C’era vento forte nel Waitemata Harbour nel terzo giorno delle regate del Louis Vuitton Trophy: poche nuvole veloci, sole intenso. Condizioni che piacciono ai velisti del posto, infatti sono usciti in tanti con le loro barche per godere lo spettacolo di grande vela. Le due barche italiane avevano impegni importanti. Per Azzurra, in regata nella seconda prova del giorno c’era da dimostrare che l’equipaggio considerato fortissimo con le brezze leggere del Mediterraneo era in grado di interpretare anche una giornata difficile. Purtroppo il team franco tedesco All4One è riuscito a interrompere la serie positiva di Francesco Bruni e del suo equipaggio somministrandogli la prima sconfitta con un distacco di 46″. Dopo una partenza in cui il timoniere Sebastien Col ha mostrato i denti il momento chiave è verso la fine dell’ultima bolina, mentre Azzurra è a destra e ha quasi una lunghezza di vantaggio All4One riceve una aiuto da un salto di vento, si porta in una situazione favorevole e costringe gli italiani a navigare oltre la layline. In quel momento non tutto è perduto anche se All4One gira la boa con un piccolo vantaggio. Nella rapida corsa verso il cancello di poppa Azzurra mette la prua avanti, ma ancora una volta gli avversari la costringono a navigare fuori dal campo e a risalire verso il cancello di bolina. Qui un problema issando il genoa. Su All4One cominciano a pensare di aver chiuso la pratica navigando di bolina in “lose cover” con gli italiani. Il vento salta e avvicina Azzurra, ma non basta. Azzurra tenta un gybe set che non riesce. Insomma è una giornata buona per prendere appunti degli errori da non fare. Capita. Dice Francesco Bruni “ovviamente sono meno felice rispetto a ieri, ma è stata una regata molto combattuta, c’era un bel vento. Abbiamo vinto la partenza e abbiamo fatto un bel lavoro nella prima bolina, poi abbiamo commesso un errore di pianificazione e lì All4One ci ha superato. Sono stati più bravi di noi, ci hanno tenuti controllati bene e non hanno commesso errori. Hanno disputato un ottimo match e si sono meritati la vittoria”.Nella terza regata del giorno è andata meglio a Mascalzone Latino Audi Team che segna sul tabellone la sua prima vittoria ai danni di Aleph, il team francese condotto da Bertrand Pace, un uomo di rara esperienza nel grande gioco della Coppa America. Gavin Brady ha mostrato subito di essere in una delle sue giornate buone, maltrattando l’avversario fin dal box di partenza con scelte precise. Brady e il tattico Larson hanno navigato a sinistra conquistando tutti i vantaggi di piccoli salti e spingendo l’avversario oltre la lay line in prossimità della boa di bolina. La regata si chiude lì, senza che i francesi riescano a reagire e tornare vicini all’avversario. Per Mascalzone, dopo le prime due regate dominate dall’incertezza, è un punto importante.
Nella prima regata della giornata Emirates Team New Zealand ha battuto Team Origin. Dopo una rincorsa serrata gli inglesi al momento di ammainare il gennaker fanno una gran confusione. Ben Ainslie dirà dopo l’arrivo “abbiamo cercato di cambiare programma, ma la prua non era pronta. Lo abbiamo pagato”. Con il tangone rotto e altri danni a bordo gli inglesi sono fuori gioco e i kiwi restano a pieni punti.

Nella quarta regata di Artemis controlla fin dall’inizio molto bene Synergy che prende anche una penalità. Le due barche partono appaiate vicino alla boa ma Artemis si avvantaggia subito sulla sinistra. Per gli avversari ci sono poche speranze di ribaltare il risultato.

