La Luna buona….
Eccola…. La nuova Luna Rossa, un complicato catamarano del terzo millennio che vola sulle onde, è finalmente svelata. E’ una esile struttura di carbonio con una grande vela alare, ricoperta con una pellicola a specchio, tanto per ricordare quando nel 2000 il suo grigio metallizzato chiaro le aveva conquistato il soprannome di “Silver Bullet”. Patrizio Bertelli mentre la spiega ai giornalisti la guarda contento e svela anche la sua missione: “è la prima volta che due sindacati avversari hanno due barche identiche, questo è importantissimo per gli allenamenti e migliorare le prestazioni. Adesso la nostra missione è di togliere la Coppa agli americani,chiunque tra Luna Rossa e Emirates Team New Zealand ci riesca avrà l’appoggio dell’avversario per cambiare le regole e tornare al vero spettacolo”. Insomma, i due team hanno già un accordo di ferro: se uno dei due vince l’altro è Challenger of Record, e poi, aggiunge: “lavoreremo per una Coppa che abbia almeno otto sfidanti, un numero che è già una elite ma che rappresenta le forze della vela nel mondo. Solo tre, quattro sono troppo pochi per lo spettacolo moderno. Non è molto importante che la barca sia con un monoscafo o un catamarano, è invece fondamentale contenere i costi nei 50 milioni di euro per sindacato. Ci vogliono barche più piccole e maneggevoli, ma spettacolari. Sono sicuro che questa sia l’ultima volta con queste barche così grandi. Oracle ha un team di 200 persone… sono troppe”. Bertelli prosegue: “qui in Nuova Zelanda ci considerano il secondo Team New Zealand: è quasi vero, ma si riferisce soprattutto all’affetto che ci dimostrano ogni giorno, ai problemi che ci aiutano a risolvere. Quando eravamo a Punta Ala ogni giorno dovevamo rispondere a una accusa diversa. Detto questo siamo contenti di rappresentare l’Italia e di avere questa responsabilità”. Dice lo skipper Max Sirena: “Il team di Luna Rossa è una squadra nuova, dove sono premiate le competenze e non il potere”.
L’ala di Luna Rossa è lunga 40 metri, poco di più di quanto sia quella di un Airbus 380, che ha un’apertura alare di 80 metri. Sono 1400 kg di tecnologia, costruita con una struttura di carbonio, un rivestimento di un materiale usato in aeronautica, che si tende con il calore una volta applicato alla struttura. Questa prima ala è semplice, divisa in due sezioni di cui quella di poppa divisa in quattro pannelli regolabili. E’ possibile che in futuro i team cercheranno di montare vele più complesse, e quindi più veloci. Il catamarano, la piattaforma come la chiamano, è lungo 22 metri, largo 14, pesa a vuoto meno di 6 tonnellate, cui si aggiungono i 1400 kg dell’ala. Gli scafi sono stati costruiti in Italia, sono stati completati a Auckland. Il team resterà in Nuova Zelanda fino a febbraio, sfruttando tutto il vento possibile dell’estate neozelandese per gli allenamenti. Dopo lo spettacolare ribaltamento di Oracle lo skipper Max Sirena aggiunge: “La paura in effetti può condizionare il modo di regatare, con solo 18 nodi volano a 40 e sicuramente il fattore psicologico, umano, condizionerà il risultato della regata. Queste barche non permettono di sbagliare”.