La Coppa America è ormai stritolata tra il brutto incidente di Artemis, l’obbligo di proseguire con un programma di regate “spettacolo” per soddisfare i contratti con gli sponsor, la mancanza di budget per mancanza di sponsor e disamore di Larry Ellison. Insomma, per quanto sia stato bravo al timone Russell Coutts da manager finora non ha saputo davvero assicurare alla Coppa lo spettacolo promesso. Capita spesso che gli atleti non siano in grado di mettere a frutto la fama e la stima e finiscano per ottenere risultati peggiori di avversari mediocri sul campo ma più strutturati nel mestiere di manager. Può darsi che sotto sotto Russel sia contento perchè salgono la possibilità di trattenere la Auld Mug a San Francisco ma in ogni caso sorprende mica poco, ad esempio, che dopo aver sbandierato i contenuti di spettacolo della nuova formula e tutte le camere on board per restituire l’azione fin nei dettagli non esista ancora un vero piano di produzione per la Louis Vuitton Cup che si avvia verso la sua ultima edizione dopo trent’anni di onorato servizio.

Il programma di Artemis prosegue con ritardo e con un team poco motivato. Il progettista Juan Kouyoumdjian è stato sollevato dall’incarico assieme ad Andrea Avaldi ingegnere strutturalista. Ci spiace per Andrea, che conosciamo come bravo professionista. Purtroppo in questi casi qualcuno deve pagare… Resta la perplessità di come sia possibile porre rimedio o modificare la struttura della seconda barca senza quelli che l’hanno disegnata. Il progettista armeno-argentino è sempre stato criticato per l’atmosfera che ha creato nel team di progettazione al punto che molti hanno lasciato il team prima del tempo e in tempi non sospetti. La barca, lo potete leggere piu sotto, sarà varata nei primi giorni di luglio e inizierà a navigare appena possibile, il panorama più realistico è che i round robin di luglio saranno solo un periodo di allenamento per Emirates Team New Zealand e Luna Rossa, che si giocheranno solo il diritto a essere capolista nelle semifinali cui Artemis accederà come terzo. La fase calda è dunque solo agosto, come ragionevole con sole tre barche in acqua. Tutta la fase precedente è un “obbligo” un po inutile ma necessario. E’ prevedibile una presa di posizione di ETNZ e Luna Rossa nelle prossime ore.

Ecco il comunicato ufficiale:
Artemis Racing ha reso noto di aver ripreso la preparazione in vista dell’America’s Cup. La partecipazione del team era stata messa in dubbio dopo il tragico sinistro che, lo scorso mese, è costato la vita a un membro del team. Lo sfidante svedese ha confermato di aver iniziato a preparare il secondo AC72, che verrà sottoposto a un’approfondita serie di test. Quando il team sarà soddisfatto dei risultati e la barca sarà pronta, Artemis Racing prenderà parte alla Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series. “La decisione di Artemis Racing di proseguire la sua avventura sarà d’esempio per gli appassionati – ha detto Stephen Barclay, CEO dell’America’s Cup Event Authority – Sono sicuro che saranno supportati in modo massiccio dai fan”. “Stiamo lavorando contro il tempo per preparare la barca e il team a regatare – ha commentato Paul Cayard, CEO di Artemis Racing – Dobbiamo sca

lare una montagna, ma il nostro obiettivo è varare la barca a inizio luglio e cercare di regatare per la fine del mese“. “Sapere che Artemis Racing si sta preparando per essere sulla linea di partenza è una grande notizia – ha aggiunto Barclay – Non credo che saranno pronti per le prime regate, ma senza alcun dubbio la comunità dell’America’s Cup li supporterà in ogni modo possibile”. In seguito alla conferma giunta da Artemis Racing, il Regatta Director Iain Murray ha aggiornato il programma dell’evento, in modo da soddisfare una delle Raccomandazioni sulla Sicurezza introdotte dopo l’incidente, quella relativa alla riduzione da sette a cinque dei turni preliminari. Una disposizione voluta dai team, che chiedevano più tempo tra una regatta e l’altra per effettuare le manutenzioni. La Summer of Racing inizierà con la cerimonia di apertura del 4 luglio, seguita, il 5 luglio, da una regatta di flotta con il Defender e gli sfidanti. La Louis Vuitton Cup, l’America’s Cup Challenger Series, si aprirà il 7 luglio.

Per vincere cinque medaglie alle Olimpiadi, un argento di assaggio e poi quattro ori consecutivi, ci vuole una freddezza di nervi, una solidità di fisico, che pochi asoluti campioni possono avere. Ben Ainslie, ora baronetto, è stato quello che ha portato a casa più risultati di una nidiata di velisti inglesi che hanno messo in fila il mondo, sono amici nemici, contenti dei risultati uno dell’altro. Il solitario, algido, sicuro Ben ha scritto una toccante lettera dopo la morte dell’amico Andrew “Bart” Simson, che incontrava come avversario, ma lo leggerete, in gioventù.