Si, il nuovo pericolo si chiama “monotipo”, una cosa a cui stanno pensando in questi giorni. La barca per la prossima Coppa America potrebbe essere un monotipo. I vantaggi? Fare presto, essere pronti tra un paio di anni e tagliare radicalmente i costi di progettazione che ormai sono vicini al 50% del budget della Coppa. Quella dei monotipi o comunque di fornire delle parti standard ai team per ridurre almeno una parte delle spese è una vecchia idea messa in piedi da Russell Coutts e Paul Cayard al tempo in cui erano fuori dal grande gioco, uno “disoccupato” dopo la sua disavventura con Larry Ellison che lo aveva sbarcato da Oracle a favore di Dickson e senza ingaggio per la edizione 2007 e l’altro ugualmente a terra per aver litigato con Bertarelli. Adesso sono uno presidente di WSTA e l’altro skipper di Bmw Oracle e socio di WSTA, in questi giorni ci sono riunioni a Auckland per decidere qualcosa che entro un mese potrebbe essere ufficiale: quando come e perchè della prossima Coppa. Il monotipo affascina molto i velisti, che si illudono di poter giocare meglio le loro carte. Talvolta lo fanno, altre volte si ingegnano a far correre i loro monotipi più degli altri. Alcuni J24, caso clamoroso della storia della vela, pesavano almeno 200 kg meno del resto della flotta… Tuttavia la Coppa America è un’altra cosa. Se si toglie il gioco legato alla progettaizone, alla tecnologia si cancella una parte importante. In fondo il messaggio della Coppa numero 33 è stato lo spettacolo dei multiscafi. D’altra parte è vero che i progettisti hanno alzato un poco il gomito. Coppa, Volvo Race dovrebbero destinare gran parte del budget al progetto e alla ricerca. Spesso fatta su iterazioni di calcolo che hanno poco a che vedere con le intuizioni vere. Bruce Farr sembra abbia chiesto 40 milioni di dollari per lo sviluppo di una nuova classe di Coppa America… Forse sono un po’ troppi. L’Admiral’s Cup si è suicidata con l’inserimento delle classi one off nel suo programma, incapace di scegliere una formula magari più semplice delle tre barche per nazione con classifiche separate. Sono bastate poche edizioni con i monotipi per chiudere un evento con grande fascino, forse più fascino, perchè più raggiungibile della Coppa America. Insomma,  per la Coppa i monotipi possono essere un pericolo: una cosa è salire a bordo di una delle piccole barche che sono in grado id produrre regate fantastiche come il Melges 24 o 32, i Mumm 30 anche i Farr 40. Altro è costruire lo spettacolo della Coppa America, che si fonda sulle “diversità”.  Una nota polemica? Si: i velisti se vogliono vincere ad armi pari possono andare alle Olimpiadi, tempio dello sport.   Conquistare così il territorio della Coppa significa impadronirsi del gioco. Ma ci piace davvero la Formula Uno che usa in tutti i team lo stesso motore? A noi piace vedere il cavallino rampante… ai tedeschi i quattro cerchi o la stella.. Insomma, la Coppa America è tale perchè costa, confronta complessità e mette insieme tecnologia ed equipaggi. Proprio come la Formula Uno. Senza complessità è un altro gioco. Forse bello, ma un altro gioco. Ha ragione chi pensa a una soluzione intermedia. Eventi come il Louis Vuitton Trophy a bordo di barche uguali e Coppa America su barche che hanno prestazioni comparabili ma frutto di design dedicati.

Per i team italiani impegnati nel Louis Vuitton Trophy di Auckland è stata una grande seconda giornata. Azzurra infatti dopo aver battuto al debutto All4One ha vinto ancora battendo Synergy con un vantaggio di 41 secondi. Regata autorevole.  Mascalzone Latino invece è stato ancora sconfitto con Emirates Team New Zealand, ma è successo solo dopo aver provato di essere perfettamente in grado di restare in regata: lo ha fermato un incidente alla drizza del genoa, anzi a un piccolo particolare il “grillo” che la collega alla vela. E’ successo dopo una partenza entusiasmante che ha visto il timoniere Gavin Brady controllare bene l’avversario e quando i kiwi tentavano il sorpasso nella seconda bolina. E’ andata male, ma l’equipaggio di Mascalzone Latino ha dimostrato che può essere in regata e che sta rapidamente imparando a gestire la barca. “Si è rotto un grillo… capita – dice Flavio Favini strategist della barca italiana – siamo stati bravi in partenza ma abbiamo lasciato troppo spazio all’avversario che si è avvicinato troppo”. Azzurra ancora una volta ha dimostrato di avere un equipaggio che sa produrre risultati costanti, i russi a Nizza si erano dimostrati pericolosi dopo qualche giorno di affiatamento e anche a Auckland può succedere la stessa cosa. Tommaso Chieffi spiega così la regata: “ Volevamo partire a destra ma per farlo abbiamo sacrificato un poco la velocità. Nella prima bolina Synergy ha sfruttato un piccolo salto di vento conquistando una lunghezza ma dopo noi abbiamo usato la nostra posizione a destra per controllarli. Dopo il sorpasso siamo stati attenti a non sbagliare”. Insomma regata quasi facile per Azzurra che con due vittorie è pari a Emirates Team New Zealand e comincia a salire nella parte alta della classifica.

