattro persone: oltre a Bruni, che finora sugli AC 45 ha fatto il tattico, ci sono lo spagnolo Iker Martinez, scelto per la sua predilezione per le alte velocità visto che ha partecipato alla Volvo Race (le cui barche arrivano ai 40 nodi come queste) e alle Olimpiadi con il 49er, altra barca scattante. Gli altri due sono i giovani che hanno condotto gli AC 45 negli eventi dell’anno scorso vale a dire Chris Draper e Paul Campbel Jones. Quest’ultimo il meno quotato, visto che non ha mostrato la sicurezza che aveva con gli Extreme. A bordo, ovviamente, si riconosce lo skipper Max Sirena e il responsabile della costruzione Matteo Plazzi, due esperti di poliscafi con vela rigida, che hanno navigato e gestito l’ala di Bmw Oracle. In questi giorni le uscite di Luna Rossa sono indirizzate al collaudo per verificare le strutture. Luna Rossa però ha una sola deriva: nella scassa sopravent onon c’è nulla, significa che ne hanno costruita una sola? Probabile, durante il varo le derive che sono state mostrate al pubblico erano del tutto provvisorie, fatte solo per impieghi scenografici: chi le ha viste da vicino ha potuto rendersi conto della finitura sommaria. Il sindacato di Patrizio Bertelli tuttavia naviga con una certa tranquillità: la barca è praticamente gemella di Emirates Team New Zealand che ha navigato senza risparmio per 16 giorni in ogni condizione di vento anche nella condizione “aliscafo” per cui sono progettate. New Zealand si alza sulle ali già con un vento di 16 nodi con cui raggiunge velocità di 33 nodi. Grant Dalton, lo skipper neozelandese si è detto sicuro che la barca italiana sarà più veloce della sua: “abbiamo lavorato insieme in una direzione che ci darà dei vantaggi, è la prima volta che sono contento dei progressi di un avversario, perché questo significa che abbiamo scelto la strada giusta per la nostra seconda barca”. L’alleanza tra i due sindacati insomma funziona senza reticenze: il modo migliore per ottenere davvero buoni risultati. New Zealand è in cantiere per alcuni giorni per piccole modifiche, poi saranno organizzate delle regate tra le due barche: il regolamento infatti consente la progettazione comune ma non gli allenamenti se non in forma di vera regata con un vero Comitato. Tutto questo mentre gli avversari di Artemis si preparano a navigare su una barca molto diversa, che non sembra disegnata per volare sull’acqua. Il defender Oracle, dopo lo spettacolare ribaltamento, sarà in cantiere per le riparazioni fino a gennaio. Un disastro non solo economico, che è un grande vantaggio per gli avversari che potranno invece allenarsi e raccogliere dati preziosi.
Claude Luis Navier è nato nel 1785, George Gabriel Stokes nel 1816. Perché citiamo questi due scienziati in riferimento a Luna Rossa espressione di sport e tecnica del terzo millennio? Sono i padri della dinamica dei fluidi: le equazioni di Navier – Stokes infatti sono alla base di ogni ricerca predittiva che si fa in campo navale e non, un sistema complesso che ha sempre trovato l’ostacolo della potenza di calcolo per essere completamente efficace. Il progresso dei moderni computer ha amplificato la velocità e l‘affidabilità al punto che ormai la sperimentazione in vasca navale, o galleria del vento, per molto tempo ritenuta fondamentale alla riuscita di un progetto, passa in secondo piano. In termini contemporanei si parla di CFD: Computational Fluid Dynamics. Nelle segrete stanze dei progettisti di Luna Rossa, come di tutte le altre barche della Coppa America, un problema da risolvere, anzi spesso “il” problema è come riuscire a verificare rapidamente intuizioni e percorsi dei designer e velisti in un processo bidirezionale che porta al miglioramento della velocità del manufatto barca. Per simulare un catamarano che naviga veloce il dominio fluido è scomposto in decine di milioni di elementi che vengono digeriti da un “cluster” dove possono lavorare simultaneamente 22 nodi da 12 processori l’uno. Il calcolo è un percorso iterativo “what – if” che prevede piccoli cambiamenti delle forme e delle situazioni: maggiore è la potenza di calcolo più grande il numero di simulazioni possibili e maggiore anche l’affidabilità. Luna