Il lusso a portata di mano. Quale lusso? Forse non quello di sprecare denaro. Quello di fare grandi vacanze si. Oceanis 58 è una barca costruita da un cantiere che non ha bisogno di presentazioni che si affaccia, come ha fatto con il marchio Jeanneau, a un mercato di taglie importanti. Piccoli numeri, un mercato fatto di cantieri abituati a offire tra i plus l’idea di una barca “custom” che poi molto spesso finisce per essere solo la barca che ha voluto un armatore in cerca di guai: perchè troppo vicina ai suoi desideri e non alle idee di un buon progettista. Spesso più bravo. La carena di questa nuova ammiraglia del più grande cantiere del mondo per le barche a vela è disegnata da Berret Racopeau, gli interni dallo studio milanese Nauta, che ha firmato già tutto il resto della serie Oceanis applicando uno stile concreto, fatto di semplicità per l’occhio con colori tradizionali e di spazi molto ampi per vivere.

Oceanis 58 è disponibile in versione tre cabine più equipaggio e in versione quattro cabine più equipaggio. Finiture e impianti come sempre completi a livello Beneteau, uno dei primi cantieri che ha voluto proporre barche con dotazioni adeguate a navigare davvero nel listino o al massimo in un unico pack con sovrapprezzo per non disorientare i clienti con una lista infinita di optional. Insomma il contrario di quanto ha fatto per anni Grand Soleil che nella lista magica ha inserito perfino il bulbo.

Le scelte di base fatte per questa ammiraglia sono grande luce negli interni, con ampie finestrature anche nelle cabine di poppa, da cui se lo spoiler è libero si può ammirare la vista. Non del molo… ma della rada quando si è all’aperto. Oceanis 58 è destinato a diventare un esempio, perchè unisce alcuni elementi di evidente tradizione con delle scoperte o meglio “ri” scoperte che ne fanno una macchina da crociera formidabile. La lunghezza fuori tutto supera di poco i 18 metri e si attesta sui 60 piedi reali, quella della carena arriva a 17,75. La larghezza è di cinque metri, l’immersione di 2,60, il dislocamento tutto sommato contenuto: 22 mila kg circa.   Motore da 140 cavalli per veloci trasferimenti.

Il Louis Vuitton Trophy La Maddalena è iniziato con due sole regate. Il vento purtroppo si è fatto attendere e dopo le giornate di allenamento in cui il Mistral ha soffiato rabbioso è arrivata la bonaccia. La prima regata in programma era quella tra la francese Alpeh, portata da Bertrand Pacé, e TeamOrigin, equipaggio inglese con timoniere Ben Ainslie e tattico Iain Percy. Gli inglesi hanno condotto tutta la prima bolina, girando la prima boa con un piccolo ma utile vantaggio. Poi lungo la poppa hanno fatto un pasticcio con il gennaker e i francesi sono passati in corsia di sorpasso e vinto la regata con un vantaggio di 1’ 04”.
Il secondo match era molto più interessante per il pubblico italiano: Azzurra contro Mascalzone Latino Audi Team. Praticamente un derby.  La storia di questo primo incontro è però, purtroppo, presto detta: Azzurra in partenza fa un pasticcio con il cronometro ed entra nel box in anticipo. Quando l’equipaggio se ne rende conto e cerca di fermare la corsa dello scafo è troppo tardi e la prua taglia la linea con qualche secondo di anticipo. Dopo, nei cinque minuti cruciali, non riesce comunque a restituire la penalità a Gavin Brady che porta Mascalzone Latino Audi Team in posizioni rischiose per le possibilità di contatto ma che poi si rivelano vantaggiose al momento della partenza. Mascalzone conduce tutta la regata con un solo momento di incertezza, quello al passaggio del cancello di poppa, quando sceglie la boa a destra ma nel girare rallenta molto mentre Azzurra precipita sull’altra boa molto veloce. In bolina le due barche si separano di quasi un miglio ma quando convergono nuovamente ha ragione il Challenger of Record, saldamente al comando. La regata finisce con i padroni di casa, Mascalzone è host team, che tagliano con un vantaggio di 2’ 27” su Azzurra.  