Negli altri match della giornata Team Origin di Ben Ainslie ha battuto bene All4One con Sebastien Col al timone, vincendo con un vantaggio di oltre un minuto, gli inglesi hanno controllato bene tutta la regata, al primo incrocio avevano già due lunghezze di vantaggio. Artemis, la barca di Paul Cayard, ha ridicolizzato i francesi di Aleph con una partenza da campioni. Terry Hutchinson, che nel 2007 era tattico per i neozleandesi, sta dimostrando di saperci fare anche al timone e di saper ascoltare il “vecchio” Cayard che ha scelto di fare il tattico dopo il debutto di Nizza dove aveva lasciato questo ruolo a Morgan Larson.

Gioia e dolore tra i sindacati italiani iscritti al Louis Vuitton Trophy in corso a Auckland. Azzurra, la barca dello Yacht Club Costa Smeralda ha vinto bene la sua prima regata che il sorteggio ha voluto contro Team Origin, squadrone inglese. Il timoniere Francesco Bruni e il tattico Tommaso Chieffi hanno condotto una regata di estrema pulizia senza mai esprimere una incertezza tattica confermando che la sintonia mostrata a Nizza non è casuale. Il loro rientro insomma è autorevole. “E’ stata una regata molto vicina all’inizio – dice il tattico Tommaso Chieffi – perchè siamo arrivati alla boa appaiati, la loro manovra di Gybe Set ci ha consentito di passare ma poi anche al cancello di poppa abbiamo pensato per un po’ di essere tornati dietro, fortunatamente abbiamo fatto la scelta giusta”.

Mascalzone Latino Audi Team deve invece piegarsi all’esperienza del team franco tedesco All4One che riesce a controllarlo per tutta la regata. Gli italiani sono apparsi aggressivi in partenza e talvolta in posizione vantaggiosa. Ma alla fine dopo essere stati superati non sono mai riusciti a rientrare in regata. Bravi gli avversari che hanno scelto il lato dove il vento soffiava con più energia.

Per Mascalzone Latino Audi Team portata da Gavin Brady è dunque un debutto amaro, la sconfitta somministrata da All4One è piuttosto netta. Alla partenza gli avversari si esprimono in un circling abbastanza aggressivo, il timoniere francese Sebastien Col protegge e conquista la destra, taglia con qualche metro di vantaggio ma Mascalzone grazie a una raffica mette la prua avanti di una decina di metri che gli restano per quasi mezzo lato. A centro campo una scaramuccia di tacking duel con All4One sempre saldamente a destra e si avvantaggia piano piano. Alla prima bolina il suo margine è di 19 secondi, al cancello di poppa di 34″, alla seconda bolina 32″ che salgono a 44″ sul traguardo.