Rossa ha acquistato il progetto da Emirates Team New Zealand, ma questo è solo un punto di partenza per lo sviluppo successivo. I catamarani della classe AC 72 hanno due elementi dove questa ricerca è fondamentale: la vela alare e le derive. C’è chi dice che saranno proprio le derive a fare la differenza perché queste barche si comporteranno come aliscafi in alcune condizioni di navigazione. Per Luna Rossa il responsabile di questo settore è l’ingegnere aerospaziale e nautico (due lauree) Giorgio Provinciali. “Abbiamo scelto di non comprare le macchine ma di appoggiarci a centri di calcolo – dice – non è solo un problema economico ma di aggiornamento degli strumenti. Usiamo il programma FineMarine di Numeca, con una serie di centri di calcolo in Italia. Collaborano con noi per il lavoro di routine Cilea di Milano Segrate, un consorzio italiano di supercalcolo che è stato recentemente raggruppato con Cineca di Bologna e Caspur di Roma. Sono società senza scopo di lucro e hanno un costo per le ore di calcolo molto buono. Anche gli americani di Oracle, che hanno confermato nel loro staff Mario Caponetto, si appoggiano a Cineca. Per le simulazioni sperimentali abbiamo stretto un accordo con il “Tecnopolo della Nautica di Ravenna”. Un altro istituto coinvolto è la vasca navale di Roma Insean, che in questo caso si occupa di fluidodinamica numerica molto competente su cavitazione, fenomeno che riguarda eliche e derive. Il Politecnico di Milano ha un gruppo di lavoro diretto da Fabio Fossati coinvolto nella previsione delle prestazioni del sistema completo. I campi di ricerca non si fermano qui, c’è da esplorare l’interazione tra struttura e fluido, l’impatto della deformabilità delle derive sulle prestazioni, la resistenza in navigazione delle strutture che sono monitorate da centinaia di punti di misurazione con strain gauges o fibre ottiche, una operazione necessaria soprattutto nella fase iniziale. All’ala lavorano due guru della vela, Michael Richelsen cui si deve gran parte dei programmi di modellazione delle vele, e Mike Allan Schreiber (ha vinto 4 volte) con modalità simili per quanto riguarda il calcolo, usano i servizi della Wolfson Unit e della Southampton University.
Eccola…. La nuova Luna Rossa, un complicato catamarano del terzo millennio che vola sulle onde, è finalmente svelata. E’ una esile struttura di carbonio con una grande vela alare, ricoperta con una pellicola a specchio, tanto per ricordare quando nel 2000 il suo grigio metallizzato chiaro le aveva conquistato il soprannome di “Silver Bullet”. Patrizio Bertelli mentre la spiega ai giornalisti la guarda contento e svela anche la sua missione: “è la prima volta che due sindacati avversari hanno due barche identiche, questo è importantissimo per gli allenamenti e migliorare le prestazioni. Adesso la nostra missione è di togliere la Coppa agli americani,chiunque tra Luna Rossa e Emirates Team New Zealand ci riesca avrà l’appoggio dell’avversario per cambiare le regole e tornare al vero spettacolo”. Insomma, i due team hanno già un accordo di ferro: se uno dei due vince l’altro è Challenger of Record, e poi, aggiunge: “lavoreremo per una Coppa che abbia almeno otto sfidanti, un numero che è già una elite ma che rappresenta le forze della vela nel mondo. Solo tre, quattro sono troppo pochi per lo spettacolo moderno. Non è molto importante che la barca sia con un monoscafo o un catamarano, è invece fondamentale contenere i costi nei 50 milioni di euro per sindacato. Ci vogliono barche più piccole e maneggevoli, ma spettacolari. Sono sicuro che questa sia l’ultima volta con queste barche così grandi. Oracle ha un team di 200 persone… sono troppe”. Bertelli prosegue: “qui in Nuova Zelanda ci considerano il secondo Team New Zealand: è quasi vero, ma si riferisce soprattutto all’affetto che ci dimostrano ogni giorno, ai problemi che ci aiutano a risolvere. Quando eravamo a Punta Ala ogni giorno dovevamo rispondere a una accusa diversa. Detto questo siamo contenti di rappresentare l’Italia e di avere questa responsabilità”. Dice lo skipper Max Sirena: “Il team di Luna Rossa è una squadra nuova, dove sono premiate le competenze e non il potere”.