Racconta Gavin Brady, timoniere di Mascalzone Latino Audi Team: “Azzurra è un equipaggio pericoloso con cui regatare con vento debole, lo hanno provato a Nizza lo scorso anno. Oggi siamo stati in grado di reagire bene alla difficoltà delle condizioni, quando andavano prese decisioni importanti. Il vento era molto leggero con salti di 20 gradi e variazioni di velocità di tra nodi. L’equipaggio è rimasto molto calmo e concentrato. Questo è un segno del fatto che la squadra comincia a crescere insieme. Una prima vittoria importante, che ci fa partire bene”.

Francesco Bruni, skipper e timoniere di Azzurra, spiega così la regata d’esordio non proprio felice: “Non è stato certo il modo migliore per iniziare questa serie, ma il match è stato aperto dall’inizio alla fine, questa è la cosa più importante. Il bilancio della giornata è comunque più positivo che negativo e ne trarremo un insegnamento importante. Peccato per il punto perso, ma non è la fine del mondo. In pre-partenza abbiamo creduto un po’ troppo negli strumenti che ci davano in ritardo sull’entrata. Hanno bisogno ovviamente di calibrazione, di solito vengono controllati con l’occhio, in quel momento non l’abbiamo fatto: un po’ errore umano un po’ errore della macchina. La penalità di per sé non è tanto importante quanto il fatto che psicologicamente ti fa partire un po’ in affanno. Poi Brady si è preso un grosso rischio facendosi agganciare da noi da dietro, gli umpire hanno alzato due la bandiera verde e questo fa parte del gioco: se avessero preso una decisione diversa, l’esito della partenza sarebbe stato molto differente. Bravo l’equipaggio di Mascalzone Latino che ha fatto un ottimo lavoro”.

Inutile affannarsi a cercar paragoni. “Fare” il diciottesimo uomo sul BMW Oracle che ha gareggiato in Coppa America, sistemato a poppa un metro oltre il carrello della randa giusto per non essere d’impaccio, con il colpo d’occhio sugli atleti di Azzurra che agiscono con il sincronismo degli orchestrali, induce a pensare alla sinfonia n°40 di Mozart: semplice, all’apparenza, quasi elementare, al punto che la si può fischiettare radendosi la barba. Macché, quelle venticinque tonnellate di poco carbonio e tanto piombo sono come la composizione di Amadeus, un esempio di sintesi e di complessità. Dallo spartito all’esecuzione, dal computer del progettista al varo ci corre il mondo. E’ quasi  un altro progetto, un secondo varo, un’altra storia, insomma: per suonare Mozart ci vogliono anni di preparazione e talento. Come per “portare” una barca di Coppa America con la facilità di chi timona il suo “otto metri” in un giorno di brezza primaverile. Andiamo per ordine: sensazione, suggestione, emozione. La prima: è una macchina da vento, se lo produce da sola. La seconda: più che la velocità, l’accelerazione che riapre la corsa dopo una virata e una strambata, vibrando nelle fibre di carbonio con un canto sordo, secco, profondo, che sale come se un capodoglio avesse “smusato” lo scafo. E’ successo e dunque lo dico: la prima volta mi sono spaventato. Ancora, la scodata della poppa che gira come una bussola sull’ago, ma senza strattoni, è forza centrifuga pura. Un occhio al timoniere, il siciliano Francesco Bruni, l’altro al tattico, il toscano Tommaso Chieffi. Senza togliere nulla ad alcun membro dell’equipaggio, viene da dire: eccoli, il direttore d’orchestra e il primo violino. Poche parole a bassa voce, mai sopra i toni. Nulla di nuovo sotto il sole, la calma è la virtù dei forti nell’ordinario e nell’emergenza. E questa massa filante, questo cetaceo nero moltiplica la sua forza tra cielo e mare, danza, sbuffa, sgroppa, corre. Poche parole, cenni più che altro, d’intesa e subito vele grandi come campi di calcio catturano l’aria, la imprigionano, ne sfruttano le turbolenze. L’equilibrio è sinfonico, è armonia tra le leggi dell’idrodinamica e dell’aerodinamica. Un aliante rovesciato che alterna il suo respiro alle manovre. Sussurra, canta, ruggisce, declinando un sentimento espresso da ruggiti e fremiti. I display della strumentazione dicono molto, forse tutto, anche il carico dello strallo espresso in tonnellate. Ma la verità sta prima e altrove. Atleti o poeti? L’uno non esclude l’altro, è questione di orecchio e di cuore, di stomaco e di braccia. La simulazione della competizione non è gioco, è battaglia, ingaggio con parametri che ogni volta si spostano più in la. Partenze, virate, strambate, a caccia della perfezione. Una domanda: è mai stato costruito un violoncello così grande? Risposta: si, questo e gli altri che hanno raccolto il suo guanto di sfida. Il diciottesimo uomo non sogna ad occhi aperti, si affanna a immagazzinare l’irripetibile, come farebbe un astronomo se si trovasse senza preavviso a salire sullo Shuttle per vedere per la prima e unica volta non le stelle dalla Terra ma la Terra dalle stelle. Quanto è durata, l’uscita? Il cronometro dice duecento minuti. Sbaglia, ne sono certo.

