Inizia sabato la edizione numero 34 della America’s Cup, regata vecchia di 162 anni, un mito. Di fronte ci saranno Oracle e Emirates Team New Zealand. Oracle è la squadra voluta da Larry Ellison, ricco da essere sempre tra i primi cinque della classifica di Forbes, ha affidato tutto a Russell Coutts lo skipper che in Coppa ha vinto più di tutti, che ha costruito un team di 120 persone e con un budget tra i 120 e i 170 milioni di dollari, usando tutte le tecnologie disponibili negli Stati Uniti per far volare, e la parola non è casuale, le sue barche. Ci sono ex ingegneri Boeing, programmi di Dassault, centri di calcolo in tutto il mondo, anche in Italia, per rifinire le prestazioni dei catamarani classe AC 72. Russell Coutts ha scelto molte cose di questa edizione della Coppa America così contestata, soprattutto di spingere verso la velocità pensando che lì stesse lo spettacolo, che in realtà non piace a tutti quelli che ricordano la tenzone medievale. C’è una larga parte di velisti che preme per una contro riforma, per il ritorno all’antico. Ma ormai la strada è segnata, la Coppa del resto ha sempre guardato il futuro, e dalla velocità difficilmente si tornerà indietro. Nel lungo percorso per arrivare a queste regate purtroppo il team di Coutts ha modificato le barche di classe Ac 45, quelle piccole che hanno corso a Venezia e Napoli, e la Giuria Internazionale ha somministrato al team alcune pene dolorose, la più grave due punti di penalità che cancelleranno le prime due vittorie, poi la squalifica di quattro velisti tra cui il regolatore della wing (la vela alare) l’olandese Dirk De Ridder. Lo skipper è il mitico James Spithill, australiano e fortissimo in match race, uno dei grandi talenti della vela contemporanea, come molti dell’equipaggio. Il challenger Emirates Team New Zealand arriva dalla vittoria della Louis Vuitton dove non ha avuto, in realtà, avversari se non Luna Rossa di Patrizio Bertelli, un buon partner che sapeva di perdere ma voleva conservare squadra ed esperienza, imparare cos’è la velocità per partire in vantaggio la prossima volta. Emirates Team New Zealand non fonda la sua partecipazione sul denaro ne sul desiderio di un tycoon di comparire: lo stile kiwi è sempre quello di spendere lo stretto necessario e di essere una squadra. Il budget è arrivato a 110 milioni di dollari, ma quelli neozelandesi, fanno circa 80 milioni di euro. La squadra in realtà è una nazionale della vela, che vuole riportare la Auld Mug in patria non solo per lo sport, ma anche per sostenere l’industria nautica che è la seconda del paese (confronto impossibile con l’Italia, dove è stata demolita). Per questo ci sono finanziamenti governativi, si dice attorno ai 40 milioni di dollari neozelandesi, e una serie di sponsor tra cui anche marchi europei, come gli orologi Omega e Skyy Vodka (gruppo Campari). A tenere insieme le cose sul piano finanziario c’è un signore di passaporto americano e nome italiano Matteo De Nora, innamorato della sportività neozelandese. Sul piano sportivo il leader è Grant Dalton, signore degli oceani, e lo skipper Dean Barker. Sono due eroi nazionali, valgono come da noi Totti e Buffon. Chi vincerà? Non c’è pronostico, i neozelandesi sono un po’ più avanti nella conduzione della barca, sono davvero determinati. Gli americani sembrano più veloci in qualche condizione e con quello che hanno speso devono esserlo. Le regate iniziano sabato attorno all’una ora locale di San Francisco, forse basteranno i primi dieci minuti per capire chi vincerà le altre prove. Per portare la Coppa a Auckland al primo piano del New Zealand Yacht Squadron, Aeteoroa deve vincere nove regate, Oracle per tenerla nel Golden Gate Yacht Club undici. Sarà una settimana difficile, veloce di sicuro.
Finalmente da San Francisco arriva un risultato chiaro: la vela ha un nuovo giovane campione. Merce rara? Si, perché la vela fa fatica a rinnovare non solo le idee, anche gli uomini. E trovare un tipo che vince facile, con la faccia pulita e serena, le infradito fa piacere. Il tipo si chiama Peter Burling, ha vinto la Red Bull Youth America’s Cup alla prima edizione con il suo equipaggio New Zealand Team, supportato da quello vero di Emirates che ha messo a disposizione le barche, i consigli, la filosofia vincente. Burling a Londra era il velista più giovane con i suoi 21 anni, ha conquistato l’argento in 49er, ha navigato in Moth. Era in equipaggio con Blair Tuke (con lui alle Olimpiadi), Jono Spurdle, Guy Endean, Andy Maloney, Sam Meech and Jason Saunders. Hanno costruito la vittoria con prime giornate di centro calssifica e due vittorie al momento di distanziare gli avversari, nella quinta e sesta prova. A completare il successo kiwi, qualcuno pensa che sia un anticipo della prossima settimana, anche il secondo arrivato dopo sette regate di flotta: Will Tiller con Full Metal Jacket Team. Al terzo posto i simpatici portoghesi di Roff Cascais Sailing Team condotto da Antonio Mello. C’erano dieci equipaggi di otto nazioni, ci avevano provato anche gli italiani Powered by Stig, troppo poco l’allenamento specifico per entrare nel pacchetto con successo e sono rimasti fuori nelle prime selezioni. Pubblico entusiasta con kiwi veri che hanno raggiunto San Francisco per fare il tifo vero con la loro dotazione di bandiere. I valori in campo, se si escludono i vincitori che hanno distanziato in punteggio il resto della flotta e non hanno dovuto vivere il patema della regata finale a punteggio doppio per eccesso di vento, erano molto equilibrati e la classifica è rimasta molto corta fino alla fine.
La classifica finale
1 NZL Sailing with ETNZ – NZL
2 Full Metal Jacket Racing – NZL
3 ROFF/Cascais Sailing Team – POR
4 Team Tilt – SUI
5 American Youth Sailing Force – USA
6 Swedish Youth Challenge -SWE
7 Objective Australia – AUS
8 Next World Energy- FRA
9 All In Racing – GER 10
USA45 Racing – USA
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