Azzurra invece ha vinto bene la sua prima regata, perchè ha battuto il poderoso Team Origin, uno dei team che incute massimo rispetto per la qualità olimpica dei velisti coinvolti. Alla partenza gli inglesi controllano e conquistano il lato destro del campo, che si era rivelato favorito nella prima regata. Ma Azzurra riesce a sfruttare meglio la velocità della barcha NZL 92, considerata migliore dell’altra e a presentarsi alla prima boa di bolina davanti all’avversario anche se in una posizione sottovento in cui può essere controllata. Il passaggio della boa è spettacolare, con le barche che salgono molto oltre: Team Origin cerca di sfruttare il vantaggio del suo diritto di rotta, ma Azzurra riesce a issare prima il gennaker e a costringere l’avversario a una strambata, molto costosa perchè lenta. Azzurra ha trasformato una situazione di pericolo in un vantaggio. Poco dopo la barca italiana è in testa, gira il cancello di poppa con 40 secondi di vantaggio che non cambia dopo la seconda bolina. Conclude con un vantaggio di 53 secondi.

Il terzo match del giorno era tra Emirates Team New Zealand di Dean Barker e Artemis di Paul Cayard. La vittoria è andata ai padroni di casa dopo una regata combattuta e condizionata da una forte corrente in uscita dal Golfo.  Il ritardo della barca svedese è di 1 minuto e 40 secondi.

Hanno detto che era qui in vacanza, ma la presenza di Russell Coutts a Auckland ha un peso ben diverso. In questi giorni infatti ci saranno dei meeting nel board di WSTA, l’associazione di armatori che organizza gli eventi del Louis Vuitton Trophy assieme agli uomini della maison francese. Il presidente dell’associazione è Paul Cayard, tra i soci fondatori ci sono Bmw Oracle, Artemis, Team New Zealand e Synergy. Vale a dire i principali attori della edizione 34 della Coppa America. Il Defender, il Challenger of Record, alcuni dei partecipanti più forti. Quello che si può capire della situazione attuale è che si sta lavorando per mantenere la WSTA come “comitato scientifico” per decidere le regole e il protocollo della prossima edizione della Coppa. In questo modo si potrebbe lavorare subito in maniera ocncreta ed evitare che al tavolo si siedano i sindacati che non hanno tradizione e in un certo senso fanno confusione. Altra cosa che sembra molto vicina al vero è il ritorno quasi certo della Louis Vuitton Cup, che adesso troneggia nella sede del Royal New Zealand Yacht Squadron. Sul tavolo ci sono molti problemi da affrontare, dal formato delle regate, alla barca da usare (con una possibilità per i catamarani), agli eventi di avvicinamento alla prossima Coppa di cui è da decidere anche la data.

Il quotidiano Herald New Zealand ha pubblicato un articolo in cui Russell mette in dubbio la partecipazione attiva alla prossima edizione. “Per il momento faccio di tutto per costruire le regole per la prossima edizione, ma prima di decidere di proseguire voglio fare un paio di mesi di vacanza”.

Quella nautica è considerata la prima industria del paese, con un valore di oltre 2 miliardi di dollari, di cui si prevede una crescita di un altro miliardo entro il 2025. Sono i livelli, più meno di quando dichiarava quella italiana prima della crisi. C’è sempre una incertezza nella veridicità di questi dati, però è chiaro a tutti che ha comunque avuto un peso fondamentale a livello inernazionale, se non proprio in termini di numeri certamente per innovazione e qualità.
I prodotti e i servizi vanno dalla costruzione di barche da regata di altissimo livello ai superyachts, ai motori jet, alberi, cime, vele, elettronica, software. Cantieri come Cookson, Alloy Yachts, Marten, sono ben noti. Molti prodotti sono al più alto livello di qualità e contribuiscono a sostenere l’immagine del paese come fornitore di eccellenza, con una analogia forte con quanto succede (succedeva?) in Italia. Molte industrie esporranno durante l’Auckland International Boat Show che sarà aperto nel Viaduct Basin dall 11 marzo fino al 14. Una manifestazione non grande, ma certamente utile. Auckland si considera come un “hub” della tecnologia legata al mare. L’industria nautica neozelandese impiega più di 10 mila persone e la regione attorno alla città ne occupa circa il 60%. Dopo le regate della Louis Vuitton Cup e la successiva America’s Cup del 1999/2000 la crescita dell’industria nautica neozelandese ha visto un significativo progresso. Lo stesso fenomeno si è prodotto con le regate del 2002- 2003, che hanno contribuito a rinforzare immagine e valore.  .Anche dall’altra parte del mondo la recessione globale ha avuto un impatto rallentando la crescita dell’industria ma è stata aiutata dal fatto che si rivolge in gran parte a un pubblico di velisti che tende a essere più tradizionale, perché coinvolto per passione e divertimento e non “volatile” come quello del settore lusso e motore.