Donatello Bellomo

I fatti contano più delle opinioni. E i numeri, più dei fatti. Le cifre le mette sul tavolo Stefano Zaghis, amministratore delegato della Mita di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che sta trasformando la storica enclave militare dell’Arsenale della Maddalena, in un resort di lusso.

“Il nostro impegno è robusto” sottolinea Zaghis. “Ai 65 milioni di investimento se ne aggiungono 5 per la comunicazione e altrettanti per realizzare i lavori non completati dal G8. Il summit avrebbe dovuto essere il traghettatore di tutto l’arcipelago verso un’economia che mettesse a risorsa e valorizzasse le bellezze naturali della Maddalena, che segnasse il passaggio definitivo da un’economia dalla forte presenza dello stato a quella privata. Il G8, a seguito del terremoto in Abruzzo, è stato organizzato all’Aquila. L’unica cosa rimasta, di un evento che non c’è stato, è la riqualificazione del complesso dell’Arsenale. In concreto, la gara cui ha partecipato Mita Resort”.

Detta così, sembrerebbe facile e consequenziale.

“ Tutt’altro. Il 2009  è stato il peggiore dal 1929; 80 anni dopo il crollo di Wall Street la situazione finanziaria mondiale si è fatta complessa e difficile. La gara cui abbiamo partecipato si è innestata in un contesto turistico-alberghiero delicato. Le transazioni di resort e alberghi in area EMEA (Europa, Middle East, America) sono scese da 23 mila del 2007 a circa 8 mila del 2008 a 2500 del 2009.  Per dirla tutta: le multinazionali alberghiere hanno tirato i remi in barca. Noi ci abbiamo creduto avendo già nel Sud della Sardegna il Forte Village. Aggiungo che, grazie a un accordo con il gruppo Sansedoni apriremo un resort a Teulada, a un’ora da Forte Village. La bontà di un investimento sta anche nella lungimiranza del progetto che lo determina e la dottoressa  Marcegaglia ha deciso di impegnare risorse importanti per lanciare il turismo in Sardegna”.

Scansiamo i luoghi comuni. Passato, presente e futuro.

“La considerazione del contesto storico- sottolinea Zaghis- è ineludibile. Noi entriamo in un momento complesso nella vita dell’arcipelago che dopo 240 anni cambia realtà e prospettiva. La vocazione militare risale al 1767, quando i Sardo-Piemontesi conquistarono l’arcipelago sottraendolo ai Genovesi. Nel 1931, con all’apertura della Scuola Allievi Sottufficiali, la Maddalena aveva 12 mila abitanti e, forse, era l’unico luogo della Sardegna con le strade illuminate. La Marina Militare era il volano della sua economia e il benessere era diffuso. E’ sopraggiunta una progressiva emorragia: quasi mille maddalenini se ne sono andati mentre Olbia passava da 3 mila a 70 mila abitanti. L’altro evento importante, nel 1968, l’arrivo della base militare americana, abbandonata nel 2008,che ha generato altro indotto”.

Mettiamo insieme numeri e date?

“Comincio dalle seconde: tra aprile giugno 2011 saremo all’80 %; il 2012 saremo completamente a regime. I numeri? Il Marina avrà oltre 600 posti barca (sino ai megayacht da 120 metri) in vendita e in affitto per periodi medio-lunghi, un cantiere navale, magazzini. La Maddalena Hotel & Yacht Club, 95 camere e 6 suite. I due Garden Loft, complessivamente, 88 appartamenti. Il Marina Residence, 57 suite, Poi, ristoranti, Medical Spa, boutique di alta gamma, banca, supermercato. E l’Overwater Conference Center, un auditorium, da 500 posti”.