L’ala di Luna Rossa è lunga 40 metri, poco di più di quanto sia quella di un Airbus 380, che ha un’apertura alare di 80 metri. Sono 1400 kg di tecnologia, costruita con una struttura di carbonio, un rivestimento di un materiale usato in aeronautica, che si tende con il calore una volta applicato alla struttura. Questa prima ala è semplice, divisa in due sezioni di cui quella di poppa divisa in quattro pannelli regolabili. E’ possibile che in futuro i team cercheranno di montare vele più complesse, e quindi più veloci. Il catamarano, la piattaforma come la chiamano, è lungo 22 metri, largo 14, pesa a vuoto meno di 6 tonnellate, cui si aggiungono i 1400 kg dell’ala. Gli scafi sono stati costruiti in Italia, sono stati completati a Auckland. Il team resterà in Nuova Zelanda fino a febbraio, sfruttando tutto il vento possibile dell’estate neozelandese per gli allenamenti. Dopo lo spettacolare ribaltamento di Oracle lo skipper Max Sirena aggiunge: “La paura in effetti può condizionare il modo di regatare, con solo 18 nodi volano a 40 e sicuramente il fattore psicologico, umano, condizionerà il risultato della regata. Queste barche non permettono di sbagliare”.
E’ tutto pronto per il varo di Luna Rossa, il catamarano AC 72 che l’anno prossimo sarà sfidante per la 34 esima Coppa America. Sarà una grande festa nella grande, ormai, famiglia di Luna Rossa, un equipaggio il cui nucleo storico ha navigato tanto assieme fin dalla prima sfida per le regate del 2000. I vecchi leoni sono pochi, a partire dallo skipper Max Sirena, ma si portano dietro esperienza e passione su cui sono stati innestati molti talenti giovani presi dal meglio della vela mondiale. La madrina è Miuccia Prada, come sempre, il padrino… è Patrizio Bertelli che alla quarta sfida ha la grinta di sempre, la voglia di competere fin che non vince.
Il catamarano nasce da un progetto congiunto del design team di Emirates Team New Zealand e Luna Rossa, costruito in parte in Italia presso il cantiere Persico e finito in Nuova Zelanda. Il Protocollo della prossima regata infatti offre la possibilità di condividere con altri sindacati progetto e dati. Questo è stato anche uno dei motivi che hanno convinto Patrizio Bertelli a lanciare la sua quarta sfida, decisione presa dopo il successo della quotazione in Borsa a Hong Kong, che ha avuto un notevole successo. Il consiglio di amministrazione Prada ha deliberato la sponsorizzazione del team per circa 40 milioni di euro, un budget medio piccolo per la Coppa, ma che può essere più che sufficiente a fare una bella figura viste le condizioni generali degli avversari. Gli sfidanti attendibili sono tre, ovvero New Zealand, Luna Rossa e Artemis. Essere “alleati” di un team assolutamente forte come quello neozelandese è un grosso vantaggio e ha consentito a Luna Rossa di entrare senza dover partire da zero, in un certo senso comprando la competitività. I kiwi hanno avuto, ovviamente, il loro beneficio vedendo arrivare un rimborso spese per il lavoro di progettazione già svolto che gli consentirà di sviluppare altre ricerche. L’accordo dovrebbe prevedere il pagamanto del 50% delle ore di sviluppo design fatte prima della sfida. Luna Rossa è il terzo catamarano classe AC 72, si chiama così l’invenzione degli americani, che viene varato. Oracle il catamarano del defender pochi giorni fa è finito cappottato in mezzo alla baia di San Francisco con danni ingenti che fermano gli allenamenti del team per almeno due mesi e costeranno alcuni milioni di euro. Artemis, del sindacato svedese omonimo, pare si sia già rotto nelle prove di traino: queste barche non vengono buttate subito in mare a navigare, ma si caricano un po per volta, proprio per trovare i punti deboli. Se