Inizia oggi il secondo evento del Louis Vuitton Trophy: sul campo di regata di Auckland sono impegnati otto team con forti interessi a partecipare alla Coppa America. Gli italiani sono Mascalzone Latino Audi Team e Azzurra, grazie al sorteggio toccano a loro le regate di apertura. La prima infatti tocca a Mascalzone: il timoniere neozelandese con residenza americana Gavin Brady, è contro Sebastien Col del team franco tedesco di All4One, che ha per skipper il tedesco Jochen Schumann. Col entrerà nel box di partenza con la bandiera gialla in posizione favorita. Gavin commenta così il suo debutto sulla barca italiana: “Abbiamo un equipaggio fatto con un mix di vecchio e nuovo, con tante diverse attitudini. Il team di Mascalzone ha fatto molto in diverse classi , vincendo campionati importanti, ha una tradizione da rispettare”.

Ad Azzurra tocca la seconda regata, è  contro l’inglese Team Origin. Il timoniere Francesco Bruni contro il temibile Ben Ainslie, uno che dalla vela ha già avuto molto: tre medaglie d’oro alle Olimpiadi. Ainslie, che è stato timoniere allenatore di Emirates Team New Zealand, fa finta di essere un principiante: “con queste barche devo ancora imparare”. Francesco Bruni ha portato con il tattico Tommaso Chieffi Azzurra alla vittoria a Nizza, parte tra i favoriti e conosce il campo di regata per la sua partecipazione l’anno scorso alle Pacific Series con il team Joe Fly ora con la barca dello Yacht Club Costa Smeralda e prima con la campagna di Luna Rossa: “Vincere a Nizza è stata una sorpresa e non c’era niente di pronto a casa per festeggiare. Il vento li ci ha un poco favorito, tutti sanno che gli italiani sono più forti con il vento debole. L’anno scorso è stato un grande evento con condizioni diverse e abbiamo imparato molto”.

Una regata da seguire è la terza: Artemis di Paul Cayard incontra i padroni di casa e favoriti Emirates Team New Zealand. Lo skipper Dean Barker parte con prudenza: .”La cosa fantastica di questa seconda serie a Auckland – dice – è che il livello è certamente elevato, più elevato dell’anno scorso. Molte persone che sono preparate sulla versione cinque delle barche. Dobbiamo regatare bene perché ogni squadra può vincere”. Paul Cayard torna a sentire aria di Coppa America dopo la clamorosa esclusione dal team Oracle nel 2003 quando Larry Ellison volle imporre Chris Dickson come skipper. Paul è presidente di WSTA, l’associazione fondata da quattro sindacati dopo la Coppa del 2007 per tenere vivo il circuito di regate ad alto livello. “ WSTA è molto contenta che la 33 Coppa America sia finita. C’è almeno un’idea di come essere coinvolti nella prossima edizione” Cayard aggiunge, riferendosi a Larry Ellison: “lo dico anche perché uno dei fondatori ha vinto la Coppa poche settimane fa”. Prosegue raccontando il futuro: “nel gennaio del 2011 saremo a Hong Kong e stiamo cercando di attivare nuovi eventi per il 2011 e 2012. La generosità di Louis Vuitton che ci è sempre stata vicina non si discute. WSTA è stata una bella idea e li ringraziamo di averci seguito e stimolato”. Chiude la prima giornata di regate l’incontro tra il team russo Synergy dello skipper Karol Jablonsky contro il francese Aleph di Bertrand Pace.

Per arrivare alla fine del programma saranno disputate 55 regate, tutte a bordo delle due barche di Emirates Team New Zeland che sono assitite da un team di 45 uomini. Quest’anno sono dotate di vele nuove e identiche per pareggiare le prestazioni.