Zaghis sorride quando gli chiediamo cosa “pagherebbe” pur di avere avuto tutto pronto per il Louis Vuitton Trophy.

“ Ci hanno consegnato il complesso con sei mesi di ritardo, cui se ne aggiungono due per i noti fatti di cronaca. Così non fosse stato, la nostra nave sarebbe pronta. Ma come dice la nostra pubblicità, questo è il luogo del futuro. Confidiamo che il Louis Vuitton Trophy torni qui. L’accoglieremo nel modo migliore”

Donatello Bellomo

Si comincia. Finalmente. Alle dieci di sabato il Comitato di regata alza le bandiere che segnano l’inizio della prima prova del Louis Vuitton Trophy La Maddalena, che si annuncia come una delle più grandi manifestazioni di vela del panorama internazionale. Il maestrale che ha soffiato forte nei giorni scorsi si è attenuato e questa sera ci sarà la cerimonia di apertura con l’alzabandiera e il sorteggio che assegna i turni di regata. In acqua ci sono i dieci team più forti del mondo: il recente vincitore della Coppa America BMW Oracle di fronte al Challenger of Record Mascalzone Latino Audi Team, che è anche host team dell’evento. Azzurra e Luna Rossa, nomi che suscitano emozione per le loro avventure passate. E poi Aleph, All4One, Artemis, Emirates Team New Zealand, Team Origin, Synergy. Le regate proseguiranno per due settimane di vela intensa e al massimo livello, match race su un percorso breve che valorizza soprattutto le abilità degli equipaggi in partenza e durante le manovre. Per le regate sono utilizzate quattro barche costruite secondo la regola ACC, due sono fornite da BMW Oracle Racing e due da Mascalzone Latino. Racconta Bruno Troublé, uno degli inventori della manifestazione: “Il Louis Vuitton Trophy sta diventando un po’ l’anticamera, il preambolo ideale dell’America’s Cup. Anche sul piano sportivo è il miglior modo, per gli equipaggi, di battersi ad armi pari. E sono soddisfatto per il luogo dove mi trovo. Da Nizza il Trophy è cresciuto, abbiamo team fortissimi, è arrivato BMW Oracle Racing. I dieci team hanno le stesse possibilità di vincere e le barche sono equalizzate alla perfezione”.

Vincenzo Onorato, uomo di mare prima di ogni altra definizione, è il presidente di Mascalzone Latino Audi Team, che a La Maddalena è la squadra ospitante: “La prima volta che ho visto l’Arsenale ero ragazzo ed è stata mia l’idea di portare qui le regate, la naturale evoluzione del luogo dopo l’impiego militare. E’ una grande emozione incontrare Defender e gli altri team. Con la prospettiva della Coppa America di cui siamo Challenger of Record questi eventi devono servire per selezionare l’equipaggio, amalgamare le individualità, creare la squadra”. Onorato si esprime anche sul futuro del porto realizzato nel vecchio Arsenale: “Continuo a dire di guardarsi attorno: questo sarà il più bel porto del nord della Sardegna, destinato ad accogliere settecento barche”. Che stando alle statistiche divulgate dall’associazione di settore UCINA valgono almeno 100 posti di lavoro: si oscilla infatti da un posto ogni dieci posti barca a uno ogni quattro, secondo la taglia e il contesto. Per La Maddalena dopo la partenza degli americani una grande occasione. A finalizzare la conversione, dopo i lavori parzialmente completati per il G8, sarà Mita che ha pianificato un investimento complessivo di 75 milioni di euro che riguarda il porto e strutture alberghiere a terra.

Numeri che sono stati dimenticati nelle recenti polemiche politiche che hanno acceso il panorama regionale: i fondi per il Louis Vuitton Trophy sarebbero stati distolti dalla bonifica del Sulcis, zona depressa da sempre. La regione per far partire l’evento ha preso una parte di quei soldi, un fondo che dovrebbe essere di circa 25 milioni, per far partire le regate dopo il no della Corte dei Conti. Con tutti i team a La Maddalena era difficile dire “abbiamo scherzato”. Forse, visto che si parla di una cifra tutto sommato ridicola per una regione, 2,3 milioni di euro per una manifestazione che ne vale 4,5 e che è alimentata dall’associazione WSTA, da Louis Vuitton e altri sponsor e fornitori, la regione poteva attingere a sorgenti meno “discutibili”. Resta il fatto che dopo la fregatura presa con il G8 all’isola fa bene tornare alla vita con un evento di questo calibro. Forse tra qualche giorno, immersi nell’azione, queste polemiche saranno dimenticate.