quella di Oracle almeno è una rottura spettacolare, questa è solo il sintomo di quanto ci sia ancora da esplorare. La migliore, anche per il suo assetto nelle foto, sembra New Zealand, che si solleva bene sui “foil”, ovvero le derive. L’intenzione di Patrizio Bertelli e Grant Dalton è quella di dividersi la finale Louis Vuitton Cup, come è stato del resto nel 2007, quando i due team che si erano incontrati nel 2000 a Auckland per la Coppa in una delle edizioni più memorabili della storia. Il vincitore poi dovrà strapparla agli americani e avere così la possibilità di tornare a regole e spettacoli più vicini al match race, con gli sfidanti che merita l’evento.
E’ il 3 febbraio 1997, il progettista argentino German Frers e Patrizio Bertelli stanno discutendo sulla costruzione di un nuovo megayacht, si chiamerà Ulisse, come la barca da crociera precedente, disegnato nello stile contemporaneo. Il discorso tra i due finisce sulla Coppa America, di cui Bertelli è molto appassionato. Frers gli sussurra “guarda che sei il tipo giusto per partecipare alla Coppa”. Detto fatto: in pochi giorni il sindacato viene costruito ed è l’inizio della lunga avventura di Luna Rossa. Bertelli, da allora, non riesce più a fare a meno di partecipare.
La sua passione per la vela è iniziata in Toscana, navigando con i sesta classe di Vasco Donnini, famoso per il taglia e cuci, perchè usava il bisturi per modificare le sue barche: una taglio al centro per allungare… Tuscany Bisturi è il nome di una delle barche più veloci tra i sesta classe dei lontani anni dello Ior, che lui teneva sempre ai limiti del regolamento di stazza. Nelle lunghe giornate di bonaccia di fronte a Castiglione della Pescaia, Bertelli sogna la Coppa, intanto riempie la sua casa di libri storici.
In quel 97 per la sua prima sfida sceglie come skipper e timoniere il napoletano Francesco de Angelis: un tipo metodico, preparato, che lavora con un impegno inesauribile. In quei giorni sta dedicandosi alla messa a punto di Team Ef di Paul Cayard, la barca con cui il californiano vincerà il giro del mondo in equipaggio dimostrando che anche un velista “tecnico” può battere gli oceanici, anzi da li in poi la cultura francese dell’oceano selvaggio chiuderà un capitolo. Francesco rinuncia alla Whitbread e torna a Milano. Il tattico è il brasiliano Torben Grael, velista olimpico di chiara fama, con cui il napoletano ha fatto una bella coppia durante la One Ton Cup di Sckovshoved in Danimarca su Brava di Pasquale Landolfi. Il progettista principale è ovviamente German Frers, che chiama Doug Peterson, autore di barche vincenti come America Cubed e New Zealand 95 di cui è amico da tempo. E’ uno degli apprezzati avversari: ai tempi del Moro era con America Cubed, poi con Team New Zealand nel 95, significa che ha vinto due volte di seguito la Coppa, raro per un progettista. Nel 2000 si corre a Auckland, Luna Rossa è molto rapida: la sua progressione nella Louis Vuitton Cup è formidabile e conquista il soprannome di Silver Bullet. E’ una edizione piena di colpi di scena, compresa la rottura di un albero, molto pericolosa per il risultato delle semifinali. La finale delle regate di selezione contro AmericaOne di Paul Cayard è la più combattuta di tutti i tempi: Luna Rossa vince per 5 a 4 dopo due settimane di combattimenti furiosi, tutto si decide nella ultima regata. Nella sconfitta, la prima campagna di Team Prada è un successo. Purtroppo alla vigilia del grande match contro New Zealand (lo squadrone con Blake e Coutts) erano tutti convinti che il Challenger sarebbe stato più rapido del Defender, ma non era vero. I kiwi hanno inventato un nuovo modo di fare barche, New Zealand ha la “flat polar” significa che il suo VMG (velocità di avvicinamento alla direzione del vento) di bolina è il medesimo in un ampio range di angoli con il vento. Così può poggiare e raggiungere una raffica, una macchia di vento. La delusione è grande, la tensione anche, ma a bocce ferme Patrizio Bertelli decide di riconfermare il team e Luna Rossa torna nel 2003: equipaggio simile e nuove ambizioni. Purtroppo fin dalle prime regate di selezione si capisce che l’equipaggio fa una grande fatica a restare in regata con una barca che è rimasta una generazione indietro, non è neanche ispirata alla New Zealand che l’ha battuta. Aver lasciato tutto il design nelle mani di Doug Peterson si rivela un errore: la sua battaglia personale è quella di non fare il ginocchio sotto la prua, che ormai usano tutti con buone prestazioni. Continua ad affermare che le prestazioni possono essere uguali. E’ sorprendente come una larga parte di pubblico e tecnici sia stata convinta che la sconfitta di tre anni prima sia dovuta più all’equipaggio che alla barca.
Patrizio Bertelli dopo le prime regate licenzia il californiano che smette di essere considerato un genio e decide di tentare il tutto per tutto cambiando la prua. Questo non basta a farne una barca vincente e il suo cammino è segnato. Alinghi di Ernesto Bertarelli, in quella edizione, è decisamente superiore a ogni altra barca e infatti prima vince la Louis Vuitton Cup e poi conquista la Coppa America. Il sindacato svizzero è fortissimo, la barca costruita ad un livello di affidabilità sconosciuto agli altri team e soprattutto ai neozelandesi che detengono la Coppa, da cui i migliori (coutss e i suoi fedelissimi) sono purtroppo migrati in Svizzera.
Quando il trofeo arriva in Europa, sede delle regate del 2007 Valencia, Luna Rossa è ancora in prima linea. Ma lo sono anche gli avversari, con un grado di preparazione veramente elevato. Luna Rossa fa bene fino alle finali della Louis Vuitton Cup, dove incontra Emirates Team New Zealand. E’ una rivincita delle regate del 2000, purtroppo i kiwi sono ancora una volta più veloci. Gli italiani hanno speso molte energie per battere BMW Oracle e sono un po’ vuoti, inoltre Luna Rossa ha bisogno di un poco di vento in più di quello che trova per esprimersi. Dopo questa edizione, con le prime avvisaglie della crisi mondiale e le bizze dei litiganti Bertarelli – Ellison Patrizio Bertelli, che aveva condiviso con Tim e Marco Tronchetti Provera la sfida, annuncia il ritiro. Bertelli resta fuori dal gioco pur conservando una serie di osservatori, infatti quando capisce che può condividere il design Emirates Team New Zealand e che può presentarsi a San Francisco competitivo decide di rientrare. Così lancia una nuova sfida attraverso il Circolo della Vela Sicilia con sede a Palermo. Il sindacato debutta con gli AC 45 nelle regate di Napoli le due barche sono Luna Rossa Swordfish e Luna Rossa Piranha. I timonieri sono i giovani promettenti Paul Campbell-James e Chris Draper.
Lo skipper della quarte sfida è Max Sirena (nella foto con Bertelli durante le regate di Valencia), che per Bmw Oracle si era occupato della gestione della grande ala rigida assieme a un altro uomo chiave, sempre legato a Luna Rossa, Matteo Plazzi che sul trimarano americano era navigatore. Il sindacato si è arricchito di altri forti velisti, come lo spagnolo Iker MArtinz, il palermitano Francesco Bruni. La costruzione del grande catamarano della classe Ac 72, la parte che per il Protocollo deve essere costruita nella nazione di bandiera, è avvenuta a ritmi serrati nel cantiere Persico vicino a Bergamo, che ha costruito anche le ali di Artemis. Lo scafo è stato completato a Auckland con le parti strutturali e l’ala è inizia a navigare alla fine di ottobre.