Le ultime settimane sono state le più sconvolgenti, le più dolorose e le più sconcertanti della mia vita. Lo sport della vela ha perso altre persone di talento nel corso degli anni, persone a cui sono stato vicino, ma mai così vicino come ero a Andrew ‘Bart’ Simpson. La nostra amicizia risaliva a molto tempo indietro, a quando eravamo ragazzi che risalivano le classifiche. Abbiamo iniziato uno contro l’altro in Optimist: io, Iain Percy, Bart e un sacco di altri marinai ancora forti oggi, gente come Nick Rogers e Chris Draper. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo condiviso l’adolescenza rumorosa di tutti i ragazzi della nostra età. Abbiamo fatto un bel po’ di viaggi per strada insieme, in giro l’Europa e l’Australia, a corto di benzina, facendo casino, generalmente irresponsabili. Quelli sono davvero ricordi felici. E ora non c’è più. Tutti noi che abbiamo amato Bart abbiamo bisogno di un lungo periodo di tempo per venire a patti con il fatto che egli non è più con noi, e con le circostanze della sua morte. Penso in particolare alla sua famiglia, alla sua incredibile moglie Leah e ai loro due ragazzi Freddie e Hamish. Ero anch’io in mare a vela a San Francisco con Oracle AC72, nei momenti in cui è accaduto. Stavamo per risalire il vento e avvicinarsi ad Artemis quando li abbiamo visti capovolgersi. E ‘successo tutto così in fretta. Appena le nostre barche di supporto sono andate a fornire aiuto, abbiamo riportato a terra il nostro AC72, ma ben presto è apparso evidente che qualcuno era rimasto in acqua, intrappolato. Sapevamo già che era improbabile che potesse trattarsi di una buona notizia. Quando è stato chiaro che si trattava di Bart, tutto il mondo mi è crollato dentro. Sapevo che Leah e i ragazzi erano a San Francisco. Il fine settimana prima con Iain eravamo stati a casa loro per un barbecue. Solo il giorno prima eravamo stati al telefono a farci le solite burle che si fanno tra stretti compagni. Si passa attraverso tutte le diverse emozioni. Si inizia con la confusione e l’incredulità e poi, lentamente, col tempo si scivola in un senso di realtà. Mi sono gettato nel fare tutto ciò che potevo per aiutare Iain e Leah e la famiglia. Mi sembrava fosse l’unica cosa utile. Il fatto che così tante persone abbiano fatto di tutto per cercare di dare una mano è stata subito una misura dell’affetto che Bart aveva intorno. Un sacco di omaggi sono stati indirizzati a Bart nelle ultime settimane, tutti meritati perché non dovrebbe mai essere dimenticato proprio per l’uomo speciale che era. Non era il più forte, né il più celebre nella nostra squadra GBR, ma era il più gentile, e il più saggio. E che marinaio di talento. Lui e Iain erano una grande squadra. Hanno vinto l’oro a Pechino e, probabilmente, avrebbero dovuto vincerne un altro a Londra la scorsa estate, quando sono stati colti oltre la linea nella Medal. Nessuno ha lavorato di più o meritato il successo più di quanto hanno fatto loro. Tardivamente, attraverso il dolore, ci sono stati momenti edificanti. Il funerale di venerdì in memoria di Bart era una bella occasione. Sherborne Abbey era piena fino al soffitto, gli inni, il coro, la musica, tutto era ben fatto. L’elogio di Iain era così… così commovente. Ed è stato fantastico parlare con i genitori di Bart, che sono stati spazzati via da tutto. Questa è stato probabilmente una delle cose più belle che mi porterò dentro di quel giorno. Erano entrambi più alti dopo, realizzando quale leggenda fosse stata il loro figlio. E poi questo fine settimana appena passato a Cowes, dove la comunità velica era riunita per la tradizionale Round Island Race. Ho passato molto tempo a pesare la decisione se fare la regata sul nostro AC45. Inizialmente ero contrario. Ma dopo un po ‘di tempo e dopo aver parlato con il resto dei ragazzi della squadra, abbiamo deciso che dovevamo andare avanti. Ho parlato con un paio di persone e tutti hanno detto la stessa cosa: Bart avrebbe voluto che noi andassimo avanti con lui. Oggi sono felice di averlo fatto. Abbiamo indossato la nostra attrezzatura e il nostro equipaggiamento normale, ma abbiamo aggiunto il lutto al braccio e un nastro con il nome di Bart sulla schiena. Il sole splendeva, il vento si è alzato e abbiamo stabilito il nuovo record del campo di regata, girando l’isola di Wight in meno di tre ore con un gruppo di marinai che si sentivano tutti stretti evicini a Bart. Ci sentivamo davvero speciali. Ci saranno momenti difficili più avanti, non da ultimo per l’America’s Cup stessa. E’ mia convinzione che Bart avrebbe voluto che continuasse, come è stato deciso. Come persona, avrebbe odiato il pensiero che tutto si potesse fermare a causa sua. Detto questo, ci sono chiaramente alcuni problemi da risolvere. Un sacco di persone hanno paragonato l’attuale classe AC72 alle auto di Formula Uno degli anni 1960 e 1970. Si tratta di macchine incredibilmente grandi e potenti e ci vuole tempo per trovarne i limiti. Ci vuole il massimo impegno per capire davvero ciò che è successo, e fare in modo che un incidente simile non accada di nuovo. Ma penso che la Coppa America può e vuole andare avanti. E qualora Oracle vincesse, penso che il formato proseguirà lungo le linee di questa edizione, con catamarani, vele rigide e foils, anche se forse con barche meno potenti. Questo abbasserà anche i costi, attirando più squadre e rendendo le cose più competitive. Il mio desiderio di vincere un giorno la Coppa America, non è rimasto offuscato. Sulle prime, la morte di Bart mi ha fatto venire il voltastomaco. Ho pensato di tutto, di rinunciare allo sport, provare qualcosa di diverso. Ora sono perfino più determinato a vincere. Talvolta abbiamo bisogno di qualcosa nella vita che ci faccia apprezzare le grandi opportunità che ci sono date, e ricordare di dare il massimo per esse.
Grazie, Bart, per la lezione finale. Ci mancherai terribilmente.