Riceviamo e pubblichiamo una proposta che può essere interessante:

Un nuovo sguardo sulle bellezze delle campane, ideale per chi vuole godersi il panorama praticando un”attività sportiva dolce e adatta a tutte le età, tra gli odori e i sapori del Mediterraneo

Un nuovo modo di viaggiare tra acqua e terraferma: fantasticare sui paesaggi mozzafiato della Costiera Amalfitana e Sorrentina guardandole dal mare, giocare con sensazioni ed esperienze tra le stradine delle isole del Golfo di Napoli, Ischia, Procida e Capri. Ma un panorama non è solo un bel quadro: è un mondo di tracce in cui muoversi liberamente.
In sella alle bici da cicloturismo, si esplorano i percorsi migliori grazie all”esperienza e alla passione di guide specializzate tra luoghi e mondi per sognatori: non solo Sorrento, Amalfi, Ravello e Vietri, ma anche le piccole perle mediterranee meno conosciute, come i magici borghi di Minori e Maiori. Tra un”onda e l”altra, con un percorso gastronomico intrigante ispirato alle antiche ricette dei borghi marinari, bagni rilassanti, ma anche sport.

Per una vacanza bici&barca non occorre essere sportivi professionisti, ma avere voglia di fare in bicicletta percorsi medio-facili, a ritmi rilassati e gradevoli, con tutto il tempo per godersi il panorama.

Si parte da Castellammare di Stabia per toccare tutte le località imperdibili di un tratto di costa unico al mondo: la Costiera Amalfitana, percorso serpeggiante di 42 chilometri che fendono i Monti Lattari, un paradiso di storia, arte, natura e mitologia. Patrimonio dell”umanità protetto dall”UNESCO, è un luogo tanto speciale da aver ispirato nel tempo poeti, musici, scrittori. Dal mare, è ancora più emozionante l”incredibile miscuglio di colori di questa zona: dal turchino del mare all”oro dei limoni che accende i terrazzamenti verdi.
Amalfi, tripudio di architettura araba e romana. Imperdibile il Duomo, che domina la Piazza principale e, al suo interno, il Chiostro del Paradiso, vero e proprio angolo d”oriente nel sud Italia.
Maiori, Minori e Cetrara, piccoli borghi a strapiombo sul mare dove l”atmosfera di un tempo è ancora intatta.
La magia antica di Ravello, col suo sontuoso Duomo del XI secolo e la stupenda Villa Rufolo, di origine arabo-sicula, il cui giardino, ricco di tigli, cipressi e cascate di fiori, è ogni estate teatro del Ravello Festival: evento di musica sinfonica dedicato a Richard Wagner, che proprio qui trovò ispirazione per la sua arte.

Dalla costiera si passa poi alle isole del Golfo di Napoli, tra le più belle d”Italia:
i vicoli colorati e il clima mite, l’ambiente ancora incontaminato e rilassante dell”isola vulcanica di Procida.
Ischia, battezzata “isola verde” per la sua florida vegetazione, con le sue sorgenti termali e le bellezze che ispirarono Neruda, Stendhal, Verga, Flaiano e Nietzsche.
La Grotta Azzurra, il fascino storico, naturalistico e più mondano di Capri, l”ideale per soste a base di bagni e romantiche cene all”aperto. E ancora: il museo a cielo aperto di Pompei e la Villa dei Misteri.

Non può mancare un approdo a Napoli, ammaliante città-sirena partenopea che scintilla di contraddizioni.

Viaggiare in Caicco:

Un”imbarcazione confortevole e spaziosa dalle linee eleganti: costruito interamente in legno, come da tradizione, dai maestri d”ascia dei cantieri di Bodrum (Turchia). Non c”è spazio per grandi valigie, ma tutto il necessario per portare con voi abiti casual comodi e leggeri, zainetto per le escursioni, crema solare per sfidare lo splendido sole campano, macchina fotografica per immortalare i momenti più belli e ovviamente il costume!

