Giornata di grande spettacolo nell’Hauraki Gulf, con le barche in regata per le fasi finali del Louis Vuitton Trophy. Sul grande palcoscenico della vela sono in campo gli equipaggi migliori del trofeo e del mondo. Si comincia con la bella tra Azzurra ed Emirates Team New Zealand: per gli italiani, che per la seconda volta in pochi mesi potrebbero battere i campionissimi, c’è in palio una montanga di gloria. Per i kiwi è una regata “must win” perché tifosi e giornali non sarebbero certo teneri in caso di sconfitta ed esclusione dalla finale. Dean Barker e compagni hanno rischiato molto nelle prime due prove e Azzurra è stata a un solo secondo dalla qualifica. Ma ieri era un giorno molto kiwi, con gli spettatori in campo a sostenere il team con le loro barche, tantissime, con le nuvole che corrono veloci sotto il sole di una estate alla fine. Quando Azzurra ed Emirates Team New Zealand entrano nell’arena è quasi pomeriggio, l’aria si è appena distesa sul campo di regata. In partenza Dean Barker e Francesco Bruni si controllano a distanza, gli azzurri sembrano convinti di aver scelto la sinistra del campo, i kiwi della destra. All’inizio hanno ragione i padroni di casa, poi Azzurra attacca e si avvicina molto. In realtà è l’unico momento in cui può riaprire la regata. La bella bolina non basta, Barker è padrone del campo e gira la prima boa in testa e poi naviga sicuro fino alla vittoria che gli assicura la finale che comincia subito. Appena il tempo di scambiare gli equipaggi e assestare il campo. Mascalzone Latino Audi Team contro Emirates Team New Zealand, due timonieri neozelandesi: forse non è casuale. Ancora una volta Dean Barker e il suo fedele tattico Ray Davies interpretano una bella regata. Brady non riesce a contenere i kiwi in partenza che lo costringono oltre la barca del comitato, quando loro partono lui è ancora purtroppo in area di parcheggio. Alla fine della regata ammette “ho fatto un errore grave”. La regata però non è compromessa. Mascalzone Latino Audi Team insegue senza perdersi d’animo e alla fine della prima poppa ha magistralmente superato l’avversario: le due barche sfiorano la stessa boa del cancello di poppa e alzano le prue verso la boa della bolina. I kiwi sfilano a destra, i mascalzoni a sinistra. Purtroppo, ancora una volta il vento da ragione a Barker che guadagna lo spazio per navigare in testa fino alla fine e vincere con 12 secondi di vantaggio. Prima vittoria delle tre che servono per alzare il trofeo da vincitore.
L’altra regata della giornata è per Azzurra e Artemis, si combatte per il terzo posto. Francesco Bruni entra con i diritti di rotta nel box di partenza: Azzurra si avventa contro Artemis che ha iniziato il dial up un poco in ritardo. Tommaso Chieffi alza la bandiera di protesta e gli arbitri in acqua gli danno ragione: penalità per Artemis. La vita degli svedesi diventa subito difficile anche perché Azzurra parte meglio. Cayard e Hutchinson inseguono come sanno fare e alla fine della seconda poppa passano davanti: uno spazio minimo, che non basta per eseguire la penalità, hanno una barca di vantaggio. Su Azzurra decidono di provarci di nuovo e si accostano all’avversario dopo la strambata. Nuova protesta, nuova penalità a carico degli svedesi. Cayard e Hutchinson si guardano sconsolati: la seconda va fatta subito. Insomma, vanno a casa con il quarto posto e Azzurra è terza. Bella prestazione per la barca italiana. “Abbiamo fatto due settimane di grande vela – dice il tattico Tommaso Chieffi – e chiudiamo in una bella posizione, il terzo posto è comunque una bella conferma dopo la vittoria di Nizza. Abbiamo temuto dopo qualche giorno, quando abbiamo perso un paio di regate malamente. Ma poi abbiamo regatato bene, fino a perdere con i kiwi di un solo secondo”.
Per qualcuno è tempo di bilanci più amari: è il caso dello squadrone inglese di Team Origin, condotto da due olimpionici di chiara fama come Ben Ainslie e Iain Percy. E’ uno dei pochi sindacati ad avere un futuro sicuro in Coppa America eppure è stato messo più volte in difficoltà. Bilancio negativo anche per Synergy che non porta a casa neanche il punto della bandiera, il timoniere Karol Jablonsky ha mostrato solo qualche bella manovra ma anche molte incertezze. Come Aleph di Bertrand Pace, appena migliore.