Ben Ainslie

I più conoscono Brad Butterworth come skipper di Alinghi 2007: con la sua aria scanzonata, la battuta sempre pronta sembra spesso “incredibile”, ma invece è uno dei grandissimi della vela. Una delle sue prime vittorie è stata con lo squadrone neozelandese al timone del one tonner Propaganda, poi è arrivata la Whitbread Round The World Race come capoturno di Steinlager, la barca imbattibile di Peter Blake. In Coppa America ha fatto coppia fissa con Russell Coutts fin dal 92, con le sfortunate ultime regate contro Il Moro di Venezia che sono costate ai kiwi la Louis Vuitton Cup. Dopo di allora vittoria nel 95, difesa con successo nel 2000, vittoria nel 2003 con Alinghi e ancora difesa con successo con Alinghi nel 2007. Insomma, pochi hanno un occhio così preciso su quanto succede nella vela mondiale e nella Coppa America, lo abbiamo incontrato dopo l’incidente di Bart Simpson.

Cosa pensi del grave incidente di Artemis e la morte di Andrew “Bart” Simpson, in mare la vita è sempre stata in pericolo qualche volta ce lo dimentichiamo.
“Ogni perdita di una vita è inaccettabile e andrebbe sempre trattata con questa visione. Tuttavia quando andiamo in mare aperto, come durante la Volvo Race e dove si naviga in zone del mondo davvero difficili come Capo di Buona Speranza o Capo Horn è chiaro che si deve convivere con questo rischio. Ma in acque chiuse, addirittura in un porto, che qualcuno perda la sua vita con tutti i sistemi di sicurezza disponibili e vicini è inaccettabile. Adesso bisogna mettere in pratica nuove procedure perché questo non accada di nuovo. Il nostro sport dovrebbe essere divertente, spettacolare, questi fatti sono solo tragedie”.
Brad, dopo le grandi imprese di Alinghi sei in una posizione di attesa, come inquadri il mondo della vela?
“Siamo in una situazione difficile per le sponsorizzazioni, qualsiasi team ha difficoltà. Con Alinghi volevamo fare la Volvo Race e abbiamo preparato un progetto, ma abbiamo fatto molta una grande fatica ad assicurarci il budget per tutta la regata fino a rinunciare. Guardo con attenzione a cosa succede nella Coppa America dove voglio tornare prima o poi, ma a mio avviso ha perso la sua strada. Se si guarda a cosa è successo nel passato sembra difficile tornare indietro, mi sembra di vedere quello che era negli anni sessanta, con pochi team, e questo è molto triste”.
Il foiling sarà una nuova arte della vela o è un episodio passeggero?
“Penso che dobbiamo tornare a incoraggiare la partecipazione di tante squadre alla Coppa America. Il foiling è sicuramente molto eccitante ed è spettacolare. Non credo sia però la strada da seguire, si parla con nostalgia di Coppa tradizionale e forse non dobbiamo tornare a quello. Ma il salto che è stato fatto in avanti è forse troppo in avanti e molti team sono rimasti esclusi. Certamente i team di Coppa America finora sono stati finanziati dai governi o da armatori ricchi con l’aiuto di qualche sponsor, e in passato anche tanti sponsor che ora non ci sono più, bisogna incoraggiare questa gente a tornare in barca”.
Hai un team favorito?
“Credo che per tornare a una Coppa più ‘friendly’ questa dovrebbe tornare in Nuova Zelanda o arrivare in Italia, a tutti piacerebbe sfidare, anzi lo sognano me compreso, Luna Rossa in Italia. Sono tutti sicuri che sia Emirates Team New Zealand sia Luna Rossa saprebbero cambiare in una maniera positiva. Credo però che Oracle abbia fatto un grande lavoro e che il package barca – ala sia fantastico e superiore alle altre barche e temo che sarà davvero difficile batterli. Se vince Oracle credo vedremo nella prossima edizione ancora cat foiling ma di 50 piedi”.