Gli ampi spazi comuni, ideali per prendere il sole, garantiscono massima libertà di movimento e un”esperienza libera e divertente, anche per le famiglie con i bambini più irrequieti! La vacanza in caicco è ideale per chi cerca socializzazione e compagnia.

Sul ponte coperto si cena tra le stelle e il mare, gustando la cucina dello Chef a base di pesce fresco di giornata, il protagonista quotidiano, accompagnato da pasta, carne, formaggi, verdure di stagione, una cucina profumata degli aromi della macchia mediterranea campana.

Il dopocena è lo spettacolo emozionante del Golfo illuminato, o una passeggiata a terra in un clima cordiale e ospitale.

E per chi preferisce immergersi nella natura e nell”arte semplicemente a piedi? C”è sempre la possibilità di restare a bordo, di scegliere la crociera tradizionale o il noleggio dell”intera imbarcazione, per comitiva o gruppo di amici, sempre con l”assistenza di personale esperto che parla più lingue.

http://sailingreen.com

Gli allenamenti sono finiti: i dieci team in gara sono ormai pronti all’inizio del Louis Vuitton Trophy. Da sabato si comincia a fare sul serio. Domani il primo passo ufficiale: la cerimonia dell’alzabandiera sul pennone allestito vicino alle barche ormeggiate. Un momento di sapore particolare perché segna il ritorno alla vita di un luogo storico per la marineria: qui sono passate le navi della flotta di Horatio Nelson, incaricato del famoso blocco di Tolone dove era chiusa la flotta francese, è stata una base importante della Marina Militare Italiana a base di una flotta della Navy degli Stati Uniti. La cerimonia, aperta al pubblico, è in programma per domani alle 19. Ad alzare la bandiera saranno gli allievi della scuola sottufficiali di La Maddalena, accompagnati dai rappresentanti dei team. Subito dopo ci sarà la conferenza stampa degli skipper. Per La Maddalena dopo il Trophy si aprono nuove prospettive grazie alle nuove strutture alberghiere e al porto turistico che sarà il più grande della Sardegna del nord. L’iniziativa presa dalla Regione Sardegna e dal Governo fa un po discutere per le modalità. Tuttavia resta il fatto che anche La Maddalena in pochi anni ha visto scomparire una fonte di reddito notevole: con la partenza degli americani e della base militare si sono persi numerosi posti di lavoro che il diporto può re integrare. Se è vero, come scrivono molte statistiche, che ogni quattro posti barca c’è un posto di lavoro i settecento che sono previsti, di taglia grande possono essere almeno centocinquanta posti recuperati. Purtroppo si fatica sempre un po’ a vedere nel divertimento dei “Vip” una fonte di guadagno quanto lo sono le loro imprese. Tutto sommato fa molto più Robin Hood togliere denaro ai portafogli con le vacanze che contribuire alla produzione industriale, che di soldi ne fa guadagnare.
Per i team è finalmente il momento della verità. Antonio Marrai di Luna Rossa dice: “sono soddisfatto di quello che hanno fatto negli allenamenti. E’ stato tempo impiegato bene. Abbiamo cercato di ritrovare il team: in queste regate l’amalgama è molto importante, e siamo qui per capire se possiamo puntare a esperienze più importanti dopo questo evento. Ed Baird (il timoniere che era su Alinghi, adesso su Luna Rossa) è una persona intelligente, che sa capire le persone e sta lavorando bene ”.
Su Mascalzone Latino Audi Team un ritorno, quello di Alberto Barovier, uno dei prodieri più noti del grande circuito: “Il mio è un ritorno gradito – dice – lavorare con Oracle è stata un’esperienza incredibile ma correre sotto la propria bandiera è più gratificante. Mascalzone è un team nuovo con grandi possibilità per un futuro molto intenso”.
Gli fa eco Matteo Aguadro, prodiere di Azzurra: “In questi giorni ci siamo ritrovati bene. Sono state sessioni difficili in questi giorni di cattivo tempo: ha perfino preso la scossa con un lampo, toccando il tangone in manovra sotto il temporale. Il campo è difficile, tanto vento ma anche bonacce”.