Nella baia di San Francisco spettacolare incidente alla barca del defender della Coppa America Oracle, che in una giornata di vento forte si è ribaltato durante un allenamento. Non si è fatto male nessuno, ma i danni alla barca sono ingenti e terranno fermo il team per un po’. Tanto per fare qualche cifra una “piattaforma”, si chiama così il catamarano nella comunità dei progettisti, ha un costo tecnico di costruzione di circa 5 milioni di collari, escluso la ricerca e lo sviluppo, per il quale stanno lavorando da ormai anni una ventina di persone. Il costo dell’ala rigida che è la propulsione principale al posto delle vele morbide, sempre di sola costruzione, è di circa due milioni e mezzo. Certo Larry Ellison che anima il sindacato è costantemente tra i cinque, sei uomini più ricchi del mondo, ma questo incidente rischia di rallentare le operazioni e gli allenamenti. Questo catamarano è della classe AC 72, lungo quindi circa ventidue metri ed è come una delle barche con cui verranno disputate il prossimo anno da aprile a settembre la Louis Vuitton Cup, regata di selezione sfidanti, e poi la Coppa America. Finora abbiamo visto in regata, come a Venezia e Napoli, solo i piccoli AC45, che simulano i fratelli più grandi nelle reazioni. Tuttavia la musica, crescendo di dimensioni, è molto diversa e perfino gli equipaggi temono le prestazioni fuori controllo. Quello di Oracle è un concreto assaggio di quello che può succedere. La sfida progettuale è di far letteralmente volare le barche, che si sostengono come un aliscafo sulle pinne di deriva e i timoni. Lo speedometro (strumento che misura la velocità) sale fino a 40 nodi, velocità che molti motoscafi non sono in grado di raggiungere. E sono proprio derive e timoni il campo dove ci si attende il maggior sviluppo tecnologico e dispendio di energie da parte dei team. Le barche si ribaltano quando per effetto del mare la prua di uno scafo comincia a infilarsi sott’acqua e fa da freno e perno. I pericoli per l’equipaggio sono concreti: si vola in acqua o dentro l’ala. Per questo gli uomini sono protetti come calciatori di football americano, con caschi e imbottiture anche sostegno di galleggiamento, piuttosto ingombranti. L’incidente avviene a pochi giorni dal varo di Luna Rossa a Auckland, che sarà il quarto catamarano AC 72 ad essere varato, del tutto simile a Emirates Team New Zealand con cui il team di Patrizio Bertelli ha condiviso il progetto. Gli scafi sono stati costruiti in Italia secondo il regolamento della Coppa, poi trasferiti e completati in Nuova Zelanda dove un po’ tutto il mondo della Coppa America ha lasciato il cuore. Il team condotto da Max Sirena è nella città australe dove dopo il varo inizierà gli allenamenti prima del trasferimento armi e bagagli a San Francisco. Sempre in argomento ali e derive Luna Rossa ha condotto alcuni allenamenti non molto segreti, dovevano esserlo, in Sardegna. Le altre barche AC 72 pronte sono Emirates Team New Zealand, che ha dimostrato una bella stabilità e velocità nei video disponibili e Artemis Racing, sindacato condotto da Paul Cayard, che ha provato prima un’ala su un trimarano modificato (per non incorrere nel limite di costruzione previsto dal regolamento e far presto) e poi portato a San Francisco la nuova barca. Mentre si attende che il circuito degli AC 45, aperto a più partecipanti, torni in scena a Venezia in aprile e a maggio a Napoli queste quattro barche sono le uniche che, a meno di sorprese, vedremo in regata l’anno prossimo a San Francisco.
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